11 Gen 2023

Neurodiversità, sensorialità e pedagogia del bosco: un incontro per conoscere meglio il gioco all’aperto

Scritto da: Emanuela Sabidussi

La sensorialità come bussola: comprendere emozioni e comportamenti di bambine e bambini nel gioco spontaneo all'aperto. È questo il titolo dell'incontro che si terrà sabato prossimo a Pietra Ligure e che sarà condotto da Stefania Donzelli, ricercatrice del gruppo di lavoro di Pedagogia del Bosco, che fra i vari ambiti indaga anche quello relativo ai benefici di questo tipo di educazione rispetto alle neurodiversità. Per comprendere meglio di cosa si tratta le abbiamo posto alcune domande.

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Savona - Oramai da diversi anni in Italia si sente parlare di asili nel bosco, scuole all’aperto. Chi ha avuto la fortuna di poterli respirare ed incontrare saprà di cosa si parli davvero, ovvero degli enormi vantaggi che i bambini e bambine possono avere nel crescere ed apprendere con e attraverso il mondo esterno naturale. Ma tali benefici sono uguali per tutti e tutte?

Da qualche anno il gruppo di ricerca di Pedagogia del Bosco ha tra i suoi obiettivi ampliare lo spettro delle conoscenze attraverso la ricerca scientifica su questo mondo. Negli ultimi anni lo sta facendo estendendo le ricerche anche alle neurodiversità. Per comprendere meglio di cosa si tratta ho posto alcune domande a Stefania Donzelli, ricercatrice che partecipa al progetto.

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Stefania, ti presenti? Chi sei e di cosa ti occupi?

Per raccontare chi sono partirei dal fatto che poco più di otto anni fa sono diventata mamma. A quei tempi lavoravo in Olanda come ricercatrice di Scienze Sociali, in un dipartimento universitario di Politica globale e giustizia sociale, e stavo scrivendo la mia tesi di dottorato. La nascita del mio primo figlio ha ri-orientato i miei interessi verso il mondo dell’educazione. Così in poco tempo mi sono avvicinata allo studio, allo sviluppo e alla diffusione della pedagogia del bosco, prima come accompagnatrice del bosco e poi anche come formatrice.

Nel mio lavoro cerco di portare lo sguardo delle Scienze Sociali nella pedagogia del bosco. Questo può voler dire riflettere sulla visione di bambinə che sta alla base del nostro agire educativo oppure ragionare su come fenomeni che hanno un risvolto sociale, la crisi ecologica per esempio, interagiscono con i processi di apprendimento delle persone piccole o ancora indagare come bambine e bambini reinterpretano e trasformano ciò che le generazioni precedenti danno per scontato. 

Ma facciamo un passo indietro: ci parli del progetto “pedagogia nel bosco”?

Pedagogia del Bosco | Ricerca e Formazione è un gruppo di lavoro che si dedica allo studio, alla divulgazione e alla formazione su una specifica declinazione dell’outdoor education che è, appunto, la pedagogia del bosco. Il gruppo è stato fondato da Selima Negro e Alessandra Fossati nel 2014 e io mi sono unita nel 2018.

La storia di questo gruppo di lavoro è strettamente intrecciata con quella dell’associazione di promozione sociale Fuori dalla Scuola, che è basata in Brianza. Il gruppo è infatti nato per raccogliere conoscenze, riflessioni e strumenti necessari a sostenere i progetti dell’associazione: l’Asilo del bosco, partito nel 2015, e il progetto di istruzione parentale C.A.L.A.mite per bambinə dai 6 agli 11 anni, attivo dal 2018. 

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Il desiderio di condividere ciò che stavamo imparando e sperimentando, concretizzato nella proposta di incontri e percorsi di formazione, ha raccolto grande interesse. Così nel tempo abbiamo arricchito le nostre proposte di formazione e divulgazione per portare questo approccio in diversi contesti educativi – dalle associazioni ai servizi, alle scuole. Per farti un esempio, nel 2019 abbiamo organizzato, al e con il Parco Nord di Milano, il primo convegno nazionale specifico su questo approccio, con la collaborazione della casa editrice Terra Nuova. Quest’anno stiamo lavorando alla proposta di una seconda edizione a cui si aggiungerà un nuovo partner: Percorsi Formativi 06.

Ricerca e formazione: perché sono centrali in ciò che fate?

