10 Feb 2023

Malvina Abbattista: “Con gli animali ho trovato la mia felicità e la voglio condividere con tutti”

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Malvina è una giovane donna che, pur avendo attraversato molti momenti di difficoltà economica, famigliare e personale, ha continuato a inseguire la sua felicità, ovvero il contatto con i cavalli e in generale con tutti gli animali. Oggi vive da sola nell'entroterra ligure in compagnia di molti amici a quattro zampe e attraverso l'associazione Equus Lab vuole trasmettere questa felicità anche ad altri.

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Savona - Determinazione e passione sono sicuramente due caratteristiche che alla protagonista della storia di oggi non mancano. Lei si chiama Malvina Abbattista, 32 anni, capelli biondi lunghi e occhi azzurri cielo. Guardandola in volto, mentre mi racconta la sua storia, non traspare subito la forza che possiede: il suo aspetto comunica una giovane donna, ma il suo percorso è una prova della tenacia e forza di volontà che possiede interiormente.

Più volte in questi anni ho sentito parlare di lei come di una appassionata di cavalli, tornata dopo anni a riabitare da sola la casa ormai abbandonata della sua famiglia, vivendo in compagnia di molti animali. Vi abbiamo raccontato di lei dopo la sua marcia per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della pet-therapy in corsia. E proprio in quell’occasione è riuscita a far parlare di sé anche dai media locali e nazionali.

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Decido di conoscerla quindi da vicino, per farmi raccontare meglio chi è e cosa fa. Ci troviamo in un parcheggio a un paio di minuti di distanza da casa sua, dove mi accompagna con la sua auto: siamo nella frazione di Vesallo di Castelbianco (SV), in Val Pennavaire. La strada per arrivare è a ogni curva sempre un più stretta, ma Malvina guida con la sicurezza di chi conosce a memoria ogni angolo di quelle stradine.

Scese dall’auto, due grandi cani dal fare goffo ed euforico ci danno il benvenuto. Supero dunque il cancello trascinata dall’entusiasmo reciproco di fare la loro conoscenza e dopo una breve salita eccoci arrivate finalmente nel regno di Malvina. Due fasce di terreno stretto e lungo e adiacenti tra di loro fanno da casa a una ventina di animali: appena entrata si avvicinano tutti curiosi di conoscermi e io mi emoziono e li coccolo uno ad uno. Impossibile resistere!

Pecore, asini, pony e caprette: Malvina mi racconta che vivono tutti insieme qui da qualche anno, vicino a lei. Definisce questo luogo e questi compagni di vita come la sua felicità e questa parola durante il nostro incontro torna più volte. Sì, perché è proprio la felicità il motore trainante del progetto di questa giovane donna. Per spiegarmi tutto ciò, mi inizia a raccontare di sé, partendo dalla sua infanzia.

Credo sia fondamentale avere un obiettivo, un progetto. Noi uomini senza un filo conduttore nella vita siamo persi.

LA CASA DEI RICORDI

Malvina cresce nella casa in cui è tornata a vivere da qualche anno con la sua famiglia: il padre infermiere e la madre artigiana. Nessuno di loro ha competenze o passione per la terra e gli animali, ma amano l’entroterra e decidono di mettere qui le loro radici, acquistando parti di abitazioni vicine alla loro per creare una struttura ricettiva per turisti stranieri. Lei cresce felice a contatto con questo pezzo di mondo, incastonato nel verde selvatico.

«Amavo questo luogo e amavo gli animali, tanto che all’età di sei anni chiedo come regalo di compleanno un cavallo: non arriva, ma in cambio ricevo un’asina e la prima lezione di equitazione al maneggio più vicino». E dicendomi ciò mi presenta Agata, l’asinella trentenne davanti a noi. Da qui la passione per i cavalli aumenta sempre più, diventando molto di più. Da bambina timida e insicura, attraverso il contatto con questi animali riesce ad emergere, a comprendersi.

Ai suoi tredici anni i genitori si separano e nell’infelicità e difficoltà del momento, Malvina trova determinazione e inizia a ottenere risultati agonistici mai raggiunti fino a quel punto. Inizia così a fare gare e concorsi: il suo futuro sembra proiettato verso una carriera da cavallerizza professionista, ma il costo troppo elevato dello sport non è più sostenibile a livello famigliare, quindi è obbligata ad abbandonare.

