5 Dic 2022

La storia di Vincenzo Deluci, la passione per la musica e la battaglia per una disabilità inclusiva

Scritto da: Angela Giannandrea

La vita ha riservato una sorpresa amara a Vincenzo Deluci, trombettista divenuto tetraplegico a causa di un incidente. Proprio la passione per la musica gli ha dato la forza per andare avanti e rilanciare creando un'associazione che favorisce l'inclusione e lavora per realizzare strumenti musicali utilizzabili anche da persone con disabilità, superando le barriere fisiche, mentali e culturali.

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Brindisi, Puglia - Vincenzo Deluci è un talentuoso musicista pugliese con una vita tutta in salita da quando, al rientro da uno dei suoi concerti, il destino decide di cambiargli le carte in tavola. Così, in un istante irreversibile, si ritrova tetraplegico. «Era il 2004 – racconta Vincenzo – tornavo da un concerto. Avevo 29 anni. È accaduto tutto in pochissimi secondi. Credo che ognuno di noi abbia un disegno di vita. E forse il mio è questo: suonare in carrozzina e mostrare come, nel bel mezzo di un destino avverso, provare una forte passione per qualcosa aiuti a realizzare tante cose. La musica mi ha salvato».

Vincenzo sprigiona tanta forza e nessuna intenzione di piangersi addosso. «Ecco perché dico ai ragazzi: appassionatevi a qualsiasi cosa! È a quella che potreste aggrapparvi se la vita dovesse farvi uno sgambetto. Per me non è stato facile, ma mi sono rialzato. Devo dire grazie a chi mi ha sempre aiutato e sostenuto donandomi fiducia, forza e speranza. Sono i miei genitori, che non mi lasciano mai solo, i miei amici, l’amore. E devo anche ringraziare chi non ha creduto in me e continua a non farlo, perché mi sprona sempre a dare due volte il meglio, per dimostrare che la disabilità è un limite solo negli occhi di chi la guarda».

vincenzo deluci

L’esperienza che ha vissuto ha permesso a Vincenzo Deluci di capire quanto sia importante agire nel presente senza rimandare a domani. «Io, nella mia condizione di disabile, non posso fare più ciò che facevo prima come, per esempio, andare al mare alle 4 di mattina e suonare la mia tromba sugli scogli e in pacifica solitudine. Forse non ero realmente consapevole della bellezza di quei momenti, almeno fino a quando non ho perso l’occasione di poterli rivivere. Sono cose che davo per scontate e che oggi mi mancano tantissimo».

«Avendo perso la sensibilità alle mani ho nostalgia del tatto di mia madre quando mi coccola o della possibilità di poter accarezzare mia nipote», racconta il musicista. «Sono molte le cose che mi mancano come l’aria, ma fortunatamente ne possiedo altre che mi ridonano ossigeno. Ho sviluppato però doti che non immaginavo. Ho rafforzato altri sensi e questo è un dono»

Vincenzo, nella ricerca di un nuovo modo di stare al mondo, ha anche trovato una via d’uscita per ritornare a suonare. È meraviglioso quando i muri creati dall’ignoranza e dal pregiudizio vengono abbattuti dalla passione, dall’intelligenza e dall’apertura mentale di chi sa guardare oltre perché, come dice Vincenzo, «il concetto di abile o disabile è solo legato a cosa l’altro è in grado di osservare e di interpretare attraverso il suo sguardo».

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Vincenzo Deluci ha un movimento residuo solo al braccio sinistro, ma ha sfruttato le abilità rimaste per tentare varie sperimentazioni al fine di trovare il modo di adattare la tromba alla sua nuova condizione fisica. Di qui il progetto, su misura per lui, ideato e realizzato dal musicista Giuliano Di Cesare e da Gino Deluci, suo padre. Una slide trumpet azionata da una coulisse [parte scorrevole del tubo di alcuni strumenti a fiato, ndr] che gli ha permesso di ritornare sul palcoscenico con Inferno-Paradiso A/R, l’opera da lui musicata e recitata da Beppe Servillo basata su alcuni canti della Divina Commedia.

