Piero Consentino e il suo ritorno alla terra ispirato dalla permacultura
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Enna - La terra, i nonni, i legami affettivi. Molto spesso, e per fortuna, è il cuore ad avere la meglio, a spingerci verso cambiamenti importanti senza avere nessuna certezza rispetto all’avvenire, ma allo stesso tempo certi che sia il passo giusto da fare per arrivare all’espressione migliore di noi stessi, alla nostra realizzazione più profonda. Una risposta a un richiamo profondo. È accaduto a Piero Consentino, tornato a vivere in Sicilia circa dieci anni fa dopo tanto girovagare, per riscoprire e dare voce alle sue origini. Richiamato dal desiderio di natura e di vivere in campagna, nei luoghi dell’infanzia e dei ricordi legati ai nonni.
Contadini a cui collega la memoria di certi gesti, del fare le cose, del lavoro nei campi. È tornato per continuare a scrivere quella storia e non lasciare che le terre isolane venissero abbandonate. Quello che è diventato l’ha scoperto nel tempo grazie alla possibilità di riscoprire rumori, odori e sapori, ma anche i cicli della vita e della morte.
Non senza difficoltà, da cinque stagioni agrarie Piero Consentino gestisce un’azienda di 59 ettari – 25 dedicati ai seminativi e la restante parte a pascoli e a un rimboschimento con specie mediterranee che ha piantato suo nonno circa venti di anni fa – nel territorio ennese vicino al lago Nicoletti, proprio sotto il monte Altesina. Un luogo arido dove riesce a coltivare senza alcuna fonte idrica grani antichi e legumi con certificazione biologica.
«Semino, coltivo i terreni e riproduco il seme, faccio tutto da solo. Io vivo di questo. Da poco sono anche custode del margherito, una varietà di grano antico, e da quest’anno, in collaborazione con la cooperativa Valdibella, sto provando a seminare il farro monococco», racconta Piero. Grazie a un progetto di sviluppo rurale con fondi europei nell’azienda sono in corso anche dei lavori per la realizzazione di un mulino con una macina a pietra. Un pastificio artigianale che produrrà pasta fresca e secca entro qualche mese.
«Ho il supporto di mio papà e la nostra è una gestione familiare. I ricordi di mio nonno mi fanno da guida. A differenza sua sto sperimentando i grani antichi e ho scelto di non passare attraverso l’agricoltura convenzionale. La permacultura mi ha aiutato molto».
Quando si è trasferito a Enna non aveva nessun contatto, sapeva che voleva vivere questa dimensione ma non gli era chiaro come avrebbe creato una rete sociale intorno. «Grazie a un progetto Erasmus Plus organizzato da Saja ho incontrato la permacultura e da allora ho scoperto un mondo, sono entrato in contatto con la rete e la comunità della permacultura in Sicilia ed è stato forse il salto definitivo», continua Piero.
Un anno fa Piero aveva pensato di sospendere il progetto, valutando anche di spostarsi da Enna e vivere in contesti meno isolati. Non è stato semplice convivere con la solitudine di quei luoghi nonostante stesse avviando qualcosa a cui teneva. Anche i lavori per la costruzione del mulino sono stati molto complessi a causa di tempi lunghissimi per l’approvazione del progetto prima e lo stanziamento dei fondi dopo. La permacultura è stata di ispirazione. Uno dei principi cardini di questa filosofia di vita “nel problema la soluzione”, gli ha permesso di individuare un nuovo modo di vedere le cose e di relazionarsi con le persone.
«Venivo da esperienze collettive, ho vissuto per tanti anni in occupazioni, ho fatto vita comunitaria. Venendo qui ho fatto un salto nella solitudine sempre con l’idea di rigenerare comunità in ambienti rurali. All’inizio ero un po’ inconsapevole, ero spinto dal desiderio di ritrovarmi in questi luoghi e vivere il lavoro quotidiano con la terra senza valutare la lunga prospettiva. A contatto con la natura ho maturato un’idea diversa del tempo. Impari a essere più rispettoso, a sedimentare le emozioni, i pensieri. Puoi progettare le cose come vuoi ma alla fine è il corso naturale delle cose a decidere», osserva Piero Consentino.
Dopo mesi di riflessioni passati cercando di ridefinire le sue necessità, tra cui la possibilità di viaggiare, Piero si è proposto di ospitare la plenaria autunnale di permacultura, a cui hanno partecipato circa 250 persone, un appuntamento fisso che da qualche anno è aperto non solo ai partecipanti della rete, ma anche agli esterni. Viene chiamata plenaria celebrativa perché è concepita come una grande festa. Sono stati infatti tre giorni intensi tra laboratori, momenti di condivisione, feste e celebrazioni.
Per Piero è stata l’occasione per coinvolgere persone locali in qualcosa di concreto, il cui contributo si è rivelato determinante. Sono nate relazioni profonde e intime con cui condividere tutto. In campagna le relazioni sono legate a un sistema di scambio e dono che crea vincoli e legami forti. Nelle aree interne, anche di Enna e Caltanissetta molte zone si sono spopolate soprattutto per condizioni ambientali e si sono persi molti di questi legami e delle relazioni tra le persone.
La permacultura, anche e soprattutto attraverso il fenomeno del ritorno alla terra che coinvolge molti giovani, sta cercando di ristabilire il valore e l’importanza delle connessioni e dei contatti, dando dignità anche al tempo considerato improduttivo secondo una logica economica.
«La biodiversità che esiste in natura ci serve per ricondurci alle nostre diverse personalità, alle nostre capacità creative. È un mondo ricco quello naturale e abbondante, così come lo sono le nostre psicologie e i nostri percorsi di vita. Viverlo e condividerlo con gli altri è quasi conseguenza l’una dell’altra. E la permacultura questo ce l’ha ben chiaro. Ha trovato le parole per raccontare qualcosa che in realtà abbiamo davanti agli occhi se ci fermiamo e ci diamo il giusto tempo per osservare i fenomeni, il ciclo di crescita di una pianta, il modo in cui si consocia, collabora o compete».
Dopo questa esperienza Piero ha grandi progetti per il futuro. Oltre ad avviare il mulino e il pastificio, immagina di continuare questo cammino insieme al gruppo locale che si è creato. Non si sente più solo. Insieme è più facile intraprendere e vivere progetti collettivi, contribuire gli uni nella vita degli altri. Un posto non più isolato perché animato dal passaggio di persone. Un modo diverso di stabilire relazioni e vincoli, ma senza sentirsi costretti in un luogo che ti permette di guardare l’orizzonte in maniera più consapevole ed equilibrata.
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