24 Gen 2023

Nicolas De Jesus, l’artista che con le sue opere racconta le lotte e le sofferenze dei popoli nativi

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Scopriamo meglio l'arte di Nicolas De Jesus, messicano del gruppo di nativi Nahua e artista di fama internazionale. La bellezza delle sue opere è arricchita da un messaggio potente che parla di millenni di storia e tradizioni che si fondono nell'attualità della politica criminale, aggressiva e neocoloniale. Il suo obiettivo? Stimolare la diffusione della consapevolezza e il cambiamento sociale attraverso la sua arte.

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“Un artista messicano per la giustizia globale”. Così è stato presentato Nicolas De Jesus in occasione della sua più recente mostra, conclusasi a fine dicembre a New York. Ed è vero. De Jesus esprime attraverso la sua arte – ma anche attraverso i suoi discorsi e i suoi messaggi pubblici – il dolore, la speranza, la forza e l’anima stessa dei popoli nativi del “suo” Messico.

Originario dello stato di Guerrero, nella zona centro-meridionale del paese, non lontano da città del Messico, Nicolas De Jesus è nato e cresciuto in un villaggio Nahua, uno dei maggiori gruppi indigeni del Centro America, molto diffuso in Messico e in El Salvador. I Nahua sono discendenti diretti degli Aztechi e, come molte popolazioni native di queste zone del mondo, sono oggi duramente perseguitati dalla politica neocoloniale delle grandi multinazionali che operano qui e dalle istituzioni che le appoggiano.

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«Voglio evocare la memoria di una grande consapevolezza, proprio come Martin Luther King, Gandhi, Emiliano Zapata e Lucio Cabañas e tanti altri difensori della civiltà nella storia dell’umanità, le cui vite hanno rappresentato un esempio per noi», ha dichiarato Nicolas De Jesus presentando le sue opere.

L’artista messicano è versatile e proficuo e la sua produzione più che trentennale rappresenta il fil rouge della storia di un popolo, che è anche la storia di tanti altri popoli. Dalla tradizione messicana De Jesus attinge a piene mani, incidendo sull’amate – una particolare carta prodotta in centro America – teschi calavera calati in un contesto attuale, che rappresentano attraverso la satira i mali dell’occidente.

La tradizione messicana trova ampio spazio sulle sue tele, dove vengono rappresentate perfettamente la gioia e la naturalezza di comunità che danzano, mangiano, pescano, mietono, suonano. «Quando hai un immagine in testa cerchi di seguirla. Cominci aggiungendo dettaglia qua e là, come in una specie di puzzle», spiega l’artista.

È inevitabile che io mi identifichi con la sofferenza del prossimo. È una grande medicina, no? La vera espressione artistica

«Mi sono immerso così profondamente in questi temi che non mi dispero e questo è possibile grazie alla grande energia che diffondo. Se non facessi così non sopravvivrei», ha detto Nicolas De Jesus in un’intervista in cui si è agganciato anche alle recenti vicende generate dall’assassinio di George Floyd. «È orribile. Shweltimiyootiaan significa “non possiamo respirare” ed è così che si sente il mondo».

I media attraverso cui comunica Nicolas De Jesus sono più vicini alla gente che ai salotti dell’arte. Per anni striscioni con le opere sono stati appesi fra le strade dei villaggi della sua terra. «Sono stato testimone dell’assassinio di mio padre – racconta Nicolas De Jesus – e ho dovuto emigrare. È inevitabile che io mi identifichi con la sofferenza del prossimo. È una grande medicina, no? La vera espressione artistica».

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Una delle sue opere più recenti e apprezzato – “Sogno migrante”, del 2020 – è neanche tanto velatamente rivolta direttamente agli Stati Uniti. Una statua della libertà con i tratti somatici latini è sormontata da un biondo vestito blu che non può non essere Donald Trump, immortalato nell’atto di accoltellare una colomba già trafitta dalla corona della statua. Se una sezione del dipinto è dedicata alla sofferenza per la morte e all’ingenuo tentativo di una piccola che si difende con una fionda, dall’altra emergono gli immancabili muertos che abbattono elicotteri, suonano trombe e tamburi e appongono corone di spine.

E ancora: un nativo porta una croce, un grande muro si frantuma, poliziotti manganellano sventurati, maschere animiste spezzano catene, in un caos ordinato di simboli che collegano con straordinarie attualità e forza comunicativa battaglie che uniscono i secoli giungendo fino a oggi. Impossibile non farsi cogliere dall’empatia di Nicolas De Jesus e dal suo messaggio che parla di diritti umani, di migrazioni, di crisi ambientale. Impossibile non farsi schiaffeggiare dalla forza delle sue immagini.

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