24 Gen 2023

Silvia Gogna e il suo punto noleggio bici: “Ho cambiato vita per tenere viva la mia valle”

Scritto da: Valentina D'Amora

Dall’idea di aprire un punto di noleggio di bici elettriche alla voglia di attivarsi per valorizzare il proprio territorio. Non si sa cosa sia scattato prima, ma la volontà di fare rete c'è, l'intenzione di fare fronte comune per darsi una mano a vicenda pure. Cosa manca? Salire in sella e scoprire le meravigliosi panorami della val Borbera, assaporarne le specialità locali e chiacchierare con i suoi abitanti. Abbiamo incontrato Silvia Gogna di Bikevalborbera, che ci ha raccontato come s'è sviluppato il suo progetto.

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Alessandria - C’è chi cambia città per amore, chi sente che è arrivato il momento giusto per coronare il sogno di una vita e chi invece capisce che cambiare diventa un’esigenza, un vicolo senza sbocco in cui si cerca l’uscita, facendo qualche passo indietro e voltando le spalle al passato oppure volgendo lo sguardo verso l’alto per trovare la strada lungo una via inaspettata.

Oggi vi raccontiamo la storia di Silvia Gogna, una donna nata e cresciuta a Mongiardino Ligure, in provincia di Alessandria. Lei è una valborberina DOC, che ama visceralmente il suo territorio e le sue tradizioni e proprio per questo vuole che questo prezioso patrimonio non vada perduto.

Così, dopo aver lavorato per anni insieme a suo marito in un negozio di scarpe in diversi punti vendita tra Alessandria e Cabella, decide di dare una nuova direzione alla sua vita per dedicarsi a mettere su gambe la sua idea di valorizzazione della valle attraverso il turismo lento. Dà quindi vita a Bikevalborbera, un punto di noleggio di biciclette elettriche a Cabella Ligure, da cui si parte su due ruote alla scoperta della valle.

ebike cabella
Foto di D. Tacchella
Silvia, raccontaci del tuo cambio vita…

Sono stata lenta, perché io il mio cambio vita l’ho fatto a quarant’anni [sorride, ndr]. Ho lavorato in un negozio per tanto tempo, da quando ero all’università fino al 2017. Poi ho realizzato che avevo bisogno di cambiare. Ed è arrivata quella che chiamo “la follia dei quarant’anni”.

Com’è nata l’idea di Bikevalborbera?

Parlando con le persone mi sono resa conto che erano tanti a non conoscere davvero la valle e non mi riferisco solo a persone di fuori, intendo gli abitanti stessi! E pensare che io a volte, quando mi capita di fare dei trekking con delle amiche, mi stupisco ancora di quanto sia bella. Così è successo che un giorno incontro una mia amica che in quel periodo stava lavorando a un percorso ciclabile – la ciclovia VenTo, che collega Torino a Venezia – e mi si accende la lampadina.

E in che modo hai articolato il tuo progetto?

Nel 2017 ho iniziato a raccogliere materiale e a progettare percorsi che potessero raccontare vecchie storie. Solo dopo ho aperto il punto di noleggio. Andare in bici ti permette di vedere la valle in modo più lento e più approfondito, noti molti più dettagli che andando in macchina e fai più chilometri che camminando. A piedi sei costretto a restare in una porzione di territorio circoscritta, mentre in bici fai un bel giro. Con l’app poi l’esperienza è più completa, perché puoi pedalare in autonomia facendo un tour autoguidato, ma in ogni tappa hai la possibilità di incontrare le persone del luogo.

Questa è la nostra ultima occasione per valorizzare la val Borbera: gli anziani stanno morendo e noi dobbiamo mantenere la loro storia, altrimenti morirà con loro

Oltre a segnalare ristoranti o bar, in ogni punto ci sono delle persone di riferimento: se i clienti mi dicono che stanno per fare l’anello di Vendèrsi, per esempio, chiamo prima Silvia Porcile, dell’associazione Il Paese degli Spaventapasseri, e le dico di aspettarli e accoglierli. Oppure se vai in un bar “affiliato” puoi ricaricare la batteria della bici e fare due chiacchiere con i titolari.

Come hai capito che la valorizzazione del territorio era la tua strada?

Amo questa valle, dove sono nata e cresciuta, e amo studiare. Infatti sono diventata guida ambientale pochi mesi fa, proprio per dare informazioni più precise ed esaustive a chi viene da me a noleggiare le bici. Punto molto sulla degustazione di prodotti locali – per esempio il miele di CelestinOvie, ma anche formaggi, ravioli fatti a mano, vini, funghi e i tartufi bianchi della Val Borbera – e sulla scoperta del luogo da diverse prospettive, perché sono convinta che pedalare sia un modo diverso per vedere e vivere un territorio. Anche per questo i prezzi sono più bassi: preferisco che quei cinque euro di differenza vengano spesi in paese, nei bar o nei negozi, creando un circolo virtuoso che rafforza l’economia locale.

Cosa ti ha smosso di più questo progetto, soprattutto nel profondo?

Rendermi conto che qui in valle stiamo scomparendo. Il fatto che ci siano pochissimi residenti è oggettivamente un problema: si susseguono frazioni dove vivono una o al massimo due persone molto anziane, nelle scuole ci sono classi di pochissimi bambini. Nella classe di mia figlia, per esempio, sono in cinque. Ecco perché cerco di far conoscere la valle: secondo me è un modo per tenerla viva.

bici cablla

E d’altronde anche le tappe del Sarvego Festival sono state immaginate per far conoscere posti sempre diversi a chi arriva da fuori, certo, ma soprattutto a coloro che vengono in valle da anni, magari a trovare parenti, ma non hanno mai avuto occasione di esplorarla davvero. Questa è la nostra ultima occasione per valorizzare la val Borbera: gli anziani stanno morendo e noi dobbiamo mantenere la loro storia, altrimenti morirà con loro.

Cosa bolle in pentola per i prossimi mesi?

Punterò molto sull’antica via del sale, un itinerario dal Piemonte alla Liguria, con destinazione Camogli, che permette di raggiungere San Fruttuoso trasportando la bici sul traghetto. E la prossima estate proporrò l’abbinamento trenino di Casella + ebike per poter stare qui in valle un paio di giorni. Mi piace molto il binomio di mezzi dolci. D’altronde noi siamo “mezzi liguri”, questa è la terra dell’Oltregiogo, la storica area a ridosso delle attuali Liguria e Piemonte. 

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