19 Dic 2022

I polpi, animali sorprendenti per le capacità senzienti e intellettive, corrono un grave pericolo

Scritto da: Daniel Tarozzi

Ormai è scientificamente provato che i polpi sono esseri senzienti, che avvertono il dolore, oltre a possedere un'intelligenza sviluppatissima. Alla luce di queste scoperte, questi animali dovrebbero essere tutelati ancora di più, eppure la Spagna sta progettando allevamenti intensivi gestiti con metodi inaccettabili.

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Quando penso all’empatia con un’altra specie animale mi vengono in mente gli occhi della cagnolina che vive con me, quella della gatta che ha accompagnato un pezzo della mia vita, quella di un elefante, di un leone, di un delfino, riesco persino a immaginare l’occhio di un pesce – quando li vedo dibattersi mentre soffocano su un molo appena pescati mi si stringe il cuore. Ma raramente quando penso all’empatia penso a un polpo, a un gambero, a un altro strano animale marino. Eppure i polpi – non polipi! – sono animali con un cervello estremamente complesso con capacità cognitive completamente inaspettate.

Per sensibilizzare su questa strana e straordinaria specie è stato girato persino un film, My octopus teacher, che racconta l’amicizia che nel corso di un anno il filmaker Craig Foster è riuscito a instaurare con un polpo comune. Polpo e non polipo dicevamo. Quando contatto la dottoressa Stefania Pinna, biologa marina, uso il termine corretto e lei si entusiasma.

«Spesso si fa confusione – mi spiega la dottoressa – tra polpi e polipi. I secondi appartengono alla famiglia dei celenterati e sono tra gli organismi che costituiscono i coralli. Tra i polipi ci sono molte specie animali, ad esempio le meduse nella loro fase iniziale. I polpi sono proprio un’altra cosa».

E allora parliamo dei polpi e della sciagurata iniziativa spagnola di aprire ad allevamenti intensivi. La multinazionale spagnola Nueva Pescanova infatti, nonostante la mobilitazione di associazioni e scienziati di tutto il mondo, sta lavorando all’apertura del primo allevamento di polpi al mondo che dovrebbe essere operativo entro il 2023 e che dovrebbe portare all’uccisione di più di un milione di polpi all’anno.

Il fatto alimentare spiega che “la notizia è stata accolta con sgomento da scienziati e ambientalisti, preoccupati del fatto che creature senzienti e intelligenti come queste, considerate in grado di provare dolore ed emozioni, possano essere allevate commercialmente per la produzione di cibo […] è stato ormai scientificamente assodato che polpi e crostacei sono animali senzienti, cioè in grado di sentire dolore. Il cambiamento di visione su questo tema è arrivato dopo che un team di esperti ha passato al setaccio più di 300 studi scientifici. Le conclusioni sono che i polpi sono ‘esseri senzienti’ e ci sono ‘forti prove scientifiche’ sul fatto che possono provare piacere, eccitazione e gioia, ma anche sofferenza, angoscia e dolore”.

In base a studi recenti come la ricerca pubblicata su BMC Biology e coordinata da Remo Sanges della SISSA di Trieste e da Graziano Fiorito della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, il polpo è un organismo eccezionale con un cervello estremamente complesso e capacità cognitive uniche tra gli invertebrati. Tanto che per certi versi ha più in comune con i vertebrati che con gli invertebrati.

La complessità neurale e cognitiva di questi animali potrebbe derivare da un’analogia molecolare con il cervello umano, come scoperto dalla ricerca che mostra che gli stessi “geni saltatori” sono attivi sia nel cervello umano che nel cervello di due specie, Octopus vulgaris, il polpo comune, e Octopus bimaculoides, il polpo californiano. Una scoperta che potrebbe aiutarci a comprendere il segreto dell’intelligenza di questi affascinanti organismi.

polpi

Secondo Giuseppe Petrosino della Stazione Zoologica Anton Dohrn e Stefano Gustincich dell’Istituto Italiano di Tecnologia, «questa somiglianza tra uomo e polpo potrebbe essere spiegata come un affascinante esempio di evoluzione convergente, un fenomeno per il quale, in due specie geneticamente distanti, lo stesso processo molecolare si sviluppa in modo indipendente, in risposta a bisogni simili».

