Nasce un nuovo itinerario escursionistico in Piemonte, per scoprire la val Borbera lentamente
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Alessandria - Ripide pareti rocciose dai contorni arrotondati si inseguono all’orizzonte; poco più in basso acqua limpida, fresca e ciottoli bianchi e grigi. Siamo nella zona speciale di conservazione denominata “Strette della Val Borbera”, sito di importanza comunitaria, ed è proprio qui che ha preso vita Borberino – Natura 2000, un nuovo itinerario escursionistico nel bel mezzo delle gole del torrente e tra i luoghi della memoria della resistenza partigiana.
Il nuovo percorso, che tocca anche uno dei transetti di monitoraggio del lupo del progetto europeo Life Wolf Alps, mette in contatto l’abitato di Borghetto di Borbera con il canyon scavato dal torrente Borbera, affluente dello Scrivia. Ne ho parlato con Irene Zembo, la geologa titolare di uno studio tecnico di Cabella.
Irene, raccontaci di questo nuovo progetto ultimato: l’anello delle strette. Da dove nasce?
L’itinerario nasce da un bando di finanziamento pubblicato nel 2021 dal GALGiarolo Leader, una struttura che ogni anno elargisce i fondi del PFR della programmazione 2014-2020. Abbiamo quindi proposto dei progetti legati alla creazione di nuovi itinerari escursionistici e al potenziamento e alla riqualificazione di quelli già esistenti. Con grande stupore abbiamo notato che nel 2021 moltissimi Comuni hanno aderito a questo bando di finanziamento, dal quale sono stati approvati diciassette progetti in questo territorio. E uno è proprio questo.
L’esigenza del GAL con questo bando è partita da due istanze: la prima legata al fiorire di associazioni, di cammini e a un’idea di turismo sostenibile, la seconda dalla grande risposta in massa del 2020, anno che ci ha regalato due lockdown con tutti gli effetti che conosciamo bene e che per una finestra di tempo ci ha fatto credere che il turismo lento fosse la strada per una rinascita, sia dei territori che delle persone.
E invece, cosa state rilevando?
Ci siamo scontrati in fretta con la realtà, perché le difficoltà di gestione del territorio sono rimaste. Resta il fatto però che moltissimi sindaci hanno aderito al bando e hanno incaricato me, di BorberAmbiente, e Gianluigi Mignacco, dello studio tecnico omonimo, per la registrazione di nuovi percorsi e itinerari. In questi mesi di lavoro abbiamo avuto un rapporto molto positivo con l’amministrazione, chiaramente con molte difficoltà perché la registrazione degli itinerari è una procedura complessa e che richiede competenze iper-specifiche.
Spiegaci l’itinerario che hai progettato.
L’idea dell’amministrazione era quella di creare un’area sosta tende di fianco a servizi già esistenti valorizzando il capoluogo della valle, Borghetto di Borbera, come una sorta di porta, un passaggio obbligato per accedere a media e alta valle. Quindi ho in parte sovrapposto questo nuovo itinerario ad alcuni tratti della parte finale della prima tappa del Cammino dei Ribelli, collegando Borghetto ad alcune delle sue frazioni e alle strette.
Non volevo andare a creare tanti percorsi nuovi, perché l’intento era soprattutto quello di migliorare quelli già esistenti, quindi oltre all’anello ho aggiunto una variante di collegamento che connette il centro abitato di Borghetto di Borbera con le frazioni di Torre Ratti e Persi, passando per la nuova area attrezzata per la sosta delle tende, situata nei pressi del Centro fieristico DOCUP (tra via Roma e via Pieve).
Quali sono i vantaggi di questo nuovo percorso per il territorio?
I benefici sono molteplici. Era davvero necessario avere una struttura di supporto per l’escursionista che vuole percorrere a piedi la valle, soprattutto se molto giovane e non ha disponibilità tali da pagare ogni notte un albergo o un B&B. Ecco perché un’area sosta tende era assolutamente necessaria. Era altrettanto importante iniziare a parlare di turismo lento davvero, pensando a soluzioni adatte a chi si muove in tenda, valorizzando allo stesso tempo anche le realtà commerciali già esistenti come bar, uffici postali, farmacie, ristoranti, negozi di alimentari, edicole e pizzerie, tutte messe in rete da questo itinerario. Per un turismo a piedi, leggero, da zaino in spalla e tenda.
A chi lo consigli?
Pur essendo un percorso breve, lungo circa 15 chilometri, presenta un notevole dislivello, da cui si godono però panorami meravigliosi, a strapiombo sul torrente. Si attraversa anche il Borbera, all’altezza dell’area attrezzata Boscopiano, dove ci si può fermare per pranzare o per una sosta ristoro, degustando i prodotti tipici della valle. Tutto il primo tratto è percorribile nell’arco di un’ora e mezza ed è adatto anche al camminatore meno esperto.
Il percorso poi punta l’attenzione su un’area che è un sito Natura 2000, con innumerevoli particolarità dal punto di vista naturalistico e storico. Il Borbera spesso viene pensato, per chi vive qui, come una sorta di spiaggia: soprattutto quando fa molto caldo, c’è un afflusso massivo sul fiume, mentre credo che lo si dovrebbe vivere con un po’ più di rispetto e di calma. E poi è stato molto bello recuperare il cammino degli antenati, di coloro che coltivavano il bosco: lungo il sentiero ci sono ancora chiari segni di innesto di piante di castagno.
Chi ha lavorato a questo progetto?
Per questo lavoro abbiamo creato un gruppo di progettazione molto coeso, con una conoscenza davvero capillare di quest’area. Ogni membro del gruppo questo territorio l’ha percorso più volte a piedi, di corsa, in bici e lo conosce interamente, palmo a palmo. Il progetto ha visto anche la collaborazione del CAI di Novi Ligure che, nel corso del tempo, manterrà il percorso pulito e la segnaletica in ordine. In questi mesi si sono già occupati dell’installazione della segnaletica e sono orgogliosa che l’incarico stia stato affidato a loro perché ci tenevo portato avanti da persone competenti.
Della creazione degli itinerari mi sono occupata io perché è il mio lavoro e poi perché lo avevo già svolto come volontariato durante gli anni scorsi, in cui mi ero dedicata ad attività simili in valle. Il fatto di aver dato vita a un gruppo così coeso fa sì che ci sia una collaborazione costante con il territorio e, allo stesso tempo, anche una visione comune, per progettare a partire dalle reali esigenze di chi vive questi luoghi. Ecco perché non abbiamo aumentato a dismisura il numero percorsi, abbiamo aggiunto solo tratti nuovi di raccordo, valorizzando l’esistente.
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