23 Feb 2023

Mike FC, il ragazzo che vuole salvare il genovese dall’oblio

Scritto da: Valentina D'Amora

Un ingegnere del suono che ha scelto la musica per dare libero spazio alla propria creatività. Michele Ferroni è un ragazzo che ama la natura, i suoi "bricchi" e stare insieme in armonia, condividendo sogni e risate. Ci ha raccontato del suo progetto per rivalutare la lingua genovese e dimostrare che a parlarla sono molte più persone di quanto si pensi.

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Genova - Michele Ferroni – in arte Mike FC, cioè From Campo(morone) – è un trentaquattrenne genovese molto radicato nel suo territorio e legato alla sua genovesità. Dopo un esperimento di vita sarvega senza tecnologia né orologi poco prima del lockdown, di cui ha documentato pensieri, riflessioni, poesie e ripensamenti (pochi) nel cortometraggio 40 giorni OFFLINE – per evitare tentazioni ha seppellito il cellulare nel giardino della sua casa in campagna –, in questi anni ha portato avanti i suoi progetti musicali, in lingua sia genovese che italiana.

E adesso è tornato con un esperimento sociale in cui si chiede: a Genova si parla ancora il genovese? E così gira per i quartieri della città con un microfono e un cartello con scritto “dimmi qualcosa in zeneize”. Ho fatto due chiacchiere con lui nel dehor di una caffetteria, davanti una brioche al pistacchio (lui) e a un pain au chocolat (io). Altissimo e sorridente, sin dai primi minuti della nostra chiacchierata ha tradito col suo sguardo quelle trasparenza e sincerità tipiche di chi vive qui.

LA STORIA

Cresciuto a Campomorone, a metà tra periferia e la campagna, si scopre appassionato di musica quando a tredici anni, per gioco, scrive con un amico il testo di una canzone rap. Così, dopo anni di pianoforte, resta folgorato dalla scrittura. «Negli anni ho coltivato questa mia passione in modi diversi – mi racconta –, infatti con dei ragazzi di Bolzaneto avevamo messo su una crew di rapper». E poi crescendo non abbandona mai questa sua inclinazione.

Dopo la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di ingegneria e continua a comporre altre canzoni in genovese, per le quali riceve un riscontro positivo inaspettato. Da lì la voglia, sempre più forte, di approfondire il tema del genovese e della lingua ligure, che lui intende rivalutare per dimostrare che la parlano molte più persone di quanto si pensi. Gli chiedo allora in base a cosa decide se comporre in italiano o in genovese e mi spiega che dipende dal linguaggio che sente più adatto per esprimere quello che ha in mente.

«Pur continuando a frequentare l’università, ho sentito che questo aspetto artistico della mia vita era ed è tuttora molto importante da coltivare». Dopo la magistrale in ingegneria informatica, conseguita a Milano, inizia a lavorare sempre di più con la sua musica, partecipa a concorsi e vince per due volte il Festival della canzone in lingua ligure di Albenga.

Girando di quartiere in quartiere mi sono reso conto che non è affatto vero che i genovesi sono così scontrosi, anzi

Dopo la laurea, nel 2017, parte per l’Alta Via dei Monti Liguri, documentando il suo viaggio in solitaria da Ceparana a Ventimiglia, durato venti giorni. L’anno successivo, dopo un lungo lavoro di montaggio, esce il suo documentario. E matura in lui il desiderio di accostare la dimensione musicale alla scoperta del territorio e delle persone che lo abitano.

DIMMI QUALCOSA IN ZENEIZE

«Un giorno vado a Genova, con una telecamera e addosso un cartello, e vediamo se in centro mi ferma qualcuno dicendomi qualcosa in genovese». Gira così la prima puntata del suo esperimento sociale al Porto Antico nell’ottobre 2021, ma poi l’inasprimento delle restrizioni e il distanziamento sociale lo fanno desistere. Riprende il format a Voltri un anno dopo, con l’idea di pubblicare una puntata al mese. E così fa.

«Di quartiere in quartiere mi sono reso conto che non è affatto vero che i genovesi sono così scontrosi, anzi. La maggior parte delle persone ci ha regalato un sorriso; e poi hanno tanta voglia di parlare, di raccontarsi. Ed emerge il profondo amore per la lingua genovese». E quello che è chiaro è che non sono così pochi a parlarlo: «No, tutt’altro, lo parlano in tanti e con piacere. E poi è una ricchezza conoscere la storia e le tradizioni del luogo in cui vivi, sapere cosa c’è dietro all’etimologia delle parole di uso quotidiano».

mike fc
Michele ritira il premio del concorso “Salva la tua Lingua Locale”, 2°classificato nella sezione Musica

Michele mi racconta che, rispetto a dieci anni fa, quando ha fatto capolino nel mondo dialettale, gli sembra stia crescendo molto l’interesse per le lingue locali. «Quando ho iniziato in tanti mi dicevano: “Ma cosa lo fai a fare? Non ti rende niente”. Oggi invece mi rendo conto che non è più così, anzi! Adesso capita di vedere diverse pubblicità realizzate in genovese, dai manifesti sugli autobus alla pubblicità dei biscotti. Il motivo è semplice: questa è una lingua che ha una comunicatività diversa, per certi aspetti arriva anche di più».

E adesso? «Ora vogliamo allargarci un po’, le persone chiedono di venire nei loro quartieri o nelle cittadine dell’entroterra». L’intenzione è quindi quella di tenere teso questo filo e dipanarlo sempre di più, cambiando sempre prospettiva geografica ed esplorando la lingua delle alture e allo stesso tempo anche il tema della genovesità attraverso interviste in lingua. «Sono dell’idea che definire una lingua “tradizione” significhi dichiararne la morte», conclude. Ed è per questo che lui la parla il più possibile e vuole farla conoscere al mondo.

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