«Il cervello del polpo è funzionalmente analogo in molte delle sue caratteristiche a quello dei mammiferi», afferma Graziano Fiorito, direttore del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione degli Organismi Marini della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Come racconta la biologa marina Stefania Pinna, «i polpi sembrano essere capaci di cogliere l’intento, come anche i pesci, di chi va sott’acqua. Questo vale anche per le piante e per gli animali che vivono nei boschi. A seconda se ci presentiamo come semplici osservatori o come cacciatori emettiamo dei segnali differenti che vengono colti e riconosciuti dagli animali o dai vegetali».

Le diverse azioni compiute dal polpo – il movimento della testa parallasse, la capacità di spaventare la preda, l’uso dei tentacoli – dimostrano la presenza di una mente controllante che riesce a riunire più informazioni e attraverso strategie flessibili risolvere i vari problemi consentendogli di sopravvivere in un ambiente sempre mutevole e ricco di stimoli.

Negli ultimi tempi la pesca dei polpi ha subito un grande incremento, un po’ per moda un po’ per un uso sempre più massiccio in alcune cucine. Gli allevamenti di base non sono sostenibili, per mantenerli servono grandi quantità di pesce di piccole dimensioni che, una volta trasformati in mangimi, vengono dati come pasto ai pesci più grandi rinchiusi in piccole vasche. Gli spazi ristretti in cui vengono rinchiusi gli animali comportano anche una serie di problematiche. Più animali della stessa specie in uno stesso ambiente ristretto infatti vanno incontro a stress e quindi a problemi di infezioni, riduzione della fertilità e molto altro.

pesca a strascico

Per fare in modo che la carne non venga intaccata da batteri e infezioni si interviene con vaccinazioni, antibiotici e medicine varie. «Esistono delle tecniche di allevamento integrato per cercare di ridurre al minimo lo stress per l’animale, ma serve capire che tipo di strutture saranno coinvolte perché un impatto ambientale c’è in ogni caso», sottolinea Stefania Pinna.

Gli allevamenti intensivi provocano danni all’ambiente, agli ecosistemi e alla salute dell’uomo. Il polpo predilige zone costiere e quelle caratterizzate da anfratti dove riporre e proteggere le uova, quando si trova sui fondali sabbiosi utilizza conchiglie e perfino lattine per difendere le uova dagli attacchi dei suoi predatori. Sono animali molto solitari, immaginarli rinchiusi all’interno di vasche striminzite, così come accade già con altri animali, dovrebbe far riflettere.

La Spagna non è nuova a pratiche piuttosto irruente. «Tra la Sardegna e la Sicilia, ma anche nel mar Tirreno, i pescatori sono soliti ritrovare nelle loro reti a strascico tonni morti. Si sono accorti anche di una forte diminuzione delle sardine che vengono portate al largo della Spagna e usate come pastura per richiamare i tonni che vengono così ingabbiati e trascinati dalle coste delle isole Baleari fino a Malta».

Qui vengono ingrassati e venduti al mercato giapponese, il più redditizio: «I tonni sono abituati a muoversi velocemente e in spazi enormi, i rimorchiatori invece viaggiano a una velocità di 2-3 nodi. Molti tonni, soprattutto quelli riposti più in basso, muoiono e vengono liberati. Ecco perché i pescatori ne ritrovano molti nelle loro reti. Che pratica vogliono adottare con i polpi?», si chiede Stefania Pinna.

La somiglianza tra uomo e polpo potrebbe essere spiegata come un affascinante esempio di evoluzione convergente

È una domanda che si fanno in tanti: attivisti, associazioni animaliste e cittadini sensibili alla causa. Malgrado le numerose richieste infatti, la multinazionale non ha mai fornito indicazioni precise sui metodi che verranno attuati. Migliaia di polpi potrebbero essere uccisi tramite soluzioni chimiche, scosse elettriche, decapitazione e taglio degli occhi. Pratiche cruente tipiche di qualunque allevamento.

Sicuramente rispetto al passato c’è una maggiore sensibilizzazione e per alcuni animali – soprattutto mammiferi –, più attenzione e maggior rispetto. Ma non basta. Le logiche di mercato e il profitto vincono su tutto, anche sul buon senso. La multinazionale spagnola giustifica l’allevamento come un metodo efficace per preservare i polpi selvaggi, riducendo la pressione sulle riserve ittiche degli oceani e sostituendo almeno in parte la pesca intensiva. Per sfamare 3000 capi di allevamento sarebbero però necessarie tonnellate di pesce, con un peso sulle riserve ittiche e su tutto l’ecosistema. Siamo sicuri che questa sia la strada migliore da percorrere?

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