Freelancers need to walk: la prima community di partite IVA a spasso
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Torino - Quanto è dura la vita del freelancer, tra incombenze fiscali, datori di lavoro volubili e chi più ne ha più metta. Per Silvia Cannarsa, ideatrice di Freelance need to walk, l’antidoto allo stress da partita IVA è camminare, tanto. In città o in natura poco importa, basta farlo insieme, per tornare al lavoro più produttivi – e felici – che mai.
Si chiama Freelancers need to walk la community più impronunciabile del web – ironizza Silvia – nata per scoprire angoli nascosti della propria città e incontrare altri liberi professionisti desiderosi di alleggerirsi dalle preoccupazioni quotidiane, incontrare persone che fanno lavori simili o anche completamente diversi e ritrovare lo spirito giusto per rimettersi al lavoro.
Ho conosciuto Silvia un po’ per caso, un paio di mesi fa, scrollando distrattamente i feeds di LinkedIn. Mi è capitato di scovare il suo post in un groviglio di offerte di lavoro e notizie. Sarà stato per la foto – un paesaggio marziano con una cubitale scritta fucsia –, sarà per quello che raccontava per presentare la sua community, o magari entrambe le cose, che alla fine mi sono decisa a scriverle per unirmi a una delle sue camminate.
Silvia mi accoglie – nonostante il ritardo – armata di un sorriso contagioso in una delle mattine più fredde dello scorso dicembre. Il traffico è in tilt perché ha nevicato durante la notte e non c’è speranza di essere puntuali. Insieme a noi c’è un’altra temeraria che non si è tirata indietro nonostante le temperature da brivido e così passeggiamo lungo il Po, attraverso il parco del Valentino, su manti di foglie secche miste a neve appena caduta. Ma soprattutto ci raccontiamo: lavoro, ricerca di case in affitto, relazioni. Ed è molto naturale, come spesso accade tra sconosciuti.
Per due ore o poco più ci ascoltiamo a vicenda e scambiamo consigli: forse è anche questa la parte migliore della camminata. Distogliere i pensieri dal lavoro, anche se per poco, riempiendo lo sguardo di posti nuovi o magari visti con occhi diversi, è l’ingrediente vincente di Freelancers need to walk. Silvia è spigliata, curiosa. Ha trentun anni e ancora un sogno importante nel cassetto: diventare una giornalista freelance. «È un duro lavoro, ma ci sto provando a tutto spiano», mi racconta mentre passeggiamo.
Ma soprattutto è una camminatrice da sempre. «Ho cominciato a camminare per davvero a metà dei miei vent’anni – mi racconta – In realtà ho cominciato molto prima. Le leggende dicono a nove mesi, cosa che mi compiaccio sempre di far sapere ai miei interlocutori, anche in maniera completamente decontestualizzata, solo per vantarmi». Per Silvia il lavoro da freelancer è un universo tutta da scoprire: «Ciò di cui mi sono resa conto, è che camminare è davvero una parte essenziale del mio processo creativo, qualcosa di cui non riesco proprio a fare a meno».
Allora perché non condividere i propri passi con altri creativi in cerca di nuove idee brillanti? Freelancers need to walk nasce per rispondere a questa esigenza, passeggiando tra nascoste bellezze urbane e parchi cittadini. Si chiacchiera, si cammina, si pianificano i prossimi viaggi e a volte ci si perde nelle storie degli altri. Per molti Torino è la propria città, ma Silvia magicamente riesce sempre a svelare qualche angolo sconosciuto persino a chi ci vive da sempre.
E poi c’è chi si è appena trasferito e non vede l’ora di scoprirla. Come Francesca, appena arrivata a Torino dalla Germania insieme al marito e i due figli. E chi invece è in partenza, come Eleonora, che si trasferirà in Vietnam insieme al suo ragazzo tra un paio di mesi. Andranno lì come nomadi digitali, per vivere un’esperienza nuova per entrambi, ma soprattutto per lei che ha sempre sognato di vivere all’estero. Mentre ne parliamo, già si immagina come organizzare il lavoro, destreggiandosi tra riunioni in momenti della giornata improbabili e fuso orario.
E tra il mercato rionale e i palazzi di Crocetta, quasi mi sento altrove a furia di ascoltare i racconti di viaggio di Giorgia, appena rientrata da un’avventura in solitaria tra Messico e Guatemala. Le chiedo qualche consiglio sui posti in cui è stata e su quale sia il momento migliore per visitarli. Il prossimo viaggio sa già che sarà tra qualche mese in Cambogia, con il laptop – e il lavoro – sempre in valigia.
Ad accomunare le storie di tutte, c’è sempre il tempo: quello per sé, quello per il lavoro, quello per rispondere alle mail o partecipare alle riunioni. «In fondo, non ha alcun valore essere freelancer se non riusciamo a garantirci uno spazio di aria, di condivisione, di vita – si ripete sempre Silvia – Il punto non è rimanere inchiavardati alla scrivania di un coworking dalle 9 alle 21. Almeno, per me così non funziona».
E quindi cammina: una o più volte al giorno, da sola o in compagnia, da quando è nata Freelancers need to walk. «Posso usare il mio tempo come voglio – di questo Silvia non ha dubbi – Ma non è sempre stato così. Questa libertà mi ubriaca: mi sento sbronza di libertà, ed è una felicità così primitiva e violenta che vorrei che tutti potessero provarla. Questo l’ho scoperto nel tempo, camminando, perlopiù, e confrontandomi con altri e altre».
E così da quella prima passeggiata tra sentieri ghiacciati e nasi arrossati, sono tornata tutte le volte che ho potuto a camminare insieme a Silvia e a una piccola manciata di sconosciuti, persi tra parchi, panchine con vista e mercati di quartiere. Poche ore di produttiva evasione prima di filare dritta al lavoro, con i piedi felici, i pensieri più leggeri e ancora il sapore in bocca di una delle deliziose torte fatte in casa da Silvia: già questo uno dei migliori motivi per cui varrebbe la pena provare una delle sue passeggiate, almeno una volta.
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