«Io non ho mai abbandonato l’idea di poter fare musica ma ci sono voluti sei anni. A me hanno regalato un sogno, quello di ritornare a suonare. Questa è la ragione che mi ha spinto a creare nel 2011 l’associazione Accordiabili, costituita con i miei amici più intimi, perché credo che questo sia un sogno che debba essere condiviso e regalato anche con altri. Certo, le difficoltà sono tantissime perché non muovendomi ho bisogno di più tempo per tutto mentre la società, attorno a me, corre veloce».

Questa però è una condizione che non spaventa Vincenzo, perché il suo corpo è immobile, ma la sua mente «va quattro volte più veloce. I disagi e le difficoltà non mancano, ma vengono ripagati dalla musica. Quando salgo sul palco entro in uno status bellissimo. E non ti nascondo che quando suono ho dolori lancinanti per una serie di movimenti che faccio, ma non mi interessa. Lo devo fare perché la musica è la mia ragione di vita».

Accordiabili è nata per sviluppare tecnologie in grado di avvicinare una persona con disabilità alla musica, consentendole di suonare strumenti adatti, per ridare speranza anche a chi non ne ha più. Da qui la fruttuosa collaborazione con la onlus Informatici senza Frontiere e con Roberto De Nicolò, ha permesso la realizzazione dell’attuale tromba Elmec – tromba elettromeccanica – i cui pistoni sono azionati da un joystick manovrato da Deluci che, nel frattempo, nel 2018 si è laureato a pieni voti con menzione speciale anche in musica elettronica presso il Conservatorio di Lecce.

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Sono tanti i progetti e-motion targati Accordiabili. Tra questi MusicAAL, co- finanziato dalla Regione Puglia: «La nostra mission è quella di adeguare gli strumenti a ragazzi con disabilità motorie – spiega Vincenzo Deluci – che attraverso il Progetto Erasmus è diventata anche itinerante. Infatti in collaborazione con una scuola media della mia città abbiamo portato all’estero, nelle scuole ad indirizzo musicale dei Paesi interessati, il nostro know-how per far vedere che tutto si può realizzare attraverso l’adattamento. Basta volerlo».

È stata anche portata a termine una campagna di crowdfunding per realizzare almeno dieci M.U.S.A., il prototipo di strumento musicale innovativo e inclusivo che gli esperti del team e-motion hanno potuto sviluppare nell’ambito del progetto Abilband. Questa cannuccia con pochissimo fiato permette di avere 10000 suoni da un campionatore interno in modo che il ragazzo possa scegliere quelli corrispondenti allo strumento che vuole suonare. «Il nostro intento è quello di portarlo nelle scuole a indirizzo musicale per gli studenti con gravi disabilità».

Accordiabili non si occupa solo di adattamento di strumenti musicali, ma con il tempo ha allargato il ventagli delle sue attività con lo scopo di sensibilizzare sulla disabilità anche da un punto di vista sociale e culturale. «La musica non è una cosa che puoi toccare e neanche vedere, quindi quello che fa quando l’ascolti o quando la suoni tocca delle corde invisibili della nostra anima. Noi lo vediamo quotidianamente con i ragazzi sia a scuola che attraverso le attività organizzate dalla mia associazione».

Quando suono ho dolori lancinanti per una serie di movimenti che faccio, ma non mi interessa. Lo devo fare perché la musica è la mia ragione di vita

A un certo punto Vincenzo racconta un aneddoto particolarmente significativo: «Mi trovavo a Colonia per tenere dei workshop all’interno di un festival. Mi portarono in una struttura riabilitativa dove c’erano tante persone con disabilità. Mentre stavamo provando, una ragazzina in carrozzina, disabile anche psichica, scese dal suo ausilio, gattonando si avvicinò alla cassa e appoggiò il suo orecchio per ascoltare la musica, come se fosse stata rapita dal suono che usciva da quella cassa. Questo per me è un esempio emozionante del potere riabilitativo della musica».

L’esperienza di Vincenzo ci insegna che la musica genera miracoli, che una passione è il faro che illumina la nostra esistenza anche quando la vita sembra spegnersi, che la fiducia e il sostegno morale dei nostri cari sono importanti per ritornare a credere in noi stessi e darci la forza di ricominciare quando tutto crolla. E, non ultimo, ci dimostra che la disabilità è un problema solo fino a quando lo si vuole vedere e trattare come tale. Vi lascio con una riflessione di Vincenzo: «Sono un disabile che cammina come tutti gli altri, ma in modo differente. Sono un musicista disabile che suona come tanti altri, ma in modo differente».

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