Maricla Pannocchia e la sua scelta di vita: viaggiare e scrivere per far sentire al mondo la voce degli ultimi
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Maricla Pannocchia nasce in un paesino della Toscana, anche se oggi la vita l’ha portata in Cambogia dopo aver girato per il sud-est asiatico e altri paesi del mondo. Maricla non è mai stata una persona comune e si è sempre sentita diversa dalla massa. Ha sempre avuto un talento naturale per scrivere, un’attitudine indiscussa per il viaggiare e un’empatia profonda con tutti gli esseri umani con cui entra in contatto.
Ed è così che prende una decisione inevitabile e coraggiosa: chiudere del tutto con la sua famiglia e con tanta gente tossica, lavorare come ghostwriter e copywriter, viaggiare per incontrare persone di cui sentiamo parlare poco e/o male e dar loro voce. Le conseguenze di queste scelta sono positive per lei e per le persone che incontra. È passato poco più di un anno da allora e Maricla è un’altra persona: la sua vita in Occidente era in grigio. Ora, in viaggio, lei vive a colori.
Chi eri prima e che cosa facevi?
Bella domanda: chi ero? Io credo fermamente nell’essere qui per fare un percorso quindi mi sento comunque collegata alla me stessa del passato. Vivevo a Rosignano Solvay, dove sono nata e cresciuta, in una famiglia tossica e disfunzionale e in una realtà composta da gente piatta, dalla mentalità ristretta e che criticava chiunque non aderisse alle aspettative della società. In quegli anni ho fatto vari tentativi per cambiare vita ma “se vuoi davvero cambiare il mondo prima devi cambiare te stesso” e la vera rivoluzione è iniziata quando, nel 2019, ho iniziato un percorso di crescita personale fai-da-te.
Come hai deciso di iniziare a viaggiare, scrivere e agire?
In realtà io ho sempre voluto scrivere, viaggiare e contribuire in qualche modo a rendere il mondo un posto migliore. Ho iniziato a scrivere i primi racconti a 7 anni e non ho più smesso. Poi ho pubblicato diversi libri e ora lavoro come ghostwriter e copywriter. Alle scuole medie volevo diventare reporter di guerra, a 15 anni ho iniziato a seguire una persona online, molto impegnata dal punto di vista sociale, che mi ha fatto capire che anche io avrei potuto viaggiare per il mondo e fare la differenza.
Ovviamente a quei tempi non c’erano le opportunità che ci sono oggi, ma penso che questa persona sia stata di vitale importanza perché, con il suo esempio, mi ha mostrato una strada da seguire, quando la mia realtà era davvero deprimente. Il 24 ottobre 2021 ho avuto l’occasione di incontrarla di persona ed è stato come vedere cosa sarei potuta diventare. Un mese dopo ho chiuso con la mia famiglia e sono partita per Roma, dove ho vissuto sei mesi prima di lasciare l’Italia alla volta del sud-est asiatico. Ho anche iniziato a viaggiare in luoghi come un campo profughi per mettere la mia passione e il mio talento per la scrittura al servizio degli altri.
Quali sono stati i tuoi progetti più importanti in giro per il mondo?
Il mio è un unico progetto. Sono da sempre contraria al volonturismo e al volontariato fatto “giusto per…”. Ho deciso di mettere questa mia competenza al servizio degli altri pertanto viaggio, entro in contatto con le Onlus, spesso locali, o con la gente del posto, creo un rapporto umano con loro e poi, quando vogliono e quando è il caso, pubblico le loro storie per offrire agli occidentali un luogo virtuale in cui sapere cosa succede veramente, senza filtri, in altri Paesi.
Finora ho scritto in italiano, ma i risultati sono stati a dir poco deludenti in termini d’interesse da parte della maggior parte degli italiani e non solo economicamente, quindi dal 2023 scriverò quasi esclusivamente in inglese, rivolgendomi a una platea internazionale.
