Monte San Primo: i cittadini si mobilitano per salvare la montagna dal business del turismo
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Como, Lombardia - Un progetto da cinque milioni di euro per il rilancio del turismo attraverso nuovi impianti sciistici sul Monte San Primo ha incontrato l’opposizione dei cittadini e delle associazioni del territorio. Torniamo a parlare del futuro delle montagne, di cambiamento climatico e della macchina del turismo invernale, come abbiam già avuto modo di fare in questo articolo che riporta il dialogo tra Paolo Piacentini e Wu Ming.
Il Monte San Primo è la montagna più alta del Triangolo Lariano e domina con i suoi 1682 di altitudine il Lago di Como e l’arco pre-alpino retrostante. La fortuna di questi impianti esplose tra gli anni settanta e gli anni novanta, quando grazie all’abbondanza di neve gli impianti funzionavano come “palestra” dello sci per le vicine città lombarde.
Oggi, pur essendo evidenti gli effetti del cambiamento climatico e con gli impianti sciistici fermi da anni, spunta un nuovo progetto di rilancio territoriale che parte proprio dal turismo invernale. Ne parliamo con Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi, una delle storiche associazioni ambientaliste delle province di Como e Lecco, tra le prime a costituire il coordinamento Salviamo il Monte San Primo, riunendo una trentina di associazioni del territorio.
«È un intervento fuori luogo che alimenta nuova antropizzazione e cementificazione in un territorio che andrebbe invece preservato dal punto di vista naturalistico. È assurdo pensare ad un impianto per lo sci realizzato ad una quota tra i 1.100 e i 1.500m sul livello del mare quando nevica con sempre meno intensità. Senza contare il dispendio di acqua ed energia che comporta l’innevamento artificiale».
Dei cinque milioni previsti per questo progetto – denominato Oltrelario, il Triangolo Lariano meta dell’Outdoor – due milioni sono stati stanziati da Regione Lombardia e Comunità Montana del Triangolo Lariano, i restanti tre invece ottenuti grazie ai fondi concessi dal Ministero dell’Interno al Comune di Bellagio.
Del contributo di Regione Lombardia e Comunità Montana conosciamo nel dettaglio i costi e il cronoprogramma delle azioni: 300mila euro per la realizzazione dell’impianto di innevamento, 200mila per il laghetto artificiale, 400mila per l’acquisto dei tapis roulant, oltre che ad una serie di altri interventi per l’ammontare totale di due milioni di euro.
«Oltre al tema ambientale – continua Roberto Fumagalli analizzando la situazione – a destare preoccupazione è il resto dei finanziamenti: rimangono infatti delle zone d’ombra sui tre milioni concessi al Comune di Bellagio dal Ministero, di cui nulla sappiamo relativamente a spese o progettualità».
Tali perplessità sono giunte sino in Parlamento attraverso un’interrogazione depositata dal senatore Tino Magni, di cui potete leggere il testo completo qui. Ciò che più stupisce di questa pioggia di finanziamenti è l’ingente impegno economico a sostegno di impianti che da vent’anni sono fermi. Nel 2019 la Giunta esecutiva della Comunità Montana del Triangolo Lariano ha indetto una gara per la riqualificazione del compendio Monte San Primo con scadenza 31 gennaio 2020. “La gara è andata deserta, senza che neppure il promotore del progetto, la San Primo S.r.l. presentasse una propria offerta”.
Il Coordinamento Salviamo il Monte San Primo, composto da 28 associazioni, sollecita da novembre 2022 le istituzioni ad aprire un tavolo di confronto sul progetto che riguarda il cosiddetto rilancio turistico del comprensorio. Gli ambientalisti hanno sintetizzato nell’Appello per la salvaguardia del Monte San Primo, aperto anche alla firma dei cittadini, la richiesta di rinunciare al progetto o almeno di rimuoverne le parti più invasive.
A intervenire sulla vicenda anche il climatologo Luca Mercalli: «Da trent’anni i climatologi e i nivologi studiano l’innevamento alpino e lo vedono diminuire. Fa più caldo, la quota della neve si alza e il numero di giorni con suolo innevato si abbassa: abbiamo perso in meno di un secolo circa 15 giorni di innevamento. Il riscaldamento globale renderà sempre più frammentario e intermittente l’innevamento sotto i 2000 metri, sconsigliando nuovi investimenti in impianti sciistici, anche con innevamento programmato, che ha comunque bisogno di acqua, di freddo e di energia, tutti elementi non scontati».
Lo scorso 11 dicembre sul Monte San Primo è stata organizzata una camminata – a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone – per manifestare contro il progetto e invitare le istituzioni e gli enti locali a valutare una serie di contro proposte per il futuro del San Primo, come la manutenzione e il miglioramento della sentieristica, la riqualificazione di alcuni edifici esistenti, e la valorizzazione di un turismo dolce e una mobilità sostenibile. Proposte dunque molto lontane dalla visione di territorio proposta da Regione e Comunità Montana, che nel piano finanziario dei due milioni destinano solo 30mila euro alla sistemazione sentieristica.
Chi volesse aderire alla campagna può inviare una e-mail a Comunità Montana Triangolo Lariano, info@cmtl.it, con oggetto: NO AGLI IMPIANTI SCIISTICI SUL MONTE SAN PRIMO!, mettendo in copia il Circolo Ambiente Ilaria Alpi info@circoloambiente.org.
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