La stanza Snoezelen arriva ad Albenga: un nuovo supporto per autismo, ADHD, demenza e molto altro
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Savona - Luci che catturano, suoni evocativi, profumi intensi e diffusi: la stanza multisensoriale Snoezelen è una vera e propria immersione in un mondo super stimolante e al tempo stesso rilassante che amplia la propria percezione di sé. E poche settimane fa è stata inaugurata proprio ad Albenga (SV).
SNOEZELEN: DI COSA SI TRATTA?
Snoezelen è un neologismo che deriva da due verbi olandesi, ovvero snuffelen – cercare fuori, esplorare – e doezelen – rilassare, sonnecchiare – ed è una forma di terapia a supporto di persone con autismo e varie difficoltà dello sviluppo, demenza o lesioni cerebrali.
La metodologia – chiamata anche MSE, che sta per MultiSensory Environment, cioè ambiente multisensoriale – è stata messa a punto a metà degli anni ottanta da due terapisti olandesi, Jan Hulsegge e Ad Verheul, e prevede proprio la realizzazione di ambienti dedicati a creare focus di attenzione e suggestioni attraenti al fine di facilitare la comunicazione tra persone con difficoltà e operatori. Si tratta di un intervento terapeutico attraverso la stimolazione controllata dei cinque sensi, attraverso effetti luminosi o la riproduzione di diversi colori, suoni, musiche e profumi.
L’obiettivo ultimo è quello della promozione del benessere delle persone che si approcciano a questo metodo e visti i risultati ottenuti sinora sia nel trattamento di disturbi comportamentali nella demenza che in quelli di comorbilità, autismo e ADHD, si è sviluppato e diffuso in tutto il mondo in pochi anni. Ma viene utilizzato spesso anche al di fuori dell’ambito di cura, ad esempio nella prevenzione del burnout o in campo educativo e pedagogico.
PERCHÉ AD ALBENGA
Per comprendere meglio perché una di tale stanze è stata installata ad Albenga, all’interno della scuola primaria Don Barbera, ho rivolto qualche domanda alla docente grazie alla quale l’idea ha preso vita, l’insegnante di sostegno Gianna Brino: «Avevo nel cuore da tempo questo progetto – mi racconta – e quando ne ho parlato con alcune mie colleghe prima e dopo con la dirigente scolastica, la dottoressa Michela Busso, loro mi hanno subito supportata. Credo molto nel lavorare in gruppo e che ciò possa portare a ottenere i risultati attesi».
Gianna sente parlare di questo metodo durante il suo percorso di studi di specializzazione e inizia a pensare a quanto sarebbe stato bello portare tale approccio all’interno di un istituto ligure. Gianna precisa infatti che lei e la collega Veronica Piazza hanno scritto il progetto da presentare alla dirigenza scolastica e che altre insegnanti, tra cui Claudia Montado e Chiara Perato, hanno aiutato a fare in modo che, una volta approvato, potesse trasformarsi in realtà.
LA COMUNICAZIONE NON È SOLO PARLARE
«Credo moltissimo nella comunicazione non verbale – mi racconta Gianna –, in particolar modo quando ci sono difficoltà, indipendentemente da quale esse siano. In questi anni ho incontrato molti bambini che non riescono a esternare difficoltà che hanno dentro, classi in cui il clima generale che si respira non è per nulla positivo e colleghe con cui, magari dopo diverso tempo a stretto contatto, nascono dissapori spesso non affrontati. Questo nuovo strumento potrà essere utile a tutti noi, in diversi modi e tempi».
Gianna e le sue colleghe che l’affiancano in questa sperimentazione si sono formate per poter supportare chi utilizzerà la stanza e vorrebbero continuare ad approfondire tramite formazioni successive, che prevedono però un periodo minimo di utilizzo di tale mezzo per conoscerlo meglio.
UTILIZZO E MULTI VERSATILITÀ
La stanza Snoezelen lavora su più livelli attraverso le diverse stimolazioni e ha la possibilità di agire su emozioni e sensazioni di chi vive l’esperienza, che può cambiare di volta in volta in base alle necessità. É infatti l’operatore che può scegliere quali stimoli usare e in che modo. «Solitamente con i bambini ci si fa guidare da loro: entrano e vengono lasciati a esplorare liberamente la stanza, rimanendo in osservazione. A seconda dell’oggetto che colpisce il loro interesse, le volte successive si va ad approfondire, andando a lavorare attraverso tale stimolo più in profondità».
E così Gianna mi racconta che i modi di relazionarsi e rapportarsi sono molti e purtroppo quando i bambini presentano difficoltà di vario genere, la comunicazione con i coetanei risulta limitata e frammentata. Tale strumento cerca proprio di semplificare le vie di comunicazione, cercando di abbattere quelle barriere invisibili create dalle diversità, migliorando così la comunicazione e quindi il benessere complessivo non solo di chi ha difficoltà, ma anche di chi gli sta intorno, che riusciranno a entrare più facilmente in empatia.
Ad oggi la stanza è utilizzata solo da alunni e docenti della scuola, ma in futuro si vorrebbero aprire le porte a presidi scolastici dello stesso istituto comprensorio e di altri, ma anche ad associazioni locali e non: uno strumento così può divenire infatti anche un mezzo per portare all’interno della scuola nuove collaborazioni e stimoli esterni.
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