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Grosseto, Toscana - Chi, come me, ama contemplare il mare d’inverno – ed è proprio questo il momento dell’anno in cui lo si apprezza di più – non può che avvicinarsi alla riva, mettersi comodo e godersi lo spettacolo delle acque in tempesta. Sulla spiaggia però non si può non notare tutto ciò che le mareggiate degli ultimi giorni stanno riportando a riva.
C’è chi raccoglie con pazienza l’immensa quantità di rifiuti restituiti dal mare e chi, com’è accaduto qualche giorno fa a Castagneto Carducci (LI), si ritrova davanti agli occhi una piccola tartaruga marina spiaggiata. Capita che questi esemplari, già in difficoltà, non abbiano le forze per combattere contro la corrente e vengano scaraventati sulla riva.
Come comportarsi? Sapere cosa fare per prestare un primo soccorso all’animale – fondamentale nel salvargli la vita e garantirgli il ritorno in mare – è essenziale. Per questo ho parlato con la dottoressa Laura Tagliaferro, biologa dell’associazione TartAmare, con sede a Marina di Grosseto, che si occupa del recupero e della riabilitazione delle tartarughe marine in via di estinzione.
Chi sono le baby turtles?
Le baby turtles sono tartarughe relativamente piccole, delle dimensioni di circa una decina di centimetri. Quelle che troviamo in questo periodo dell’anno sono quelle nate l’estate precedente e quindi hanno pochi mesi di vita. Quest’anno al momento ne è stata trovata una, lo scorso anno qualcuna in più, ma la stagione delle mareggiate è appena iniziata, anche se un po’ in ritardo.
Cosa succede? Perché si spiaggiano?
Quelli che arrivano a riva sono animali infreddoliti, che subiscono moltissimo l’influenza della temperatura, essendo rettili: quando il termometro scende il loro metabolismo rallenta, quando invece le temperature sono più alte, il loro metabolismo è più veloce. Queste tartarughine marine subiscono uno stordimento da freddo, il cosiddetto cold stunning, ossia un forte infreddolimento a causa del quale non sono più in grado di contrastare le correnti, il che mette in pericolo la loro vita. Sono le onde più forti a riportarle a riva durante le mareggiate.
Per le coste toscane questo fenomeno è nuovo, sino all’anno scorso – in cui ne abbiamo trovate 6 o 7 – non era mai successo di vedere tartarughe così piccole spiaggiate. Quando i tartarughini nascono e prendono il mare, sono in balia delle correnti, diretti ai luoghi di accrescimento. Le baby turtles che si spiaggiano durante le mareggiate più grosse però ci aiutano a capire dove vanno a crescere: se una piccola tartaruga si spiaggia sulle nostre coste, vuol dire che non sono così lontane.
Cosa fare?
Innanzitutto maneggiarle il meno possibile, perché come tutti i selvatici anche le tartarughe patiscono il tocco umano: per loro non è una carezza, è fastidio. Appena trovata una baby turtle è importante metterla in sicurezza, allontanandola il prima possibile dall’acqua e tenendola al riparo da fonti di stress, come folle di persone o bambini urlanti. Poi, se sono piccole, possono essere posizionate all’interno di un contenitore, avendo cura di farle appoggiare a qualcosa di morbido come un piccolo asciugamano. In mare si sentono leggere, ma a terra il peso grava sui loro organi. Ovviamente una cosa da non fare è rimettere l’animale in acqua: se si trova in spiaggia ci sono alte probabilità che abbia dei problemi di salute ed è già stressato.
La cosa più importante è lasciare tutto com’è, evitando di rimuovere eventuali corpi estranei; per esempio non bisogna tirare fuori eventuali lenze o ami, se si vedono uscire dalla bocca. Un’altra cosa essenziale è evitare gli shock termici: anche se questa tartarughina è infreddolita, bisogna tenerla il più possibile a “temperatura ambiente”, perché è come se in quel momento fosse in stand-by. Occorre quindi farla passare in modo graduale alla temperatura migliore, senza scaldarla troppo. Specialmente se un animale è debilitato, un repentino cambiamento di temperatura è controproducente e gli fa più male che bene.
Chi bisogna avvisare?
Che sia una tartaruga, uno squalo o un delfino spiaggiati, il numero di riferimento da chiamare è il 1530, a cui risponde la capitaneria di porto, che attiva subito il soccorso da parte degli esperti nella provincia di riferimento – TartAmare in Maremma, più a nord l’acquario di Livorno, in Liguria l’acquario di Genova, solo per fare qualche esempio. Sarà poi l’ente stesso a suggerire alla persona che ha fatto il ritrovamento come agire, affinché le cose vadano per il meglio in attesa dei soccorsi.
Come associazione come vi state muovendo?
Ora che sono iniziate le mareggiate si fanno i monitoraggi invernali, cioè passeggiate lungo il tratto di costa della provincia di Grosseto, da Principina a Follonica, per controllare la situazione, l’andamento del processo di erosione e verificare che non ci siano animali in difficoltà, come cetacei o trigoni che fortunatamente non si trovano spesso. Quello che invece va per la maggiore? Legna, tantissima legna – probabilmente proveniente dal fiume Magra e dall’Ombrone – e purtroppo tanti rifiuti in plastica.
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