30 Gen 2023

È tutto pronto per il Carnevale di Scampia, fra fermento sociale e ingiustizie burocratiche

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Il 19 febbraio si celebreranno gli eventi del Carnevale di Scampia, uno dei momenti più significativi di un percorso di inclusione, attivazione e rigenerazione che dura in realtà tutti i giorni dell'anno. Eppure in questo 2023 non c'è solo da festeggiare: a giorni si aprirà il processo d'appello per il GRIDAS, una delle realtà storiche di Scampia. Insieme a Martina Pignataro proviamo a capire cos'è successo e cosa potrebbe succedere.

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Campania - Il Carnevale di Scampia è una tradizione che dura da quattro decenni ed è in collegamento con le manifestazioni più affini nel resto d’Italia, una rete diffusa di carnevali sociali che sfruttano questo momento di festa per rigenerare la comunità, fare rete, diffondere buone pratiche e affrontare tematiche centrali nella vita dei territori.

Uno dei gangli di questo sistema vivo e ramificato è il GRIDAS, che però in questi giorni, all’apice di quello che dovrebbe essere il momento di culmine delle finalità sociali e aggregative di questa storica realtà napoletana, si trova ad affrontare una sfida difficile e paradossale: «Da un lato c’è il Carnevale di Scampia – mi spiega Martina Pignataro – e dall’altro la burocrazia, che non riconosce un’attività che invece, soprattutto sul carnevale, raggiunge la sua massima espressione di rete».

LE MURGAS

Uno strumento di connessione fondamentale, oltre che un elemento di colore musica e festa che anima le strade durante il carnevale, sono le murgas. Martina mi spiega di cosa si tratta: «Le murgas sono bande con musicisti, principalmente percussionisti, e ballerini. Prendono origine dalla storia degli schiavi americani, spesso si vestono con frac indossati al contrario e i loro balli simulano la liberazione delle catene e la ribellione».

carnevale di scampia2

Dalla MalaMurga alla Titubanda, da anni il Carnevale di Scampia ospita murghe provenienti da tutta Italia e anche dall’Argentina. Nel 2008 è nata la BandaBaleno, la murga di Scampia, che si è andata a unire al frente murguero italiano. «Quello della rete di murghe è un canale per creare connessioni, diffondere informazioni e rafforzare le reti sociali», osserva Martina.

PAROLA D’ORDINE: FARE RETE

Proprio quello di rete è un concetto – ma anche una pratica, ovviamente – fondamentale per il GRIDAS, che è collegato con una serie di carnevali sociali su tutta Napoli e non solo: «Siamo in connessione anche con altri, come per esempio quello di Torino, e anche quelli di Andria, Roma, Milano e così via sono collegati con quello di Scampia». A Napoli si è creato un coordinamento di carnevali sociali che lavorano dal basso, si autofinanziano, realizzano carri e maschere con materiali di risulta coinvolgendo i territori, le scuole, le associazioni e le persone su temi temi legati al quartiere, mantenendo comunque una visione più ampia sulle grandi questioni sociali.

Martina mi racconta le caratteristiche del coordinamento dei carnevali napoletani, di cui fa naturalmente parte anche il Carnevale di Scampia: «La rete si è creata nel 2012 da esperienze già avviate e ogni anno si fa un calendario comune – che va dal venerdì prima di carnevale al martedì grasso – dei cortei. Tutti gli eventi e le realtà che li organizzano sono connessi come modus operandi, ruotano attorno a fatti sociali e anche durante l’anno restano in rete e fanno iniziative connesse».

Molte delle associazioni che lavorano al Carnevale di Scampia, e non solo, sono sotto attacco

GRIDAS SOTTO ATTACCO: LA CAUSA DI SGOMBERO

Eppure in questo periodo di festa c’è qualcosa che stona. È l’ennesimo atto di una storia di ingiustizia, burocrazia e malapolitica che si trascina da anni: una causa per sfrattare il GRIDAS dai locali che attualmente utilizza. Vi invito a leggere questo articolo in cui facciamo il punto della vicenda, mentre Martina mi racconta gli ultimi aggiornamenti: «Il 7 febbraio è attesa la sentenza del processo d’appello. Si va avanti da dodici anni, abbiamo vinto il processo penale, ma il calvario burocratico non è finito, l’amministrazione non ha ancora aperto un tavolo tecnico sulla questione, ha palesato l’intenzione di intercedere ma non ha fatto nulla di concreto».

Il GRIDAS infatti è in causa con ACER, che amministra i beni della Regione – proprietaria dell’immobile utilizzato dall’associazione –, e il Comune si è sempre proposto come intermediario per rilevare i locali dandone in permuta altri per concederne l’utilizzo al GRIDAS, anche perché l’immobile stesso è stato originariamente costruito per fungere da centro sociale. La permuta però non si è mai conclusa, dopo tantissimi tavoli tecnici inutili. Con la nuova amministrazione non è cambiato molto, le intenzioni ci sono ma mancano i riscontri.

carnevale di scampia1

Nel frattempo il processo va avanti: «È arrivata la sentenza di condanna, a luglio abbiamo fatto ricorso e a ottobre c’è stata l’udienza, che è stata aggiornata al 7 febbraio. Quello che mi chiedo è: perché non possiamo avere il titolo per usare quell’immobile, nato proprio come centro sociale? Noi ne abbiamo mantenuto la funzione negli anni valorizzandolo pure».

A questa si aggiunge un’altra perplessità: «La causa civile è stata mossa solo al GRIDAS – spiega Martina –, anche se lo spazio è utilizzato da molte altre realtà. Purtroppo temo sia una questione politica, che ora va avanti per inerzia burocratica. Quello che manca è una soluzione pratica e concreta. Fra l’altro in questo periodo facciamo sempre laboratori pubblici ed eventi che coinvolgono il quartiere, mentre quest’anno dobbiamo svolgere le nostre attività in sordina per non interferire».

Martina conclude con una considerazione che suona tanto come una richiesta di maggiore responsabilità da parte dell’amministrazione: «Molte delle associazioni che lavorano al Carnevale di Scampia, e non solo, sono sotto attacco. Il titolo del GRIDAS di quest’anno è proprio sul tema della messa in discussione di questi spazi, che soprattutto dopo la pandemia hanno avuto un ruolo sociale fondamentale nel tamponare le emergenze. Il Comune spesso si è appoggiato a noi, per poi scaricarci lasciandoci soli».

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