16 Feb 2023

Lavanderia a Vapore: da ex ospedale psichiatrico a casa Europea per la danza

Da luogo di separazione a spazio del possibile: La Lavanderia a Vapore di Collegno era un ex ospedale psichiatrico e oggi è divenuto centro di residenza e casa Europea della danza. Così, attraverso la sperimentazione artistica, si trasforma in un luogo di incontro e immaginazione volto alle persone e alle comunità, affinché chiunque possa avvicinarsi al linguaggio della danza. L’articolo fa parte di una serie di approfondimenti, realizzati in collaborazione con Hangar Piemonte, per raccontare la trasformazione culturale di persone, organizzazioni e comunità.

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Torino - Arrivando in Lavanderia a Vapore, in Corso Pastrengo 58, alle porte del comune di Collegno, si è spesso ammantati da una fitta coltre di nebbia dentro alla quale si intravede la sagoma iconica di un edificio con ciminiera che potrebbe evocare un dinosauro dal passato industriale. Questa nebbia sintetizza il condensarsi in questo spazio di passato e presente, un impasto che apre l’immaginazione di possibili futuri come consono ad un luogo votato alla sperimentazione contemporanea, casa di artisti e di comunità che si interrogano su come aprire nuovi orizzonti e guarire le crepe del presente. 

Lavanderia è infatti una casa europea della danza, parte del modello rappresentato dalla rete internazionale EDN European Dancehouse Network, cioè un luogo aperto in cui permettere a chiunque di avvicinarsi al linguaggio della danza inteso come esperienza estetica. Un luogo che attraverso l’attivazione di saperi connessi al corpo renda possibili connessioni e incontri con chi e ciò che definiamo “altro”.

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L’incontro con la pratica della danza da parte di persone e comunità attiva una mobilitazione emotiva che rompe il loop del quotidiano autorizzando nuovi scenari e l’immaginazione di risposte alla sfida del presente. In questo presente ci chiediamo quali strade percorrere per proteggere la vulnerabilità dandole potere e centralità, come ritrovare la capacità di essere corpo collettivo, come immaginare forme di mediazione e ripensare il concetto di margine e confine. Grazie a questi assi di lavoro, Lavanderia è un organo vivo che, come in una pulsazione, si contrae e dilata, si espande e comprime come un muscolo o un polmone; una danza di apertura e chiusura in base alle proprie diversificate attività che ne ossigena la traiettoria.

LAVANDERIA A VAPORE, UNA STORIA LUNGA PIÙ DI CENT’ANNI

In origine Lavanderia a Vapore, nata nel 1875 su progetto dell’ing. Luigi Fenoglio, era un edificio adibito al lavaggio dei panni per il Regio Manicomio, uno dei più grandi ospedali psichiatrici di Europa che si articolava in numerosi padiglioni che si ramificano all’interno del Parco della Certosa.

Dopo più di 100 anni di attività, la struttura viene chiusa a seguito della promulgazione della cosiddetta Legge Basaglia. Nel 1977 l’amministrazione comunale aveva cominciato ad abbattere il primo tratto del muro di cinta che circondava il manicomio e nel 1979 completa l’opera: ciò che era stato a lungo un teatro di coercizione si trasforma – nel tempo e grazie all’impegno di politica, associazionismo e cittadinanza – in un parco aperto alla comunità. 

La presenza costante e quotidiana di artisti e artiste è linfa cruciale

Dopo un importante processo di recupero strutturale, nel marzo 2008 la nuova Lavanderia a Vapore diventa sede di un centro di eccellenza per la danza e dal 2015, è in concessione decennale alla Fondazione Piemonte dal Vivo, capofila di un progetto che vede la collaborazione di MiC, Regione Piemonte, Città di Collegno e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. Nell’ottica di una condivisione generale degli obiettivi si è costituito un Raggruppamento Temporaneo di Organismi (RTO) che coinvolge i principali soggetti territoriali di promozione della danza: l’Associazione Culturale Mosaico Danza, la Compagnia Zerogrammi, l’Associazione Coorpi e l’Associazione Didee Arti e Comunicazione

UNA CASA PER LA DANZA

Con questa attuale configurazione, la Lavanderia marca uno scarto dal passato e si ridefinisce come centro di residenza artistica e casa europea per la danza: una casa che accoglie e protegge artiste e artisti nella fase creativa e di ricerca, offrendo uno spazio tempo e un accompagnamento drammaturgico alle proprie creazioni in divenire. Una dimensione che favorisce l’emergere di nuove estetiche e nuove opere ma anche un rinnovamento delle competenze necessarie e delle condizioni strutturali necessarie nell’ecosistema artistico presente. 

