9 Dic 2022

Una Talent House per coltivare il capitale umano e riscrivere la narrazione delle aree interne – Io Faccio Così #368

Scritto da: Benedetta Torsello
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Un cross contamination hub come laboratorio di talenti e idee imprenditoriali: è innanzitutto questo la Talent House. Creata a Lucera, ma con lo sguardo rivolto alle comunità locali dei Monti Dauni e all’Europa, la Talent House è uno spazio di lavoro e progettazione dove ogni giorno si prova a valorizzare il potenziale umano e sociale dei territori.

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Foggia, Puglia - Quando gli chiedono che lavoro faccia, racconta sempre di quando il padre lo mandò a studiare giurisprudenza a Ferrara e di come si accorse, una volta rientrato, che sarebbe stato un pessimo avvocato. Gerardo Fascia, presidente della cooperativa Prometeus e di Confcooperative Cultura, turismo, sport per la regione Puglia, oggi si definisce un facilitatore e un operatore di sviluppo locale. «Per spiegarlo a mio figlio di sei anni una volta gli dissi che nel mio lavoro faccio avverare i sogni degli altri. Dopo averci pensato un attimo ha esordito: allora sei un mago. Sì, diciamo che sono una specie di mago».

Per scoprire come compie questa magia, ci dirigiamo verso Lucera, lasciandoci alle spalle Foggia, risorta dalle ceneri dei bombardamenti come un grumo di cemento soffocante. Mentre ci allontaniamo dal capoluogo della Capitanata, all’orizzonte si profilano i Monti Dauni, rara eccezione orografica del tavoliere pugliese, e sconfinati parchi eolici tra i più grandi d’Europa, le cui turbine hanno ridisegnato i bordi delle alture preappenniniche. Gerardo ci indica il Monte Cornacchia, da dove la prima volta che ci eravamo incontrati mi aveva confidato che alla fine si era deciso a tornare qui in Puglia perché più di qualunque altra cosa gli mancava la luce di questi posti.

TALENT HOUSE: COME FUNZIONA UNA CONTAMINATION HUB?

Ci accompagna subito a visitare la Talent House, uno spazio nato due anni fa grazie al bando regionale Luoghi comuni, che ha permesso di “riabitare” le sale storiche di Palazzo Belvedere nel cuore di Lucera, città di origine antichissime e attraversata nei secoli da popoli e civiltà diverse. Prima i dauni, poi i greci, i romani, fino ai normanni e agli svevi. Nel tredicesimo secolo Federico II vi fece costruire una fortezza tuttora visitabile e ne fece una delle sue più importanti roccaforti.

La Talent House è uno spazio di lavoro e progettualità partecipata. «Per realizzare i sogni bisogna innanzitutto scoprire i talenti», ci racconta Fascia nella nostra intervista.  È importante favorire la contaminazione tra risorse in modo da sviluppare delle nuove idee imprenditoriali che tengano conto delle vocazioni di un territorio. «Mapping and Matching è lo strumento metodologico da cui siamo partiti, ovvero mappare e mettere in contatto le competenze presenti su un territorio».

Attraverso dei questionari, una piattaforma online e un’attenta raccolta dati è quindi possibile individuare il capitale umano di un territorio. «Qui alla Talent House accompagniamo organizzazioni o singole persone lungo un percorso di self-focusing, finalizzato proprio a scoprire prima di tutto quale sia il proprio talento», aggiunge Gerardo durante la nostra chiacchierata che potete vedere e ascoltare nel video qui sopra.

FARE IMPRESA A PARTIRE DAL PROPRIO TALENTO

«Alla Talent House aiutiamo gli altri a individuare un’idea progettuale. Spesso è sotto ai nostri occhi, anche se non riusciamo a vederla», ci racconta la project manager dello spazio, Angela Maria Loporchio. L’obiettivo della Talent House è quello di facilitare, passo dopo passo, tutto il processo progettuale: dall’idea alla stesura, dalla definizione del budget alla timeline. E una volta che il progetto viene approvato, continuano a fornire consulenze e supporto per il coordinamento e l’implementazione del progetto stesso.

«Forse la parte più delicata di tutto il processo è quella che tecnicamente viene chiamata “spotting idea”, che consiste neldefinire l’idea progettuale e sostenerla», aggiunge Loporchio. «Questo è un territorio difficile, in cui le idee vanno difese con grande tenacia contro tutto e tutti».

talent house1

Anche per questo alla Talent House ci si allena a progettare, immaginare, attraverso dei format partecipati ed estesi alla comunità come i Brain Lab. Si tratta di eventi in cui ognuno porta una propria idea innovativa, imprenditoriale o di innovazione sociale e culturale. L’obiettivo è presentarla a un pubblico formato da persone con competenze diverse e far emergere dal confronto criticità e punti di forza.

