Jebbia: ad Augusta una nuova start up per ridare un volto nuovo ai tetti delle città
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Siracusa - La pandemia, nonostante le tante difficoltà, ci ha permesso di guardare con occhi diversi immagini e luoghi a noi familiari. Ci ha dato la possibilità di scorgere e apprezzare dettagli a cui prima non facevamo molto caso. E grazie a un diverso modo di vivere il tempo, sia nella quantità che nella qualità, abbiamo avuto modo di aprirci anche a nuove idee e progetti.
È ciò che è successo a Domenico Pititto, trent’anni, una laurea in graphic design all’ Accademia di Belle Arti e fotografo per diletto. Pur essendosi tante volte affacciato dai balconi della sua città, Augusta, solo durante il primo lockdown ha pensato di trovare una soluzione alla vista delle “gebbie” – in Sicilia si chiamano così per via dell’evidente origine araba del termine “jabb”, in maltese ”ġiebja” e infine in siciliano “gebbia” – ovvero cisterne, i serbatoi di acqua, solitamente blu, disposti su molti tetti di centri storici. Molti scorci unici delle città siciliane sono infatti offuscati dalla presenza di queste brutture.
Ne ha parlato subito con Roberta Suppo, ingegnere, e così è nata Jebbia, una soluzione ma anche un’opportunità. Già, perché le cisterne d’acqua oltre a deturpare il paesaggio, essendo esposte al sole favoriscono processi che alterano l’acqua e possono impattare sulla salute delle persone. Una visione interdisciplinare in cui convergono temi legati alla giustizia sociale ma anche ambientale, con la volontà di trasformare gli ambienti esterni in un’oasi verde in grado di migliorare la bellezza dei luoghi e la qualità della vita delle persone.
A Domenico e Roberta si è aggiunto Alessandro Trovato – che oggi non fa più parte del progetto – e Giuseppe Macca, chief strategy advisor di Jebbia. Nel 2022 sono stati premiati nell’ambito della prestigiosa academy del New European Bauhaus. Grazie ai fondi ricevuti hanno avviato un processo di accelerazione e accompagnamento che ha portato alla creazione del primo prototipo di jebbia presentato a dicembre al Fabla – Startup Europa Lab di Benevento.
«Il prossimo obiettivo è trovare nuovi finanziamenti per proseguire con un secondo prototipo che contiamo di mettere sul mercato entro il 2023. Nonostante le criticità, sono parecchi i feedback positivi e vediamo tutte le potenzialità di jebbia. Pensiamo che l’idea possa ispirare un modo diverso di urbanizzazione, di creare spazi e pensare alle città. Speriamo possa dar vita a nuovi processi anche tramite la contaminazione», commenta Giuseppe Macca.
Jebbia, di fatto, progetta soluzioni modulari verdi, giardini tridimensionali che possono così coprire le vasche di acqua, ma anche qualsiasi altro elemento tecnologico – cabine elettriche, pannelli fotovoltaici, condizionatori – presente sulle terrazze. Uno studio di design per la produzione di soluzioni di architettura sostenibile.
Un’idea innovativa e generativa che cerca di concorrere ad una rigenerazione naturale delle città sempre più cementificate e sconvolte dagli effetti estremi di origine antropica dovuta ai cambiamenti climatici. La start up venderà sul mercato un prodotto non fisso ma modulare, che verrà progettato in base alle caratteristiche del territorio.
«Immagina un lego, un mattoncino, un quadrato con dentro tasche e piante. Ogni modulo sarà diverso a secondo del contesto. Tutto è studiato nel dettaglio. Se svilupperemo un giardino tridimensionale al sud della Spagna saremo supportati da un agronomo del luogo che conosce bene il territorio. È un concetto diverso rispetto al giardino verticale, il nostro è un lavoro interdisciplinare con consulenti, designer e agronomi, che mira a installare le piante adatte a un preciso contesto e misura anche l’impatto in materia di abbattimento di CO2. Ogni modulo infatti assorbirà un tot di CO2», continua Giuseppe.
Lo scopo è rendere le città più sostenibili e con spazi più belli e accessibili da un punto di vista estetico. «Questo è un progetto che nasce al sud per esigenze del sud e si sviluppa attraverso un metodo e un processo di co-progettazione e co-design che vede la collaborazione di tutti gli stakeholder.
La forza di Jebbia è la sua flessibilità, sia per il prodotto stesso che per la sua possibile evoluzione a partire da un valore originario che è rendere le città più verdi, belle e accessibili. È una missione che andiamo a svolgere evolvendo la risposta in base alle necessità dei singoli territori. Questo ci permetterà di adattarci ai grandi cambiamenti che ormai saranno sempre più frequenti», conclude Giuseppe.
Jebbia è un progetto agile e snello che ha voglia di contribuire alle sfide di sostenibilità e di riqualificazione dell’isola; anche per questo si propone di restare al centro del Mediterraneo e dare valore sia al mercato locale che a quello internazionale. Domenico, Roberta e Giuseppe sperano che grazie al PNRR possa prendere sempre più piede una diversa progettazione per l’urbanizzazione sostenibile. La passione e gli obiettivi non sembrano mancare, così come la visione, chiara e definita. Interventi per cambiare il volto delle città in meglio sono necessari, senza per questo togliere identità ai luoghi e alle strutture. Anzi, rendendoli più belli e soprattutto più verdi!
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