13 Feb 2023

“Verso un’educazione illuminata”: ecco il lavoro nella scuola pubblica di Grazia Roncaglia

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Grazia Roncaglia da anni lavora per diffondere tra aule della scuola in Italia le basi di un'educazione illuminata, basata sulla consapevolezza di sè, degli altri, e del pianeta che ci ospita. Si tratta di un tipo di educazione di cui Sua Santità il Dalai Lama e Thich Nhat Hanh hanno spesso parlato. Ma come applicarla alla vita quotidiana di educatori e genitori? La parola a Grazia!

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“La mia speranza e il mio desiderio è che, un giorno, l’educazione formale ponga più attenzione a quello che io chiamo l’educazione del cuore. Non vedo l’ora che venga quel giorno in cui i bambini e gli studenti saranno più consapevoli delle loro sensazioni ed emozioni e sentiranno un senso di responsabilità più grande sia verso se stessi sia verso il mondo.
Non sarebbe meraviglioso?”
Sua Santità il Dalai Lama

Parlare oggi di educazione sembra ridondante e scontato: tanti i progetti che si propongono di creare basi per un nuovo modo di educare, tramite metodi pedagogici molto differenti tra di loro. Dalle scuole senza zaino, a quelle all’aperto: tante sono le proposte, quante altrettante sono le richieste di genitori e bambini che ricercano altro, una sperimentazione, una libertà e una capacità di espressione che la scuola tradizionale nella maggior parte dei casi non è in grado ad oggi di proporre.

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Grazia Roncaglia durante una lezione

Eppure, c’è chi sta andando oltre, proponendo un modo di educare, basato sull’essere, più che sul fare: si chiama educazione illuminata, e a parlarmene è Grazia Roncaglia, insegnante della scuola elementare da oltre 30 anni, che ha portato in aula le proprie conoscenze e competenze sull’educazione alla consapevolezza di sé e delle relazioni sociali ed etiche, coinvolgendo aspetti corporei, emotivi e cognitivi. Da anni porta avanti un percorso con i suoi studenti, ed in parallelo forma docenti di tutta Italia.

Mi parlano di lei in occasione di una presentazione online gratuita in programma per giovedì 16 febbraio, organizzata da Università Popolare in Corde e Scientia. Decido quindi di contattarla per approfondire di cosa si tratta. Bastano poche domande, e Grazia inizia a parlare come un fiume, raccontandomi la sua storia e di come essa si è intrecciata in maniera naturale con il suo lavoro di educatrice.

DALL’EMPATIA ALL’ATTENZIONE

«Sono sempre stata empatica – mi spiega Grazia – e anche nel lavoro di insegnante, ho sempre cercato diverse vie per arrivare alle persone. Praticando io la meditazione mi sono resa conto che lavoravo sulla presenza, ponendo l’attenzione ogni qual volta la mia mente andava via e imparando così a riportarla indietro. Nel frattempo a scuola sentivo spesso ripetere l’invito “State attenti”, ma nessuno fino a quel punto mi pareva che spiegasse loro come farlo. Così ho pensato di provare a trasmettere ciò che stavo apprendendo anche io, proponendolo però attraverso attività che fossero adeguate per loro per metodi e tempi».

Grazia mi pone esempi di vita quotidiana in cui si può praticare la capacità di attenzione e consapevolezza, partendo da azioni basiche come il lavarsi le mani, e di come tale competenza sia sempre meno scontata: «la società è sempre più iperstimolata. Sarà capitato a tutti che mentre si sta dialogando con una persona al nostro fianco, in un attimo non si è più lì: un messaggio, una notifica sul telefono che nel frattempo è arrivata risucchia la nostra attenzione, trasporta improvvisamente la nostra mente lontana da lì».

Ma ciò crea stress e sofferenza, indipendentemente dall’età: a pagare le spese di questa continua disattenzione e non presenza sono sia gli adulti che i bambini, che apprendono una modalità di essere e stare nelle situazioni tutt’altro che consapevole. Così Grazia inizia a riflettere sul da farsi e prende spunto da conoscenze nel frattempo acquisite ed esperienze vissute, tra cui quella di un viaggio in Tibet avvenuto molti anni fa, che le dà elementi importanti su cui basare ciò che vuole trasmettere ai suoi alunni.

