Viaggio in Lunigiana, la terra dove “buongiorno, significa veramente buongiorno”
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La Spezia - Con questo articolo iniziamo l’esplorazione del territorio della Lunigiana, terra di confine, tra regioni, tradizioni, culture e umanità. Un’esplorazione che ci porterà ad incontrare volti, mestieri, amministrazioni, contraddizioni, risorse e potenzialità. Seguiteci, andiamo a scoprire i confini che non ci sono.
«Io la Lunigiana non l’ho scelta, è lei che ha scelto me». Così Mirko Setti, classe 1966, nato a La Spezia e residente nel comune di Vezzano Ligure, con la pubblicazione di un’enciclopedia filatelica e diversi libri di escursionismo all’attivo, mi parla di quest’area geografica di confine, che l’ha stregato sin da quando era un ragazzino.
Socio CAI e grande appassionato di trekking, Mirko ha piedi instancabili che negli anni gli hanno fatto percorrere svariati sentieri in Italia, ma anche in Francia e in Svizzera. Ve ne parliamo ora perché un anno fa ha realizzato un sito per promuovere un itinerario escursionistico che esplora tutta la Lunigiana.
Si chiama Trekking Lunigiana ed è un anello in sedici tappe che parte da Aulla e raggiunge Podenzana, Tresana, Mulazzo, Zeri, Pontremoli, Filattiera, Bagnone, Licciana, Comano, Fivizzano, Casola e Fosdinovo, per poi tornare alla base.
Mirko, parlaci della Lunigiana.
Io di questo territorio mi sono innamorato quand’ero un ragazzino: in Lunigiana mi son sempre sentito a mio agio, sia con gli abitanti che camminando per i suoi luoghi. Che ci fosse qualcosa di diverso l’ho avvertito sulla pelle. Quella che doveva essere una semplice esplorazione nel tempo è diventata un gioco antropologico, l’estraneo che s’introduce in un mondo inchiodato nella propria cultura, l’errante per eccellenza alla ricerca dell’ignoto, stretto in una profonda realtà spesso atavica.
Anche se vivo a Vezzano ligure, per loro sono quasi un “foresto”, ma sono molto apprezzato [sorride, ndr]. E ora, con questo sito sono riuscito a portare un po’ di risposte positive sul territorio.
È la media Lunigiana, però, il tuo luogo del cuore.
La Lunigiana che si conosce di più è un prato e una cima, la zona da Aulla a Pontremoli. Ma non c’è solo quello. La media Lunigiana è la più sconosciuta, anche dai residenti stessi e da chi vive lontano non più di 20/30 km. È una zona ricchissima di tradizioni, di storia, di cultura. La media Lunigiana lascia fuori i centri più grandi e si concentra sulle piccole frazioni, dove si scopre una terra ancora selvaggia, che non è stata contaminata dal turismo di massa.
Questo circuito di sedici tappe, il Trekking Lunigiana, non solo fa conoscere all’escursionista questa terra, ancora genuina e intatta, ma soprattutto gli permette di assaporare l’avventura, la bellezza di dirigersi verso l’ignoto. Fare un’escursione qui, regala una sorpresa dietro l’altra: mentre cammini ci sei tu, le piante, gli animali selvatici e nient’altro. E la bellezza, a parer mio, è tutta qui, naturalmente per chi sa apprezzarla.
Parlaci meglio di Trekking Lunigiana, che stai valorizzando grazie al tuo sito.
L’itinerario nasce nel 1987, grazie all’allora comunità montana, che oggi non esiste più. Negli anni a seguire, si sono alternate amministrazioni che non hanno avuto molto a cuore questo percorso, il quale è andato via via a perdersi, abbandonato a se stesso, senza manutenzione.
Per questo, molte persone che venivano da fuori, fuorviate da siti che non comunicavano il reale stato del sentiero, decidevano di percorrerlo e trovavano passaggi ostruiti, poco segnalati, in alcuni tratti gli escursionisti hanno rischiato anche di perdersi e negli anni sono arrivate tante lamentele. L’interesse per l’itinerario, poi, è esploso nel 2019 e l’amministrazione se n’è finalmente interessata.
E tu?
