Dalla celiachia alla “rivoluzione gentile”: la storia di Valentina Gluten Free
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La Spezia - A Sarzana esiste un panificio artigianale dove ogni giorno vengono sfornati pane, focaccia e torte salate completamente senza glutine. Aperto nel 2017, Valentina Gluten Free è diventato in poco tempo il punto di riferimento di tutti i celiaci della Liguria di levante – e non solo – che avevano nostalgia di quella pagnotta calda e fumante del forno, che sa di nonne la domenica, ma anche voglia di togliersi qualche sfizio tra un pasto e l’altro, senza piegarsi agli snack confezionati. Anche perché la slerfa di focaccia resta lo street food per eccellenza di ogni ligure, uno “spezzafame” senza pari che taglia fuori però una fetta di persone che non possono gustarla.
Così entrano nel negozio di Valentina e trovano il meglio dell’arte bianca, inclusi grissini, pizza al taglio, pasta fresca di ogni tipo e dolci, soffici dolci di pasticceria. Meravigliosi anche alla vista, oltretutto. E il bello è che la sua produzione non è solo senza glutine, ma anche senza lattosio e proteine del latte.
Come nasce l’idea di aprire un forno così di nicchia? Semplice: Valentina Leporati, la pasticcera attivista, è celiaca da 33 anni. Negli ultimi tempi ha sperimentato come il concetto di inclusione sia pian piano cambiato da parte di chi non è intollerante, allergico o tantomeno capriccioso nei confronti del glutine, ma c’è ancora da lavorare. Perché la celiachia è una malattia, punto.
Oltre a fare sensibilizzazione in radio e TV e ad aver pubblicato un libro sull’argomento – Cucina glutenfree, Vallardi edizioni –, adesso ha dato il via a una “rivoluzione gentile” per combattere la disinformazione a tutti i livelli, focalizzandosi in particolare sul settore della ristorazione.
LA RIVOLUZIONE GENTILE DI VALENTINA INIZIA CON UN FOGLIO STAMPATO
Pochi giorni fa Valentina ha realizzato un documento in formato pdf dal titolo “Celiachia. Ne sai qualcosa?”, che chiunque può stampare e mettere in borsa per averlo a disposizione e distribuirlo al bar sotto l’ufficio, al ristorante che frequenta con la propria famiglia, così come in caffetterie, pub, scuole, parchi, circoli, associazioni e molto altro. Il testo contiene una breve presentazione sulla celiachia e l’esplicita richiesta ai ristoratori di provare a essere più inclusivi nei confronti dei clienti celiaci, con qualche piccolo consiglio per diventarlo attivamente e da subito nel proprio locale.
«Basta veramente poco, anche perché siamo noi i primi ad accontentarci», mi spiega Valentina. «Non cerchiamo la cena gourmet, ci basta un piatto di pasta pur di stare al tavolo con i nostri amici o la nostra famiglia. Trovo che non andare incontro nemmeno a questa esigenza sia sintomo di mancanza di volontà». Valentina mi racconta che in un solo giorno il suo file ha registrato tremila download, a dimostrazione che questo è un argomento d’interesse. Nella sua community non ci sono infatti solo persone celiache, ma anche tante che vivono la malattia attraverso terzi e che vogliono fare la propria parte e avviare un circolo virtuoso di consapevolezza.
«Le storie che mi raccontano sono così simili a quelle che vivevo qualche anno fa e questo che mi fa capire che c’è ancora molto da fare». D’altronde chi ha amici, colleghi o parenti celiaci lo sa: questa è una malattia sociale che influenza i momenti più conviviali della vita. «Dal pranzo di lavoro alla merenda a scuola, passando per la cena con gli amici: sono tutte situazioni che possono dare problemi».
UN MONDO MIGLIORE ALL’INSEGNA DELL’INCLUSIONE
Ognuno poi ha il proprio carattere, se le vive in modo diverso: c’è chi ha la forza di reagire e chi invece si sente profondamente sbagliato. «Mi ci è voluta tanta psicoterapia. Mi sono sentita un ostacolo per gli amici, perché alle serate li vincolavo a prenotare nell’unico posto dove mi garantivano che non ci fossero contaminazioni. La vivi come una questione di colpa, perché orienti la scelta di tante persone a un locale perché nessun altro offre a tutti di poter cenare in sicurezza».
Ecco perché bisogna trovare il modo di mangiare ovunque per non far sentire nessuno escluso da uno dei momenti più sociali del nostro quotidiano, i pasti in compagnia. Da qui l’idea del pdf stampabile. «Non ho inserito i miei riferimenti, ma solo il mio logo, perché non volevo diventasse la battaglia di Valentina Gluten Free. Il mio intento è far sì che questa cosa cammini da sola, con le proprie gambe. Deve essere un progetto di gruppo, di tante persone che insieme vogliono portare avanti questa iniziativa». Valentina è decisa, sicura e, mentre mi parla, do un’occhiata ai suoi profili social: sono tanti i post in cui fa informazione, approfondisce un argomento, spiega un particolare aspetto della malattia. E non è l’unica.
«In questo periodo stanno nascendo sempre nuovi profili di persone che si danno da fare per fare divulgazione sul tema della celiachia. Spesso però mi ritrovo a correggere i contenuti che trovo in rete. Io sono una secchiona per natura, ho studiato e continuo a studiare tantissimo, ma ho anche un team di persone specializzate che mi affiancano, dalla dermatologa al ginecologo passando per il gastroenterologo, l’endocrinologo e tanti altri professionisti. Per ogni cosa che voglio dire, ho sempre una persona di riferimento con cui condividere i miei testi per non fare errori».
Anche perché si parla della salute delle persone e la correttezza delle informazioni è, mai come in questo caso, essenziale. «La realtà però è che sono una pasticcera di Sarzana, so di non essere una persona l’autorevolezza che potrebbe avere un medico, ma studio da tutta la vita e sono sempre collegata al sito del Ministero della Salute. In ogni caso è una questione di umiltà: voglio dare informazioni certe e soprattutto essere certa di essere d’aiuto», dice sorridendo per il gioco di parole.
Quello che muove Valentina in ogni sua azione è la speranza di riuscire a generare empatia negli altri, in chi le sta accanto, in chi la conosce, chi la segue sui social o chi viene a comprare la focaccia da lei. Perché dove c’è empatia c’è abbraccio, dove c’è abbraccio c’è un sorriso e la voglia di non lasciarti indietro. Serve davvero altro per costruire un mondo più gentile?
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