Nuovi patti educativi di comunità: quando è la collettività a fare scuola
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Treviso, Veneto - Si fa spesso un gran parlare di scuola: buona, cattiva, di periferia, pubblica, privata, paritaria. Dell’obbligo, di ogni ordine e grado, inclusiva, arretrata. E si potrebbe andar avanti ancora per molto a elencare il glossario che si ingrandisce di anno in anno intorno a questo microcosmo a cui tutti apparteniamo, anche se solo per frangenti più o meno brevi: prima da piccoli, poi magari da genitori o addirittura come insegnanti.
Raccontare di una scuola diversa, spesso lontana dagli onori di cronaca, ma più vicina alla comunità, è forse tra tutti il modo che preferiamo. Gli esempi di outdoor education in Italia sono in continuo aumento, così come modelli educativi in cui è la collettività stessa a diventare soggetto educante. Si parla infatti sempre più spesso di patti educativi di comunità, uno strumento introdotto dal MIUR (il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca) nel corso del 2020, pensato per rafforzare non solo l’alleanza scuola-famiglia, ma anche quella tra la scuola e tutta la comunità educante.
Di fatto i patti educativi di comunità includono enti locali, istituzioni pubbliche e private, realtà del terzo settore e le scuole e permettono di sottoscrivere specifici accordi che abbiano tra i vari obiettivi quello di prevenire e combattere la povertà educativa, la dispersione scolastica e il fallimento educativo di bambini e bambine, ragazzi e ragazze attraverso un approccio partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che si impegnano a valorizzare e mettere a sistema tutte le esperienze e tutte le risorse del territorio.
VALDOBBIADENE: VERSO UN MODO NUOVO DI FARE SCUOLA
Questi patti di comunità nascono per rinsaldare i legami all’interno del tessuto sociale e per realizzare collaborazioni finalizzate alla tutela di tutti quegli spazi e servizi che siamo abituati a considerare “beni di comunità”, ovvero spazi e servizi di tutti, strettamente connessi a identità, cultura e tradizioni di un territorio.
In quest’ottica, l’amministrazione comunale di Valdobbiadene (TV) ha iniziato circa un anno fa a ragionare su questo nuovo strumento, grazie al supporto di Danilo Casertano, presidente dell’associazione Manes, cofondatore di Asilo nel Bosco, Asilo del Mare, Scuola del Bosco e del Mare, oltre ad essere ideatore e promotore di Scuole Naturali.
«L’amministrazione comunale ha sempre avuto come primo obiettivo quello di mettere al centro la scuola e l’educazione dei ragazzi, dall’infanzia all’adolescenza», ha dichiarato il Sindaco di Valdobbiadene, Luciano Fregonese. «L’adeguamento sismico di tutte le scuole primarie comunali, il sostegno economico al nido e alle scuole materne paritarie, la creazione di un nuovo centro polifunzionale per servizi alla famiglia alle ex scuole di Bigolino, sono solo alcuni degli esempi delle iniziative intraprese. Ora si dà il via a questo progetto col quale l’intera comunità si impegna ad essere parte attiva nell’educazione e nella crescita dei nostri giovani».
Per avviare i lavori, si terrà venerdì 10 febbraio alle 18:30 in Villa dei Cedri, l’incontro di presentazione, aperto a tutti gli stakeholders del mondo dell’educazione, del progetto “Patto educativo di comunità”. L’amministrazione comunale ha deciso di intraprendere questo percorso affinché Valdobbiadene possa diventare un centro per l’educazione alla sostenibilità e un polo attrattivo per il territorio. «Con il patto educativo di comunità – ha aggiunto Martina Bertelle, assessora ai servizi sociali e all’istruzione – vorremmo mettere sotto la lente le iniziative, le attività e i servizi a favore dei nostri bambini e ragazzi, per farli conoscere a tutta la comunità e provare a immaginare un nuovo sistema educativo e scolastico di cui tutti potranno fare parte».
TESSERE COMUNITÀ: L’ESPERIENZA DI RONCADE
Sempre nel trevigiano, a Roncade, Comune al confine con la provincia di Venezia di poco più di 15mila anime, l’amministrazione comunale vorrebbe lavorare a un progetto analogo, già parzialmente avviato prima della pandemia, che ha poi bloccato il tutto. Per riprendere le fila dell’iniziativa e provare a dar vita una scuola che risponda realmente alle esigenze della collettività, giovedì 9 febbraio si terrà un incontro pubblico dal titolo Tessere comunità, aperto a scuole, agenzie educative del territorio e comitati di genitori.
«Il nostro territorio vanta una grande diversificazione nell’offerta formativa», ha dichiarato Viviane Moro, assessora delegata alla pubblica istruzione, la cultura e le politiche giovanili e familiari. «Il nostro obiettivo è valorizzare questa varietà e mettere in connessione i diversi attori grazie al supporto di Danilo Casertano e la sua lunga esperienza in ambito educativo. Vorremmo soprattutto rinsaldare l’alleanza tra famiglia, scuola e territorio, che ci sembra si sia persa nel corso del tempo».
Ma da dove iniziare? Ad esempio dall’assunto che l’ambiente stesso è un luogo educativo consente di ripensare certi luoghi e progettare da zero nuovi spazi educativi. Una parte fondamentale di tutto il percorso riguarderà infatti la realizzazione di mappe del territorio – o meglio di come questo viene visto dai cittadini, senza distinzione di età – per poi provare a sovrapporle e plasmare così gli spazi della collettività. «Vorremmo che la mappa non fosse solo un fine, ma lo strumento per far lavorare insieme le persone, creando nuove connessioni», ha concluso l’assessora di Roncade.
«Si parte per un viaggio entusiasmante – ha dichiarato alla fine Danilo Casertano, che guiderà entrambi i progetti nel trevigiano – e non fate la facile ironia su di me che vado in uno dei santuari del vino in Italia e nel mondo. Inizia un percorso anche formale di lavoro con e per la comunità educante, per una educazione che supera i confini aprendosi a luoghi e persone che hanno sia la vocazione che le competenze da trasmettere alle nuove generazioni».
Danilo co conclude ringraziando di cuore «tutte le persone che hanno fino a oggi sostenuto questo percorso, dai membri delle istituzioni ai cittadini, fino alle persone non indigene di nascita ma di spirito che hanno ritrovato tra queste colline un desiderio di stare insieme a imparare gli uni dagli altri in armonia con la natura». Il resto è ancora tutto da scrivere.
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