Io, nel frattempo, ho semplicemente fatto in modo che questo itinerario continuasse a vivere. Ho realizzato, quindi, il portale Trekking Lunigiana da zero: mi sono occupato delle fotografie, delle ricerche e dei contenuti, scrivendo una dettagliata descrizione delle varie tappe; il sito, poi, lo hanno costruito due professionisti di Aulla, Valeria Ciciriello e Jurij Bonini.
Sul piano amministrativo ora c’è l’Unione dei Comuni Montani della Lunigiana, che si occupa di tanti aspetti del territorio: cerca di intervenire dove richiesto e devo dire che sta facendo un buon lavoro. Recentemente, per esempio, ho preso parte a una riunione organizzata proprio questo ente, che, nonostante io non sia una figura istituzionale, mi invita sempre per avere una ciclica consulenza su questo percorso che è lungo circa 200 km. Via via segnalo quali punti necessitano di manutenzione o di migliorie per esempio: percorrendolo tre/quattro volte all’anno lo conosco a memoria, metro dopo metro.
Com’è nata l’idea di realizzare un sito per puntare i riflettori su questo trekking?
Volevo dare un mio piccolo contributo a questo territorio e ho pensato a un sito. Devo dire che è stata una buona cosa perché le persone ora vengono qui e percorrono il sentiero. Grazie a questo progetto ho portato introiti che la Lunigiana non avrebbe avuto altrimenti. C’è chi si ferma al bar o in trattoria per cena, chi fa un salto all’alimentari per portare a casa i prodotti tipici. Si sta alimentando, così, la piccola economia di paese.
E ti capita spesso di accompagnare qualche escursionista lungo questo percorso?
Sì, ci sono quelli che sulle prime mi chiedono solo una tappa, ma poi se ne innamorano e le vogliono fare tutte. Ci sono poi i temerari che partono e le percorrono tutte insieme, una dietro l’altra.
Lo scorso anno una quarantina di persone le ho seguite passo passo da remoto: arrivavano da tutta Italia, da Alessandria, da Lucca, da Roma e anche da regioni più a sud. Mi telefonavano per chiedermi qualche consiglio e io li ho supportati via telefono.
Cosa rilevi oggi in questo territorio che conosci così bene?
Oggi la Lunigiana ha molto bisogno di essere valorizzata. Ci sono frazioni con pochissimi abitanti, altre in cui i residenti si contano sulle dita di una mano, mentre fino a metà del secolo scorso vivevano qui anche 300/400 persone, con tutte le scuole in funzione. Rispetto alla fine degli anni ’80, quando ho iniziato a percorrere questo itinerario, ho visto pian piano tutti questi aspetti peggiorare.
Tante piccole botteghe stanno scomparendo: bar, negozi di alimentari, trattorie, macellerie chiudono. Tutti quei negozi, che un tempo erano il punto di riferimento per la spesa quotidiana di tante piccole frazioni che vi giostravano intorno, ora non ci sono più.
Perché secondo te?
Un motivo è senza dubbio lo spopolamento e il conseguente abbandono delle terre, che ha aggravato la situazione. Basti pensare al versante orografico sinistro della Lunigiana, l’Appennino tosco – emiliano: un tempo erano tutte zone da pascolo, che si estendevano per chilometri e chilometri. Oggi di allevamenti in zona ne contiamo due.
D’altronde a valle hanno iniziato ad aprire supermercati e non c’era più convenienza a fare questo mestiere che è andato sempre più a perdersi. Adesso i pochi residenti rimasti sono in difficoltà, non solo per gli acquisti quotidiani, anche perché tanti paesi non sono nemmeno più serviti da autobus di linea o magari sono coperti da una sola corsa al giorno.
E l’approccio delle persone com’è?
La media Lunigiana non è il centro di Aulla o di Pontremoli che sono più “cittadine”: si incontrano persone molto socievoli che cercano la conversazione. Ti si avvicinano, chiedono da dove vieni. Moltissime volte, percorrendo l’itinerario, sono stato ospitato a casa di persone, invitato a cena o per un caffè.
Ricordo una volta, una signora anziana mi invitò a prendere qualcosa, spiegandomi che in paese da qualche anno non c’erano più bar né esercizi commerciali. Qualcuno, mentre camminavo, mi osservava incuriosito dalla finestra e mi salutava non appena alzavo lo sguardo. Una cosa è certa: se sei in difficoltà qui nessuno ti abbandona. E tutto questo nonostante il periodo covid abbia distanziato le persone in modo netto, il cuore è rimasto, così come il rispetto per l’altro.
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