8 Feb 2023

L’effetto biofilia nell’educazione esperienziale, per riavvicinarci al selvatico e alla natura

Scritto da: Christian Mancini

Biofilia vuol dire letteralmente amore per la vita, per l'ambiente che ci consente di esistere, per la natura. Un concetto che nel mondo occidentale è sempre più rarefatto e che è fondamentale reintrodurre, a partire dal percorso educativo delle giovani generazioni. Christian Mancini, Marta Sansonetti e Raffaella Cataldo e il team Nature Rock ASD ci spiegano i dettagli di questa filosofia educativa e dell'evento che hanno organizzato per approfondirla, di cui Italia Che Cambia è media partner.

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Tutti gli esseri sono parte di un grande sistema vivente, che la nostra scienza ha definito ecosistema. Possiamo dire che ciascuno è come una cellula di esso. In questo grande sistema, ogni singolo essere non è dipendente dagli altri, ma non è neppure indipendente: è interdipendente. Questa interdipendenza è una grandiosa legge della vita, nonché un meraviglioso e potente mistero. È in virtù di questa legge che l’infinitamente grande si ritrova nell’infinitamente piccolo. È in virtù di questa legge che funziona la mente collettiva.

Ed è ancora questa legge a costituire la base profonda del rispetto, dell’ascolto, della collaborazione: ciò che apparentemente è altro da me, è in realtà a me collegato, e ascoltandolo, accolgo una parte di me. Sentirsi parte di questo grande sistema, non per ragionamento ma come stato dell’essere, significa sentire, pensare e agire un’ecologia profonda, fondata su un bisogno intimo di onorare la connessione che si è. Siamo connessioni naturali intrinseche ed estrinseche, solo che è difficile ricordarsene, soprattutto nella società occidentale.

Bambini e adulti sono mammiferi umani, definiti dalla scienza Homo Sapiens. Questi mammiferi umani si sono evoluti in natura. Le radici di ciò che sono non stanno nel cemento e nemmeno nell’asfalto: affondano nel selvatico. L’Homo Sapiens è perfettamente capace di stare in natura, grazie a 300mila anni di evoluzione. La nostra cultura però solo un paio di millenni fa ha iniziato a distaccarsene, e, in maniera graduale ma inesorabile, l’essere umano occidentale si è concepito sempre più separato dal grande sistema vivente.

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Questo ha portato due modi di vedere la natura: da un lato come risorsa da sfruttare, con un atteggiamento di dominio, dall’altro come luogo in cui evadere, con un atteggiamento da turista. La cosa interessante è che la separazione che l’essere umano ha generato con il fuori da lui, l’ha portata dentro il suo corpo e dentro la famiglia umana.

L’occidentale tende a trattare il proprio corpo – la parte selvatica presente in noi – con lo stesso desiderio di dominio e controllo con cui tratta la natura; medesimo atteggiamento con cui si approccia a quelle civiltà ancora legate alla natura selvatica, che nel tempo sono state devastate e sfruttate – basti pensare al colonialismo – fino a diventare oggi qualcosa di esotico e ricercato.

Questa separazione dalla natura e da sé stessi, genera uno stile di vita sempre meno capace di supportare le leggi naturali, dando origine a una serie di malesseri sempre più sostanziosi nell’epoca attuale: sedentarietà, corpi meno vigorosi, salute precaria, inquinamento, nuove malattie, depressione. Come un sasso gettato nello stagno genera numerosi cerchi, così questa separazione dilaga fino a dividere l’adulto dalla sua infanzia: l’educazione sembra inventata apposta per rendere questi piccoli selvaggi finalmente civili, finalmente giusti. E nel suo sistema educativo, quello scolastico, l’essere umano continua a separare la mente dal corpo, quindi l’apprendimento dall’esperienza.

L’apprendimento invece è importante come processo, non come risultato, e si lega indissolubilmente all’esperienza: è infatti essa a garantire la dignità di chi apprende, poiché basata sulla libera esplorazione, sull’iniziativa personale e sull’integrità sentire-agire-pensare della persona. L’esperienza rispetta il carattere personale e intimo dell’apprendimento, cavalcando lo stile cognitivo e di azione preferenziale della persona. Come entriamo in natura? Ci sediamo e osserviamo? Non possiamo resistere alla tentazione di raccogliere piccoli reperti? Ci piace fare o contemplare?

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Howard Gardner ha aperto nuove consapevolezze su diversi tipi di intelligenza confermando la necessità di individualizzare l’insegnamento: di fatto la natura è capace di accogliere le diversità cognitive, tutte e ciascuna così come sono, e ha sempre, ogni volta, la proposta su misura per chi vi entra, per il suo stile cognitivo personale, senza che nessuno si sforzi affinchè questo possa accadere.