Dove ti trovi adesso e perché?
Al momento sono in Cambogia. Sono qui da luglio, prima ho passato un mese in Thailandia e circa dieci giorni in Vietnam. Scrivo e poi semplicemente vivo qui. Nel corso di questi mesi ho incontrato diverse Onlus, sono andata a visitare i loro progetti, ho passato del tempo con i ragazzini di cui sono mentore, sono andata a visitare i luoghi turistici, ma ho anche visitato i villaggi locali.
Ormai i luoghi principali mi sono familiari, ho le mie abitudini, i posti che frequento regolarmente, conosco alcune persone di qui e via dicendo. Come agisco? Io sono qui, in primis, per me stessa. Quello che ho ricevuto da questo Paese, specialmente dalle persone, mi ha cambiata moltissimo. Per me agire significa far parte dell’umanità, non arrivare come una sorta di salvatrice. Io racconto le storie della gente, non faccio altro, e mi va bene così.
Qual è lo scopo del tuo lavoro?
È importante sapere che tutte le persone sono, appunto, persone. Bisogna creare un rapporto umano con loro. Io ho parlato di argomenti seri con tanta gente, sia qui sia in altri Paesi; spesso i miei interlocutori mi hanno raccontato le loro esperienze di vita, abbiamo anche riso, scherzato e chiacchierato del più e del meno. Dobbiamo condividere momenti, creare legami autentici.
Il concetto che noi occidentali andiamo da qualche parte solo per aiutare è assurdo. C’è da tenere in mente che molte di queste persone in difficoltà, soffrono anche e soprattutto perché si vedono negare i propri diritti umani, perché i crimini ai loro danni vengono presi sottogamba, perché non hanno un documento, non hanno possibilità di costruirsi un futuro.
Cosa è cambiato dopo aver attraversato questo processo di vita lavorativa in giro per il mondo?
Ho sempre avuto un modo di pensare diverso dalla massa. Più che le prospettive direi che sono cambiata io. Lasciar andare vecchi ruoli e credenze richiede impegno e dedizione. Noi tutti abbiamo degli schemi mentali che solitamente sono negativi e inutili, prodotto delle nostre credenze. Sovrascriverle non è qualcosa che si fa dall’oggi al domani, ma è necessario per evolvere.
Sto facendo un lavoro quotidiano e sono già cambiata molto, ma sento che la strada è ancora lunga: il processo di crescita personale durerà tutta la vita. I primi tempi alcune persone che vivono all’estero da molto più tempo di me mi dicevano “pensi ancora all’italiana” e mi sono resa conto che è vero. Adesso mi è più facile identificare alcuni meccanismi tipici della nostra mentalità e allontanarmene. Oltre a questo, essere regolarmente esposta a situazioni d’ingiustizia che qui fanno parte della quotidianità mi costringe a essere sempre attiva. Io sono una persona molto empatica, sento le emozioni e i pensieri altrui.
Cosa pensi oggi di tutto quanto è successo e quali sono i tuoi progetti futuri?
Io penso che ognuno di noi sia responsabile della propria vita. Purtroppo però la maggior parte della gente vive con il pilota automatico inserito e non è davvero consapevole di sé stessa. Per me invece questa è la cosa più importante, ma richiede molto coraggio. Nel momento in cui diventi consapevole di te, sei responsabile di quello che fai e dici: sei il regista della tua vita.
Io mi espongo a esperienze che mi spingono fuori dalla mia zona di comfort, spesso devo contare solo su me stessa. I miei progetti futuri sono sempre su questa scia. So che questa è la mia chiamata, il motivo per cui ho deciso di nascere, e sento che il 2023 sarà un anno rivoluzionario in tal senso, proprio perché sto cambiando e cambierò ancora mindset. So cosa voglio, perché lo voglio e farò il possibile per realizzarlo. Per me, per le persone con cui entrerò in contatto, per fare la mia parte in questa catena che forma la storia dell’umanità.
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