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Primo piano di Grazia Roncaglia

«Durante quel viaggio ho visto fare un ritmo di vita rilassato a tutti, ma i bambini mi hanno stupito particolarmente: la loro mente e il loro cuore erano diversi dai nostri, e apparivano molto più centrati e radicati nel presente di quanto avessi mai visto in Italia». Inizia così ad inventarsi attività e giochi che poi propone ai propri alunni, con l’obiettivo di allenare la loro attenzione, iniziando proprio dal loro corpo, ovvero invitandoli a riportare l’attenzione dal mondo esterno a quello interno. E così il suo lavoro da insegnante-ricercatrice ha inizio, con il solo sostegno dei bambini e dei rispettivi genitori.

Nel suo lavoro di educatrice e formatrice di un’educazione illuminata, ovvero più consapevole, Grazia parla di «una forma di sapere che non si basa sulla conoscenza intellettuale o su una metodologia particolare, ma scaturisce dall’esperienza diretta del momento educativo, quando, in uno stato di apertura e di presenza mentale, riusciamo a connetterci direttamente ai bisogni dei ragazzi. Essa è condizione necessaria affinché il nostro intervento risulti efficace, perché ci permette di capire se stiamo coltivando in loro un genuino senso del Sé, inclusivo e compassionevole, oppure se stiamo nutrendo l’ego, che è figlio della separazione e padre della sofferenza».

Quando sai che dentro di te c’è un posto silenzioso dove puoi rifugiarti, anche quando hai perso qualcuno, lo puoi sempre ritrovare. Si tratta di uno spazio collegato tra cuore e mente, dove puoi trovarti sempre e dire quelle parola che non hai fatto in tempo a dire

LA SAGGEZZA DEI BAMBINI

Fin dall’inizio del suo lungo percorso Grazia si rende conto che i bambini posseggono dentro di loro una saggezza e conoscenza, che a differenza di quella sviluppata negli adulti risulta essere incontaminata e cristallina. «I bambini tornavano a casa e spiegavano a loro volta ai genitori cosa avevano imparato. Se uno dei due genitori appariva loro in preda di emozioni, veniva invitato a sedersi e respirare. La curiosità dei genitori iniziava a crescere: ho quindi deciso di organizzare lezioni aperte in cui erano gli stessi bambini a spiegare alle famiglie cosa facevamo insieme».

Sono passati molti anni dalle prime lezioni e all’epoca la mindfulness non si conosceva ancora. Qualche genitore inizialmente pensò a una nuova religione, ma all’epoca come ora Grazia racconta di come ciò sia ben lontano dalla verità che persegue e trasmette: «non mi interessa la religione, a me interessa l’educazione. Credo che ci sia un aspetto profondamente spirituale in ciò, che è insito nell’essere umano e che descriverei come stare bene con se stessi, con gli altri e con il pianeta che ci ospita».

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Tra le prime attività che Grazia insegna ci sono quelle che lavorano sul trasmettere un’alfabetizzazione emotiva, che permetta ai bambini di comprendere che dietro alle emozioni si nascondono bisogni, indipendentemente che siano loro o di altri. «Un lavoro che ritengo particolarmente significativo è quello sul “gioiello interiore”, dove a fine lezione sono gli stessi bambini a parlare di autocompassione, autovalore, autostima».

Grazia continua a trasmettere giorno dopo giorno i suoi insegnamenti alla base di una nuova educazione illuminata, che possa produrre a sua volta esseri umani più consapevoli e in armonia verso se stessi e chi li circonda. Grazia apre le sue porte a insegnanti, educatori, genitori, professionisti delle relazioni d’aiuto, ma anche a chiunque sia interessato all’essere umano e al suo sviluppo integrato in età evolutiva, perchè non è mai troppo tardi per iniziare ad educare noi stessi e gli altri alla consapevolezza.

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