Questi incontri meravigliosi e magici con la natura sono possibili e fioriscono nelle loro potenzialità se l’adulto li riconosce e li custodisce, prima di tutto dentro di sé, come sua esperienza personale, e poi in un progetto educativo. C’è bisogno di innamorarsi intimamente e con passione della natura, desiderare e vivere realmente la connessione con lei sulla base del rispetto profondo, non solo idealmente ma in termini di azioni, conoscenze e abilità, per poi trasmettere passione e rispetto quando vi conduciamo qualcuno per mano.

Per questo motivo consideriamo davvero importante un percorso per risvegliare, scoprire, incarnare la biofilia. La biofilia è il sentimento spontaneo di attrazione verso la vita, l’amore per la vita insito nella vita stessa. L’esplorazione di questo sentimento aiuta a vedere la rete del vivente, fino a coglierne il valore sacro e ancestrale già presente da sempre in noi. Ci accompagna a rinunciare alla costante lettura antropomorfica della natura e della vita in cui si concentra la nostra cultura, e a riconoscere il senziente in ogni vivente. Un ulteriore cambio di paradigma, nella direzione del non dominio e della pari dignità.

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Analogamente, la biofilia ci accompagna a rinunciare alla costante interpretazione adulta dell’universo bambino che tanto ha abitato e tuttora abita, seppure sotto spoglie diverse rispetto al passato, l’educazione umana. Ci accompagna infine a riconoscere sapienza nella vita originaria, selvatica, e a motivarci nel ricercarla e ritrovarla dentro di noi, non solo all’esterno. Le nostre radici, come abbiamo detto, affondano nel selvatico: il nostro è un invito a ritrovare le origini e a generare il cambiamento che vogliamo, ripartendo dal luogo più profondo dell’umano, della vita tutta.

La riconnessione con la nostra innata biofilia ci porta quindi a ritrovare integrità, passando dalla logica della separazione alla logica del vivente. E questa riconnessione si può insediare in noi, abbiamo visto, solo se esperita con le nostre mani, con il nostro cuore e con la nostra mente, fin dalla più tenera età.

Questo però può succede solo se tale riconnessione è facilitata da persone che a loro volta abbiano avuto esperienza di connessione, che siano in grado di ascoltare e apprezzare l’esperienza di ognuno insieme alla sua, personale, biografia di apprendimento, riconoscendo che ciascuno, in definitiva, è responsabile di se stesso ed è allo stesso tempo inestricabilmente legato agli altri – ai compagni, all’ambiente scolastico, alla città, alla società, alla cultura occidentale e a tutti i popoli di questa terra.

È questo il messaggio che noi di Nature Rock divulghiamo con i campi residenziali in natura per bambini, bambine, ragazzi e ragazze, con il nostro impegno costante nella facilitazione e formazione degli adulti che scelgono di operare professionalmente nel settore della relazione di cura, con una nostra formazione continua sia individuale che di team e con il progetto di una Wilderness School, dove bambini e adulti potranno vivere esperienze di riconnessione al grande sistema vivente proprio per poter recuperare dal di dentro i sentimenti dell’ecologia profonda e imparare gradualmente a tramutarli in azione nel contesto in cui vivono.

Nel suo sistema educativo, quello scolastico, l’essere umano continua a separare la mente dal corpo, quindi l’apprendimento dall’esperienza

Quest’anno poi abbiamo voluto provare a superare la nostra zona di comfort tutti e tutte insieme, curando un convegno online, incentrato proprio sull’attitudine biofilica e sui percorsi di crescita e apprendimento che muovono da e verso essa. Lo abbiamo chiamato Effetto Biofilia e si terrà l’8, il 9 e il 10 marzo. Non sappiamo come riuscirà, ma stiamo portando avanti il coordinamento e l’organizzazione con coraggio e umiltà, convinti e convinte che il tema trattato sia qualcosa di caldo ed essenziale, soprattutto per chi vive la sua vita – professionale e/o personale – nei contesti di cura ed educazione, aspirando ad un benessere collettivo ed individuale.

Per noi è un evento completamente nuovo che nasce proprio dall’intento di provare a contribuire a divulgare, con una visione sempre più ampia e grazie al contributo di esperti ed esperte, l’importanza e la meraviglia dell’essere partecipi alla vita, in tutte le sue manifestazioni. Questo infatti è ciò che la specie umana, e dunque ogni individuo, a nostro avviso deve tornare ad assumere: una visione biofila, grazie alla quale riusciamo a sentire, riconoscere e celebrare, insieme al resto dell’Universo, la vita e il mondo come organismi viventi, in continuo scambio, comunicazione, interconnessione e InterEssere: siamo fibre dello stesso filo che tesse l’intero cosmo.

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