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Bari, Puglia - Chi ha un cane o un gatto lo sa bene: per gli animali la mobilità e, soprattutto, l’autonomia sono tutto. Dalla fine dell’università ho lavorato per diverso tempo come volontaria nel canile municipale della mia città e mi sono passati sotto agli occhi tanti cani in condizioni critiche, reduci da situazioni assurde: cuccioli lanciati da auto in corsa, cani con la bocca serrata da filo spinato o rinchiusi per mesi e mesi in scantinati, gatti investiti e con la schiena dorsale compromessa.
Se è vero che i traumi psicologici richiedono un variabile periodo di riabilitazione, soprattutto emotiva, che rallenta l’adottabilità, i traumi fisici, le amputazioni e le malformazioni congenite rischiano di azzerare le possibilità di questi animali di trovare una famiglia. E chi invece ha già a casa un animale, totalmente o parzialmente paralizzato, e si ritrova a dover trovare una soluzione ortopedica capace di ridurre il dolore e soprattutto restituirgli la mobilità? L’amputazione in molti casi salva l’animale ma mina la sua vitalità.
Carla Marongiu e Carmine Simeone sono due tecnici ortopedici che hanno trovato una risposta concreta a queste situazioni. All’interno di OrtoPaw, il loro laboratorio a Bari, progettano protesi ortopediche che aiutano i pazienti a voltare pagina, per superare il trauma e a tornare a camminare sulle proprie zampe.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Carla e Carmine che, intrecciando tecniche conservative dell’ortopedia umana, scienza dei materiali ed esigenze biomeccaniche, realizzano protesi funzionali per gli animali.
Raccontateci: com’è nata l’idea di OrtoPaw e come l’avete sviluppata?
Tutto è nato nel 2017. Io e Carmine siamo due tecnici ortopedici e siamo anche amanti degli animali. Ecco perché abbiamo pensato che questo lavoro di riabilitazione, che esiste da tempo per gli esseri umani, doveva esistere anche per loro. Un po’ per gioco e senza prenderci troppo sul serio, abbiamo partecipato a un bando della regione Puglia e l’abbiamo vinto. In questo modo abbiamo ottenuto un finanziamento per aprire il nostro laboratorio dedicato esclusivamente alle protesi per animali.
Il vostro è il primo laboratorio ortopedico esclusivo per animali in Italia, il che fa di voi dei pionieri in questo ambito. Come siete giunti a questo traguardo?
Questo nostro progetto ci fa sentire dei pionieri anche perché abbiamo studiato con chi lo è davvero. Infatti in questi anni abbiamo collaborato con diversi colleghi d’oltreoceano, tecnici abilitati per gli esseri umani che lavorano ai presidi per animali già da una decina d’anni circa. Abbiamo studiato con loro, fatto qualche lavoro insieme ed è nato tutto così, progettando fianco a fianco con ortopedici internazionali. Per aver portato in Italia questa iniziativa dobbiamo dire grazie soprattutto alla regione Puglia che ha creduto in noi e nel nostro progetto.
Quali emozioni vi suscita vedere gli animali indossare i presidi che avete realizzato?
Beh le emozioni sono indescrivibili. Amiamo il nostro lavoro e, come dicevo prima, amiamo anche gli animali e con questo progetto siamo riusciti a coniugare le due cose. Vedere, quindi, un gatto che torna ad arrampicarsi su un albero o un cane che torna a correre grazie alle nostre protesi ci riempie il cuore di gioia. È come se avessimo dato loro un’altra possibilità di vita, non semplicemente di mobilità. Da questo punto di vista il mondo degli animali è particolare perché capita che, davanti a una piccola difficoltà di gestione, l’animale ne esca penalizzato, perché tante volte al proprietario si propone l’eutanasia piuttosto che una soluzione come questa.
E come intendete implementare la vostra tecnica?
Vogliamo via via abbandonare la metodologia tradizionale e approdare alla tecnologia. D’altronde la tecnologia avanza e noi vogliamo avanzare con lei. Al momento abbiamo una piccola stampante 3D con cui ci divertiamo a “giocare” e a fare piccoli esperimenti, ma il nostro obiettivo a breve termine è quello di realizzare una serie di presidi ancora più dinamici e leggeri, anche perché la fase dell’adattamento è uno dei più grandi scogli da superare. Non essendoci comunicazione verbale con l’animale, infatti, non è sempre così semplice convincerlo a fargli indossare una protesi. Più i presidi che realizziamo sono comodi, quindi, più è facile farli abituare a utilizzarli. Anche perché il benessere dell’animale e la serenità della sua famiglia sono la priorità del nostro lavoro.
Che tipo di materiali impiegate?
Quelli che utilizziamo sono materiali termoplastici, con imbottiture molto morbide. Tutto è facilmente lavabile, perché sappiamo bene in che situazioni e contesti si possono infilare i nostri amici. Abbiamo aggiunto dei riempitivi che vanno a sopperire le mancanze, laddove manchi un “pezzettino”. E poi inseriamo sempre una gomma antisdrucciolo in modo che i cani possano andare ovunque per strada e i gatti possano tornare ad arrampicarsi dove vogliono.
In che modo riuscite a progettare protesi per animali in luoghi diversi dalla Puglia? Che rete avete costruito con le cliniche veterinarie per diventare capillari in Italia?
Con i centri veterinari abbiamo ottimi rapporti, ma il più delle volte sono i proprietari che ci contattano tramite i nostri canali social o via mail. Se l’animale in questione è lontano o andiamo noi a fare un sopralluogo al nord, come spesso accade, oppure ci mettiamo in contatto con la clinica di riferimento che ci comunica tutte le caratteristiche e le peculiarità della frattura o della situazione dove dobbiamo intervenire. Si avvia, quindi, un lavoro di sinergia con l’equipe veterinaria, con cui discutiamo e concordiamo insieme il progetto. Così, grazie alla tecnologia, riusciamo a fare degli ottimi lavori anche a chilometri di distanza.
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