«Questo territorio è un laboratorio a cielo aperto – commenta Fascia –, ma manca una cultura imprenditoriale e queste attività mirano ad accrescerla nelle nuove generazioni». Alla fine del brain lab, vengono selezionate le idee progettuali più forti e supportate nelle varie fasi di candidature su bandi di finanziamento. «Crediamo che la chiave di volta sia un’imprenditoria di tipo comunitario: una forma partecipata in cui è tutta la comunità a diventare protagonista».

SVILUPPO TERRITORIALE, IMPRESA E NUOVE GENERAZIONI

La cooperativa di impresa e lavoro Prometeus, che gestisce il cross contamination hub di Lucera, si occupa dal 2014 di sviluppo locale, progettazione, fundraising e inclusione lavorativa delle giovani generazioni. «Nello sviluppo di politiche territoriali supportiamo enti pubblici e privati. Soprattutto nelle aree più svantaggiate», ci spiega Fascia. «Le intelligenze, il capitale umano sono delle risorse che se messe in rete generano capitale sociale. Non è più possibile immaginare lo sviluppo di un territorio solo come sviluppo infrastrutturale, perché le infrastrutture senza intelligenze sono solo dei templi vuoti».

Il capitale sociale si costruisce anche attraverso il dialogo intergenerazionale e multidisciplinare. Ad tal proposito ci viene raccontato del lavoro portato avanti a Lucera con un collettivo di artisti rientrati in Puglia dopo anni di formazione ed esperienza altrove. «Erano molto disorientati: l’incapacità di dare una direzione professionale al proprio talento genera frustrazione. Allora ci siamo messi insieme a ragionare in una prospettiva di imprenditorialità, organizzando incontri settimanali e iniziative artistiche in città», chiarisce Fascia.

Talent House 3

«Quello che vorremmo fare è mettere in contatto queste professionalità con designer e con gli ordini professionali di ingegneri e architetti, in un’ottica di multidisciplinarietà», aggiunge. Tra tutte le iniziative ci racconta di quando sono state sparse per le vie della città delle sagome a grandezza naturale di donne, uomini e bambini scappati dalla guerra. L’iniziativa era stata intitolata con un gioco di parole “Rifugiati” e al posto dei volti erano stati messi degli specchi. «Così ognuno di noi avrebbe potuto vedere la propria immagine riflessa. Anche perché la condizione di rifugiato può riguardarci molto più da vicino di quanto pensiamo».

LE AREE INTERNE, ECOSISTEMI MOLTO FRAGILI

Ma il vero protagonista della storia raccontata da Gerardo Fascia e Maria Angela Loporchio è il territorio. Ritorna nelle loro parole come la sfida più complessa. Le aree interne sono un ecosistema molto fragile e non fa eccezione il territorio dei Monti Dauni, con le sue trenta piccole comunità inserite in una strategia nazionale spesso scollata dalle esigenze reali degli abitanti.

La narrazione di chi è nato e cresciuto nelle aree interne restituisce un’immagine diversa da quella propinata dalle logiche del marketing che hanno reso borghi spopolati e zone remote, main trend topic di patinate campagne pubblicitarie. «”Partire e restare sono i due poli della storia dell’umanità”, scriveva Vito Teti. Di fatto «lo spopolamento è una di quelle tendenze storiche che non si possono invertire. La retorica dell’aria buona è un fallimento: si può essere innamorati di un territorio, ma se mancano le risorse, non è vivibile. È a quel punto che dovrebbe intervenire lo Stato», ribadisce Fascia.

Non è più possibile immaginare lo sviluppo di un territorio solo come sviluppo infrastrutturale, perché le infrastrutture senza intelligenze sono solo dei templi vuoti

Proprio nel suo Comune di nascita sui Monti Dauni, San Marco la Catola, è stato avviato un nuovo progetto che ha restituito alla comunità un antico maniero abbandonato, la cui bellezza era stata dimenticata dagli stessi abitanti del borgo nonostante il castello dominasse su tutto il paesino. «Era un buco nero nell’immaginario degli abitanti – racconta Fascia – presto diventerà una biblioteca di comunità e uno spazio al servizio di tutti».

Certamente le iniziative dal basso sono la linfa di un territorio, un volano per il cambiamento, ma spesso non bastano. «Il problema non è la mancanza di risorse o opportunità. È piuttosto un problema di ecosistema, che non permette alle idee imprenditoriali di sopravvivere. Per questo occorrono strategie nazionali efficaci che facciano esprimere al meglio il potenziale umano e sociale di questi territori», conclude Fascia. Senza retorica, spesso più pericolosa e fuorviante di anni di politiche territoriali sbagliate.

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