Fino ai suoi diciotto anni, quando in un maneggio conosce un carabiniere a cavallo e decide di intraprendere la carriera entrando a far parte dell’esercito. Dopo i primi due anni a Roma viene però spostata a Mantova in artiglieria contraerea, come tecnico meccanico di camion lancia missili: «Non avevo avuto parola in merito alla scelta, mancava il personale e sono stata mandata io, per essere formata e per svolgere il lavoro. La frustrazione era alta, esausta di questa decisione senza senso aspettavo e speravo».

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«Sono rimasta per tre anni con la speranza di tornare a fare ciò che sapevo fare: cavalcare. Fino a che un giorno vedo in bacheca un annuncio che parlava di un questionario per sondare le capacità equestri di tutti per grave carenza di personale». A quel punto Malvina, venticinquenne, comprende il non senso di ciò che sta vivendo e si congeda. «Fino a quel punto mi ero sentita la brava cittadina che era chiamata a fare il suo dovere».

«Solo ora comprendo che non avrei avuto margine per fare ciò che davvero volevo e lottare per ciò in cui credo. Ad oggi comprendo quanto io abbia molte più armi nella mia attuale vita per agire». Al rientro però non sa dove andare. La madre e il fratello nel frattempo vivono altrove e lei si trova senza ancore, senza sapere chi fosse e dove andare. Decide quindi di tornare nella casa abbandonata di famiglia, in cui era rimasta solo l’asina Agata: parte dell’immobile era andata all’asta.

«Mi ero persa, non avevo nulla. Mia madre da piccola mi ripeteva quanto fosse importante possedere radici, ma al tempo stesso grandi ali. Così ho pensato che per ricostruire una vita avevo necessità di ripartire dalle mie radici e questo è l’unico luogo che ho sempre riconosciuto come casa». Nonostante ha tutta la famiglia contro – che definisce la casa come “un cimitero di ricordi” – Malvina segue il suo istinto e riparte da zero qui.

La famiglia del suo compagno di allora, Valerio, la supporta a distanza aiutandola a rientrare in possesso di parte dell’abitazione. Inizia a lavorare quindi come barista e a investire il suo guadagno per sistemare abitazione ed esterno. Impara, grazie a Valerio, a svolgere tutti i lavori manuali necessari: taglia il legno per le staccionate, fa piccoli interventi idraulici per permettere l’utilizzo dell’impianto ormai vecchio e in disuso, sistema l’impianto elettrico.

Nel frattempo inizia a cercare un cavallo piccolo per far compagnia all’amica asina e conosce Attila, un pony stallone che arriva da una vita di lustrini e sofferenza: appartiene infatti ad una donna che lo fa uscire dal suo box una volta all’anno per portarlo alla gara di Montecarlo. Abbandonato, viene intercettato da Malvina che lo porta a casa.

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Decide poi di acquistare un decespugliatore per ripulire le fasce davanti a casa, ma accantona l’idea, e trovando al suo posto delle caprette che svolgano il lavoro al posto suo. E così animale dopo animale la famiglia si allarga. «Vedendo quanto sto bene in loro compagnia e quanto mi aiutano a ricostruire la nuova Malvina, mi sento egoista nel tenermi tutto solo per me. Decido quindi di creare un’associazione, Equus Lab, con cui proporre attività».

La casa di Malvina inizia a essere frequentata da sempre più persone: grandi e piccoli le fanno visita per conoscere questi animali e conoscere la sua storia. Vede con i suoi occhi quanto, seppur limitate, le visite ricevute cambino lo sguardo dei visitatori e prova tristezza per tutti coloro che non possono recarsi da lei per sperimentare le stesse sensazioni. Inizia così a informarsi e capire come portare gli animali in quei luoghi laddove ce ne sarebbe, dal suo punto di vista, più bisogno: rsa, ospedali, cliniche.

Iniziano ad arrivare i primi contatti che la portano in diverse strutture, tra cui il Gaslini di Genova. Oggi Malvina continua per la sua strada più determinata che mai, passando dal ricostruire parti di sé andate rotte, a portare persone a casa sua o portare la sua casa – e la sua felicità – in giro per il paese. Saluto questa giovane rivoluzionaria, sicura di rivederla presto nel corridoio di qualche struttura ospedaliera, o nei boschi della valle.

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