Il binomio ricerca e formazione è prima di tutto uno strumento per nutrire la circolarità fra pratica e pensiero. La ricerca, da una parte, consente di elaborare e affrontare le domande che emergono nella pratica educativa quotidiana. La formazione, dall’altra, permette di divulgare e discutere i frutti della ricerca, come anche di mettere a fuoco nuove domande in dialogo con genitori, educatori e insegnanti. In questo modo i saperi che la ricerca produce e la formazione diffonde sono saperi significativi e aperti alla continua rielaborazione.

Un esempio concreto di questa circolarità viene dal tema della neurodiversità. Come ti anticipavo prima, negli ultimi anni famiglie e accompagnatori del bosco hanno espresso l’esigenza di strumenti specifici per riconoscere e rispondere ai bisogni deə bambinə neurodivergentə all’aperto. Da qui è nata l’idea di realizzare una ricerca partecipativa che ha coinvolto quasi una trentina di realtà educative che si ispirano alla pedagogia del bosco. L’obiettivo della ricerca è stato quello di mettere a fuoco e discutere buone pratiche e criticità dei processi inclusivi in atto nelle varie realtà. Attualmente, sto organizzando incontri di presentazione della ricerca nelle realtà coinvolte per restituire i risultati di questo lavoro ai partecipanti e al territorio in cui operano.

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Infine, aggiungo che la ricerca e la formazione hanno bisogno di reti sociali per sostenersi. Ogni processo di ricerca è anche – talvolta soprattutto – di riconoscimento di prospettive diverse sul mondo e richiede di coinvolgere gli attori portatori di tali diverse prospettive. Nel caso di questa ricerca sulla neurodiversità, ciò ha significato lavorare con diverse realtà educative in Italia, ma anche mettersi in contatto con realtà estere che portano avanti obiettivi simili e con ricercatori, professionisti e attivisti neurodivergenti. Per esempio, le testimonianze degli attivisti neurodivergenti sono state fondamentali per capire, dai diretti interessati, cosa voglia dire avere un’esperienza differente del mondo e sviluppare quindi ipotesi efficaci sui bisogni deə bambinə neurodivergentə.

Ci parli del workshop del 14 gennaio? Cosa succederà e a chi è rivolto?

Il 14 gennaio sarò a Pietra Ligure, ospite dell’associazione Libelle, per un workshop intitolato La sensorialità come bussola: comprendere emozioni e comportamenti di bambine e bambini nel gioco spontaneo all’aperto. L’obiettivo del workshop è portare l’attenzione dei partecipanti su una dimensione della vita – la sensorialità appunto – che viene spesso data per scontata, e quindi poco discussa, ma che può offrire importanti chiavi di lettura per comprendere le emozioni e i comportamenti deə bambinə. 

Gli esseri umani percepiscono, processano e organizzano le informazioni provenienti dall’ambiente in modi molto vari: ad esempio, ciò che per alcuni può costituire uno stimolo delicato, per altri potrebbe risultare troppo intenso. Questa diversità percettiva emerge in maniera ancora più evidente quando ci troviamo immersi nel selvatico, che è un luogo unico per ricchezza e varietà di stimoli sensoriali e possibilità di movimento. 

Famiglie e accompagnatori del bosco hanno espresso l’esigenza di strumenti specifici per riconoscere e rispondere ai bisogni deə bambinə neurodivergentə all’aperto

Nel workshop vedremo che prendere in considerazione la sensorialità può significare non solo comprendere meglio i comportamenti dei bambini, ma anche individuare e mettere in discussione le aspettative e le norme sociali che ruotano intorno alla sensorialità. Lavoreremo anche nella direzione di sviluppare nuovi strumenti per comunicare sulle nostre esperienze sensoriali con ə bambinə: non ce ne rendiamo conto, ma il nostro linguaggio è molto limitato in questo ambito. In sintesi, questo workshop sarà un’occasione per contribuire a costruire una cultura della sensorialità nel mondo dell’educazione all’aperto.

Aggiungo che lavorare nella direzione di costruire una cultura della sensorialità non significa sostituirsi a specialisti e clinici che trattano questo aspetto dell’esperienza umana da un punto di vista medico. Anzi, riconoscere l’importanza della sensorialità ci indica quanto possa essere talvolta significativo collaborare con professionisti del campo per sostenere al meglio i bambini che accompagniamo.

Cosa può fare chi fosse interessato ad approfondire tutto ciò, oltre che venire all’evento del 14?

Potete seguirci sui nostri social – Pedagogia del Bosco ha un account su Facebook e su Instagram – per essere aggiornati sui nostri appuntamenti oppure potete scriverci e invitarci nelle vostre realtà.

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