5 Dic 2022

Progetto Tucum: tecnologia ed economia sospesa insieme per combattere la povertà

Scritto da: Angela Giannandrea

Un'app, una start-up tecnologica, i principi del microcredito, i valori di carità e solidarietà, una rete di soggetti che lavora per un unico obiettivo. Sono questi gli ingredienti di Tucum, un progetto lanciato da Giandonato Salvia per sostenere le famiglie in difficoltà. Un'iniziativa che rappresenta anche una tappa nel suo personale cammino di una vita dedicata al prossimo.

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Giandonato Salvia si definisce un imprenditore missionario. Due parole, apparentemente in contrasto tra loro, ma che si ritrovano perfettamente in armonia. Missionario poiché tutto ciò che Giandonato sente di essere e di fare quotidianamente è influenzato dalle sue precoci esperienze di volontariato in Africa e in Sud America, con un ruolo importante giocato dalla fede nelle sue scelte e progetti di vita.

Imprenditore perché, insieme fratello Pierluca, ha lanciato l’A.P.P Acutis srl – Acuti Pro Pauperibus cioè Ingegnosi a favore dei poveri –, nata con lo scopo di implementare un’applicazione per dispositivi mobili con la finalità di concepire un nuovo modo di fare la carità, di contrastare la povertà e di sostenere l’economia del territorio. Il nome Acutis rimanda a Carlo Acutis, un ragazzo milanese morto nel 2006 per leucemia fulminante che faceva volontariato ed era molto esperto di informatica.

Le idee visionarie di Giandonato prendono forma, diversi anni prima, tra i banchi universitari durante una lezione di matematica per la finanza incentrata sull’arbitraggio. La folgorazione giunge da uno spunto del suo professore, che rimanda alla pratica del caffè sospeso a Napoli. Un’iniziativa che consente, ancora oggi, di lasciare un caffé pagato per una persona che non può permetterselo come gesto di accoglienza, di condivisione, di amicizia.

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«In quel momento – racconta Giandonato – pensai: “Come posso offrire al bar un caffè sospeso, allo stesso modo io potrei pagare un farmaco in farmacia, una visita medica presso uno studio specialistico o della frutta dal fruttivendolo”. Un’intuizione che ha generato l’idea di uno strumento che intendevo mettere a disposizione per il contrasto alla povertà in termini sia di distribuzione di beni e servizi a persone e famiglie che di restituzione di occasioni lavorative per coloro che l’hanno perso. E le povertà più grandi, in un contesto di strada, sono fondamentalmente due: l’assenza di una casa e l’impossibilità di trovare un lavoro».

È da quella intuizione che nasce la sua idea di “economia sospesa” e di Tucum, un progetto che racchiude al suo interno il cammino pastorale, lo scopo missionario, lo strumento della carità elettronica e quello del microcredito per i soggetti “non bancabili” perché privi di garanzie da affidare. «La carità è possibile e necessaria, ma non quella che conosciamo noi. Piuttosto una carità attiva, che trasforma, che cambia in meglio le persone che incontriamo: chi riceve deve sentirsi corresponsabile di ciò che gli viene donato. Tutto ciò è possibile perché noi siamo chiamati a esserci per gli altri in ogni modo. La carità non avrà mai fine».

Il progetto Tucum permette di entrare all’interno delle famiglie in difficoltà in punta di piedi e nell’immediatezza, senza perdere tempo, attraverso la distribuzione di tessere simili a una moneta complementare. «Ad oggi – spiega Giandonato – abbiamo fatto circolare l’equivalente di 85mila euro, aiutando circa 110 nuclei familiari. Noi diamo le tessere a famiglie italiane e straniere con un certo criterio. Seguiamo un protocollo per capire chi sono, come stanno, quale sia il loro cammino».

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Il progetto viene condiviso, con le famiglie e si decide insieme la quota che viene convertita in tessere: «Spieghiamo il loro utilizzo. Instauriamo un dialogo. Cerchiamo di far comprendere la finalità della nostra missione e loro condividono con noi la loro precarietà. Si instaura un rapporto di fiducia, di amicizia e ci si dimentica alla fine della loro condizione. Sono anche loro che ci incoraggiano perché, dopo aver provato il nostro sistema ci ringraziano confidandoci di trovarlo molto utile e dignitoso».

Lo strumento della carità elettronica incuriosisce e non poco. L’applicazione è strutturata su diversi livelli: «In questo modo il progetto acquista una forza più grande perché ci sono tante persone che collaborano, dalla comunità che dona agli educatori che lavorano per le associazioni o enti nostri associati, che accolgono la nostra missione. Sono loro, gli educatori, che incoraggiano e guidano le persone povere a cui consegnano le tessere».

Tucum è un progetto che racchiude al suo interno il cammino pastorale, lo scopo missionario, lo strumento della carità elettronica e quello del microcredito

Un altro attore fondamentale del progetto Tucum è rappresentato dai negozianti, che continuano a lavorare, ma nella logica della solidarietà e della condivisione, applicando uno sconto. «E poi ci sono i beneficiari che sono chiamati a loro volta a versare una quota mensile di 2 euro per potersi sentire anche loro parte integrante e responsabili del progetto e non solo i protagonisti della beneficenza».

Giandonato è autore di due libri ed è proprio nel suo secondo libro lavoro – Luce in abbondanza – che racconta lo sviluppo pastorale di Tucum, cioè le difficoltà che il progetto ha incontrato e continua ad avere da un punto di vista economico, perché come sottolinea lo stesso Giandonato «non siamo legati a finanziatori grandi e potenti. Siamo guidati dalla provvidenza. Le entrate provenienti dalla vendita dei libri, tutto il lavoro che ho potuto fare e il contributo dei nostri sostenitori, associazioni e privati ci è servito per pagare di fatto lo sviluppo del progetto e l’applicativo».

Le difficoltà attuali non mancano e sono legate principalmente al pregiudizio davanti all’innovazione, soprattutto se associata alla carità e al denaro, perché si tratta pur sempre di un indotto economico, anche se esclusivamente a fin di bene. Sono tanti anche i pregiudizi, primo fra tutti «la paura di iniziare cose nuove o di fallire per coloro che intendono accogliere il progetto. Tutti spendono bellissime parole, ma all’atto pratico si ha paura del nuovo. Con il passare del tempo però le cose stanno andando molto meglio perché si sta creando fiducia reciproca».

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Tra i suoi sostenitori anche personalità illustri. A novembre 2021 Giandonato è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che l’ha incoraggiato, così come lo stesso Papa Francesco, informato di questo progetto fin dall’inizio. «Anche lui mi ha dimostrato la sua stima e il suo sostegno morale».

Pochi giorni fa è stato a Terni per ricevere il Premio San Valentino assegnatogli dalla diocesi per la carità, la pace e la solidarietà che il progetto Tucum sta portando con sé, riconoscimento che in passato è stato assegnato anche a Madre Teresa di Calcutta. «Questo non solo mi onora e mi emoziona – conclude Giandonato –, ma soprattutto mi riempie di responsabilità. Che non sia solo un premio. Che non sia solo un palco. Che non sia mai solo per me. Il mio progetto è il mio modo di stare al mondo».

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