Extinction Rebellion e la protesta davanti alle sedi dell’informazione a Torino
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Torino - Durante la mattina di venerdì 17 febbraio tre gruppi di attivisti di Extinction Rebellion hanno occupato le sedi delle principali aziende mediatiche di Torino: dalla RAI a La Stampa, al La Repubblica. Seduti in silenzio, con dei cartelli in mano, hanno voluto portare una richiesta urgente di aiuto al mondo mediatico: hanno infatti messo in luce per l’ennesima volta la grave questione ambientale che stiamo vivendo e la necessità di fare più informazione su quella che si prospetta essere la più grande catastrofe dei nostri tempi.
“Crisi climatica. I governi sono responsabili. Aiutateci a raccontare chi sono i criminali”, si leggeva infatti sui loro cartelli. Agli ingressi dei tre edifici, insieme agli attivisti, era presente una cassa che ha riprodotto le interviste e le dichiarazioni – definite dagli attivisti stessi “surreali” – di diversi esponenti politici: da Giorgia Meloni fino ad Alberto Cirio. Così hanno deciso di portare le parole della classe politica all’interno delle redazioni, proprio perché, come sostengono, «è di questo che dovrebbero parlare giornali e televisioni». “Crisi climatica ed ecologica”, “i governi sono responsabili”, aiutateci a raccontare chi sono i criminali”. Queste sono alcune delle frasi stampate nero su bianco sui cartelli che gli attivisti tenevano in mano.
Ma nella sede della RAI di via Cavalli non tutto è andato come previsto: cinque attivisti sono stati fermati dalla vigilanza e una guardia ha bloccato a terra un ragazzo ed estratto la pistola. Gli attivisti hanno subito denunciato l’accaduto, dichiarando la gravità di questo gesto che si è verificato nel contesto di una manifestazione pacifica. «Il solo obiettivo – riportano in una nota stampa – era sottolineare la necessità di raccontare le responsabilità dei governi nell’aggravarsi della crisi climatica. Un gesto che non vedrà però alcune conseguenze legali».
LA RISPOSTA DI ROBERTO, ATTIVISTA DI EXTINCTION REBELLION
Dai loro racconti emerge che, nonostante gli attivisti fossero tutti a volto scoperto e nonostante si siano immediatamente seduti a terra quando fermati dalle guardie, l’essere entrati velocemente ha fatto perdere il controllo della situazione in pochi secondi. «Nonostante l’illegittimità e la gravità del gesto, pensiamo che sia necessario dare una lettura più ampia di quello che è successo questa mattina e non procederemo con alcuna denuncia», commenta Roberto, l’attivista coinvolto nell’episodio.
La sua riflessione cerca una risposta al gesto della guardia e lo trova al di là della singola persona, nella direzione di un clima conflittuale diffuso e legato a un contesto di criminalizzazione del dissenso: «L’episodio di oggi è un sintomo preoccupante, che dovrebbe innescare una profonda riflessione sulle conseguenze di una narrazione che esaspera i toni e alimenta la polarizzazione. Negli ultimi mesi molte delle contestazioni politiche di questo paese sono state raccontate come violente o volte a destabilizzare l’ordine costituito. Quello che è successo oggi, anche se totalmente ingiustificabile, è quindi il sintomo di un clima di allarme e di innalzamento consapevole del conflitto sociale».
UNO SGUARDO ALLE CONTESTAZIONI PACIFICHE IN ITALIA
Guardando alle numerose contestazioni pacifiche in Italia, emerge dal gruppo di Extinction Rebellion come spesso queste siano dipinte come violente e pericolose. Causa anche di una tensione sociale che, in un contesto storico che vede sovrapporsi diverse crisi, contribuisce ad aumentare il livello di allerta anche in chi si occupa di sicurezza.
«Ripartiamo da qui per costruire il cambiamento di cui abbiamo un disperato bisogno. Da un sintomo preoccupante, che richiede di riflettere sulle conseguenze di una continua narrazione del dissenso che esaspera i toni. Da un gesto verificatosi nel contesto di una manifestazione pacifica che, paradossalmente, aveva l’obiettivo di portare proprio il messaggio opposto: “Aiutateci a raccontare chi sono i veri criminali”».
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