22 Dic 2022

Plastic Free, il volontariato che inneggia alla consapevolezza, al rispetto e alla pulizia dei luoghi

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

La partecipazione dei cittadini, delle associazioni e soprattutto delle istituzioni è fondamentale per garantire la tutela, il rispetto e la pulizia dei territori e per spronare la responsabilità di tutte le parti. Ne abbiamo parlato con Rosangela Arcidiacono, da qualche anno referente per la provincia di Catania di Plastic Free, l’associazione di volontariato nata nel 2019 in Molise con l’obiettivo di stimolare la consapevolezza e dare nuova vita a tutti quei territori completamente sommersi dai rifiuti.

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Catania - È abbastanza frequente purtroppo girovagare per la Sicilia e trovare cumuli di rifiuti per le strade, in luoghi anche impossibili o complicati da raggiungere. Immagini che provocano sconcerto per chi non è abituato – come nel caso dei tantissimi turisti venuti quest’estate nell’isola, profondamente amareggiati per la quantità di rifiuti che adombrava la bellezza di molte città – rabbia per chi lotta quotidianamente contro questo scempio, rassegnazione per chi pensa che non cambierà mai nulla, indifferenza per chi ormai si è abituato considerandola normalità.

Non sono solo i cittadini, spesso anche grosse aziende permettono conferimenti illeciti di rifiuti in luoghi inconcepibili. Lo sanno bene i volontari dell’associazione Plastic Free, nata in Molise nel 2019 e in poco tempo diffusasi a macchia d’olio in tutta Italia. Gente impegnata, accorata e determinata, pronta a donare il proprio tempo per il benessere di tutti. Una partecipazione priva di interesse personale e rivolta a migliorare la vivibilità e gli stili di vita all’interno dei territori

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Plastic Free ha scosso gli animi di molti, ha contribuito alla creazione di piccoli gruppi di movimenti, cittadini che fanno la loro parte lanciando un messaggio di speranza. Anche a Catania l’associazione conta numerosi volontari; tra questi Rosangela Arcidiacono, oggi referente della provincia etnea. Le strade di Plastic free e di Rosangela si sono incrociate per caso.

«Inorridita e avvilita dalla presenza costante di rifiuti per strada ho creato tempo fa un gruppo su facebook chiamandolo Sicilia Pulita, mi sentivo sola. Per caso mi sono imbattuta, tra i vari suggerimenti proposti, in alcune immagini di gente che puliva insieme in Puglia. Ho chiesto loro informazioni e così ho scoperto l’esistenza di Plastic Free. In Sicilia, circa due anni fa, eravamo appena 400 persone, oggi siamo circa 30mila. Un gruppo coeso, dinamico, costante e coinvolgente ha permesso una così grande crescita a livello regionale» racconta Rosangela.

L’attività di volontariato non si ferma mai, Rosangela ci mette cuore, passione e molto di più attraverso diverse azioni sul territorio, a partire dalle scuole. Solo l’anno passato nella provincia di Catania hanno raggiunto circa 10mila studenti, cercando di diffondere messaggi di rispetto verso l’ambiente, promuovendo uno stile di vita diverso e più consapevole.

Il consumismo, la globalizzazione, l’usa e getta, la facilità con cui si può acquistare da una parte all’altra del mondo hanno provocato molti dei problemi ambientali di questa epoca. Prima di qualsiasi scelta bisognerebbe essere più consapevoli del danno che si può produrre a partire, ad esempio, dall’utilizzo di una bottiglia di plastica per l’acqua, la cui vita media è davvero breve perché difficilmente viene riutilizzata. Comprare una bottiglia di plastica vuol dire produrre rifiuti, ma soprattutto alimentare un sistema consumistico e fortemente impattante per tutto l’ecosistema.

Se ognuno di noi facesse la propria parte tanti problemi troverebbero una soluzione

«Più se ne parla, più si diffonde il messaggio contribuendo a creare una massa critica. I bambini sono molto consapevoli degli atteggiamenti da non adottare, ma si scontrano con le loro stesse famiglie che non sempre comprendono l’importanza del messaggio che lanciamo. Anche la mancata collaborazione degli istituti scolastici è un forte freno», racconta Rosangela.

A Catania sono tanti gli istituti che non differenziano i rifiuti. Con gli adulti è sempre più complicato. «Noi facciamo l’impossibile, ma il ruolo fondamentale spetta alle istituzioni che dovrebbero tenere più in considerazione il ruolo delle associazioni. Con il loro appoggio, che purtroppo manca,  potremmo raggiungere certi obiettivi con molta più facilità», continua l’attivista di Plastic Free.

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Sono tante le azioni compiute da Plastic Free nel territorio di Catania tra bonifiche, progetti e suggerimenti che a volte vanno anche al di là delle loro competenze. Lo scorso 4 dicembre, ad esempio, nei dintorni di Castello Ursino i volontari di Plastic Free capitanati da Rosangela hanno ripulito tutta l’area antistante una scuola circondata completamente di rifiuti. Mobili, eternit, sacchi di rifiuti solidi urbani con dentro cibo – che i volontari non dovrebbero neanche toccare – e topi.

Hanno raccolto oltre 100 sacchi di rifiuti indifferenziati. «L’abbiamo fatto per i bambini che non devono abituarsi a queste visioni orrende e all’odore ripugnante. Avevamo chiesto al Comune solo di circondare l’area con un nastro. Naturalmente l’unica risposta è stato il silenzio. A distanza di poche settimane lo spazio è nuovamente ricolmo di rifiuti», continua Rosangela.

Purtroppo questo accade tutte le volte che i volontari intervengono: dopo pochi giorni le zone ripulite tornano a essere ricoperte di rifiuti. Rosangela, spesso di sua iniziativa, si dedica anche ad abbellire alcuni spazi della città, come è accaduto di recente vicino a una fermata della metropolitana di Catania, dove ha piantato 15 alberi insieme agli artisti di Policromia, che hanno intrapreso un percorso di trasformazione territoriale nella zona anche attraverso l’arte. Oltre a raccogliere munnizza, serve anche creare bellezza così da generarne altra e infondere atteggiamenti di rispetto e tutela verso lo spazio che si vive. 

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È faticoso raccogliere i rifiuti, più semplice invece buttarli. In Sicilia manca pure un piano regionale rifiuti che fa sì che i Comuni siano spesso sotto scacco dei privati. Mancano le piattaforme pubbliche e, nonostante la raccolta differenziata, il costo della Tari è aumentato. Per diversi politici la via più semplice è la costruzione di termovalorizzatori in cui andrebbe bruciato solo il 5% dei rifiuti, il restante 95% sarebbe di fatto recuperabile. Queste strutture però svuoterebbero di senso anche la raccolta differenziata come concetto etico. 

«Il materiale va recuperato per evitare che si producano ulteriormente plastica e vetro, che si uccidano alberi e si inquini. Mio padre racconta che da piccolo in paese non esistevano rifiuti, facevano a gara anche per racimolare lo sterco di cavallo. Se ognuno di noi facesse la propria parte tanti problemi troverebbero una soluzione».

Sono in tanti a pensare che atteggiamenti rispettosi comportino sacrifici. Non è così, soprattutto se siamo in tanti a farlo. Basta davvero poco. «Vorrei che più gente partecipasse agli eventi anche per respirarne l’atmosfera e diffondere questo tipo di azioni e consapevolezze alle famiglie e alle persone a loro vicine. Se avessi la bacchetta magica vorrei svegliarmi in un mondo con maggiore consapevolezza», conclude Rosangela. E come lei sono in tanti a sperarlo e a volerlo.

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