La storia di Moussa Abbati Yahaya: rifugiato del Niger, oggi apicoltore tra arnie e api
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Alessandria - Moussa Abbati Yahaya è un ragazzo poco più che trentenne e proveniente del Niger per cui il mondo dell’apicoltura non era qualcosa di totalmente sconosciuto: nel suo paese di origine aveva già svolto questa attività, benché in forma molto diversa.
Nei mesi passati Moussa Abbati Yahaya si è sperimentato per la prima volta all’interno di una realtà aziendale per apprendere il lavoro di apicoltore: ha infatti partecipato all’edizione 2022 di Bee My Job, progetto di apicoltura sociale rivolto a rifugiati e richiedenti asilo e ideato dall’Associazione Cambalache. Oggi possiamo dirlo: un nuovo apicoltore è nato e una strada innovativa è stata percorsa, all’insegna dell’intreccio tra competenze, responsabilità sociale di impresa e la volontà di costruire una società inclusiva.
IL PERCORSO DI FORMAZIONE
Il percorso è iniziato nell’estate 2022, quando da luglio a ottobre si sono tenuti gli incontri in cui Moussa Abbati ha potuto approfondire i principali elementi delle tecniche di apicoltura. «Sotto l’attenta guida di Mauro Veca, co-founder del progetto Apicolturaurbana.it, Moussa ha imparato molto in fretta a muoversi nel modo corretto durante una visita in apiario», ha raccontato Giuseppe Manno, founder di Apicolturaurbana.it.
«Sono rimasto meravigliato dal fatto che già dopo poche lezioni aveva preso completa padronanza degli strumenti del mestiere e confidenza con le api effettuando una visita agli alveari in modo preciso e attento», ha aggiunto Giuseppe Manno. Il percorso è stato infatti reso possibile dalla partnership con ApicolturaUrbana.it, che rappresenta la prima realtà italiana dedicata all’apicoltura sia per privati che per aziende.
Così questa realtà ha coinvolto l’importante rete di aziende che ospitano gli alveari urbani installati da ApicolturaUrbana.it. A questa si aggiunge l’adesione di Sorint.lab, system integrator e leader nella Digital Transformation con sede a Bergamo, che ha dato la possibilità di ospitare nel proprio apiario aziendale un percorso di formazione in apicoltura che avesse come protagonista una persona rifugiata o richiedente asilo.
Quest’anno il progetto è giunto alla sua ottava edizione ed è stato riconosciuto come best practice di inclusione a livello internazionale. Ha promosso sul territorio italiano oltre 150 tirocini formativi in aziende apistiche etiche e grazie a un percorso strutturato ha dato la possibilità a giovani ragazzi di divenire apicoltori, formati da professionisti esperti.
LAVORO ETICO IN AZIENDE ETICHE
Il progetto nel complesso punta sulla Corporate Social Responsibility, ovvero la Responsabilità Sociale d’Impresa: quello avviato insieme a Cambalache è un percorso che parla al tempo stesso di integrazione e crescita personale, un progetto che si fonda su un’etica del lavoro in netto contrasto con le logiche di sfruttamento che troppo spesso sono protagoniste in Italia.
Lo stesso lavoro di Bee My Job è raccontato in un cortometraggio che parla di api e di persone: mette in luce i diversi aspetti di questa esperienza parlando di apicoltura e allo stesso tempo della necessità di accogliere chi fugge da guerre, chi è minacciato da sistemi fragili e pericolosi esattamente come le api lo sono dall’ambiente che l’essere umano ha inquinato.
Guardando al futuro, questo progetto potrebbe mettere le basi per un inserimento di giovani migranti in aziende apistiche del territorio e di formare tanti ragazzi, proprio come Moussa Abbati Yahaya. Come spiega Mara Alacqua, presidente di Cambalache, «si è trattato di una formula nuova per Bee My Job, un progetto che dall’anno in cui è nato, il 2015, ha formato oltre 200 apicoltori stranieri sul territorio italiano. Un’opportunità valida che consente di allargare le forme di responsabilità verso una società più inclusiva per tutti e per tutte. Ringraziamo ApicolturaUrbana.it e Sorint.lab per aver percorso con noi questa strada nuova, convinte che nei prossimi anni la rete di adesioni possa ulteriormente ampliarsi».
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