Ma come passare dalla rigenerazione di uno spazio alla generazione di un luogo e di una comunità temporanea e inverare questa visione? Quali azioni e strategie mettere in atto? Il centro ospita circa due residenze contemporaneamente ogni due settimane, cercando di facilitare incontri tra artiste e artisti in residenza, persone che attraversano Lavanderia e le comunità di riferimento con momenti di condivisione formali e informali.

La presenza costante e quotidiana di artisti e artiste è linfa cruciale, un’alleanza a doppio senso che da un lato offre agli stessi spazi e risorse di cui hanno bisogno, senza nessun orientamento al prodotto né pressione verso l’esito, ma autorizzando la ricerca come tassello legittimo del lavoro artistico soprattutto in un periodo storico schiacciato da iperproduzione e crisi del mercato.

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DAGLI SPETTACOLI IMMERSIVI ALLE RESIDENZE PER ARTISTI: I PROGETTI ATTIVI

Dall’altro, questa circolazione continua  lascia tracce nelle sale e nello sguardo di chi presidia e progetta lo stesso infondendo agilità, versatilità e acuendo capacità di lettura. La progettazione di attività ed eventi nasce infatti da un ascolto profondo non solo degli impatti ma anche da incontri e relazioni con possibili alleati: molti progetti sono infatti co-curati con artiste e artisti come il TRA – tavolo della ricerca artistica o il collettivo Ricerca X e Shared training Torino investendo anche in residenze di ricerca collettiva per artiste e artisti.

L’intenzione è esplorare, anche nella governance, il tema e le pratiche del collettivo che sono alla base della ricerca di nuove forme di ritualità che possano essere un tessuto connettivo per la nostra società. In questa direzione, molte azioni di Lavanderia sconfinano dalla propria architettura e disciplina e ingaggiano dialoghi con scuole, come nel progetto di innovazione didattica MEDIA DANCE o con le RSA della provincia di Torino grazie al progetto per over65 Danzarte o con una fitta rete di istituzioni culturali che hanno ospitato le classi del progetto DANCE WELL.

Agire come un’agorà pubblico per incontri e per stimolare uno spostamento di visione e pensiero è una delle istanze guida per il gruppo di gestione di Lavanderia e per questo il teatro diventa un luogo privilegiato che offre enorme potenziale.

Essendo un luogo di residenza e non una semplice stagione, non ci si limita a presentare opere e lavori ma si cerca una modalità e nuovi formati che possano far entrare le persone nel lavoro stesso degli artisti e le artiste, non solo consumandolo e “fruendolo” dalla propria seduta ma immergendosi in esso. Spettacoli non frontali, immersivi che trasformino l’architettura iconica dello stesso edificio in opere e istallazioni, azioni che investono lo spazio pubblico sono alcuni dei binari per ora sperimentati.

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Trasformare il foyer in una piscina e il palco in un accampamento di tende in cui artiste e artisti hanno proposto pratiche per 48h come avvenuto in Wondering bodies realizzato con Ricerca X e Shared training Torino è stato uno dei primi esprimenti che ha generato una cosmologia a sè, in cui tanti e tante si sono sentiti accolti e liberi di re-stare generando nuove posture mentali e fisiche. Migrare la Disco box degli artisti D’intino/Scettri nell’ex hammam presso Villa 5 (in collaborazione con la cooperativa Atypica)  per festeggiare i 7 anni di Lavanderia in relazione al ciclo di rinnovamento del corpo è stato invece un passaggio estroverso in cerca di alleanze fuori dal luogo deputato.

C’è quindi una costante che sembra permeare il DNA della Lavanderia, non solo come spazio ma anche come progetto: l’abbattimento del muro, il superamento del confine e la possibilità di raccogliere delle comunità di diversa natura, come spazio votato alla cura. Cura intesa come possibilità di rimediare alle criticità di un presente fatto di asimmetrie, ingiustizie e strutture da ripensare rigorosamente in modo corale, rivendicando il collettivo e una visione di insieme come sola e desiderata modalità di abitare il futuro.

Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.

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