Dagli scarti del cacao ai fogli: una nuova carta ecologica sbarca a Genova
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Genova - Vi ricordate la storia di Giacomo Chiarella, il titolare della prima tipografia ecologica di Genova, e della sua filiale nel carcere di Pontedecimo? La sua esperienza ci ha reso chiaro che nel mondo della stampa per rispettare l’ambiente non basta solo una carta certificata a basso impatto, ma serve una consapevolezza a 360° anche nella scelta degli inchiostri, che non devono essere nocivi per l’ambiente né tossici per l’uomo. Ecco perché gli inchiostri di tutti i suoi prodotti stampati sono a base vegetale, a cera e senza solventi.
Il motivo per cui torniamo a parlare di lui e del suo lavoro è che adesso ha scelto di usare una particolare carta realizzata a partire dagli scarti della lavorazione industriale cacao. Ed è proprio grazie a questo residuo che prende corpo una carta speciale, che consente di risparmiare sulla quantità di fibra vergine, altrimenti ottenuta dagli alberi.
Dopo un interessante incontro svoltosi all’Acquario Genova lo scorso 19 gennaio e dal titolo Cacao & Stampa Sostenibile – a cui, tra gli altri ha partecipato come curatore il giovane artigiano Eugenio Boccardo, della cioccolateria Viganotti(ve ne abbiamo parlato qui) e una referente della cartiera Favini, produttrice della carta Crush Cacao – Giacomo ha raccontato il perché di questa nuova prospettiva di economia circolare all’interno della sua piccola azienda.
Dalla fava di cacao al foglio: Giacomo, raccontaci, come nasce questa speciale carta?
Il viaggio inizia ai Tropici, dove prende vita e cresce la pianta del cacao. Da qui se ne raccolgono le fave, che dopo essere essiccate e tostate vengono micronizzate, trasformandosi in una granella così fine da diventare una pasta la quale si trasforma poi nella classica tavoletta di cioccolato. È in questa fase che si crea uno scarto, che consiste nelle “pellicine” delle fave di cacao, le loro buccette per intenderci, che sono molto volatili ma riescono a sostituire fino al 15% di cellulosa vergine.
Quando vengono micronizzate, diventano una sorta di farina che viene inserita all’interno della carta, la quale assume una caratteristica puntinatura marrone, anche curiosa sul piano estetico. La carta ottenuta complessivamente è così composta: il 15% proviene dallo scarto della lavorazione del cacao, il 40% è fibra riciclata della carta, il che porta a una riduzione delle emissioni di CO2 del 20% circa.
La carta che si ottiene rispetta i principi dell’economia circolare e si aggiunge tutte le altre carte che proponiamo che contengono i sottoprodotti delle lavorazioni di frutta, fiori o cereali, come kiwi, mais, ciliegie, caffè, mandorle, nocciole, olive, uva, agrumi e lavanda. È l’azienda produttrice di cioccolato Domori, con sede a Pinerolo (TO), a collaborare con la cartiera Favini per trasformare le proprie bucce di scarto in fogli di carta.
Un evento come quello del 19 gennaio, che tu e gli altri enti avete organizzato, è stato un momento di formazione utile non solo per i potenziali clienti, ma per la cittadinanza…
Sì, per noi conta tanto il concetto di formazione anche interna, molto di più di un semplice modulo da far firmare ai dipendenti. La formazione, specialmente con queste caratteristiche, è importante perché fa crescere consapevolezza all’interno dello staff, innesca circoli virtuosi al di fuori e attiva lo spirito di emulazione in altre aziende concorrenti.
Spesso chi compra non si rende conto dell’alto valore del prodotto che ha in mano, di cosa c’è dietro la certificazione Eco-print, ma in realtà è proprio la sua scelta a cambiare il mercato. In Trentino, Veneto e altre regioni d’Italia le aziende si sono adeguate a questo trend di stampa a basso impatto ambientale già da diversi anni, attrezzandosi con macchinari idonei, proprio grazie a una richiesta crescente della clientela. È la mentalità che deve cambiare: cambiare rotta per costruire un mondo diverso.
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