Ntrizzi e cunti: in Sicilia Rossella e Claudio intrecciano cesti, legami e memorie
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Siracusa - Ci sono incontri casuali che incuriosiscono e spingono a volerne sapere di più. È stato così quando durante il festival Viriditas ho intravisto Rossella e Claudio di Ntrizzi e cunti. Lei intrecciava un cestino di canne e vimini, mentre lui, con il tamburello siciliano, accompagnava la sua narrazione in dialetto. Cuntava di sé con ironia e sagacia, alla stregua dei guitti di un tempo, mentre lei con maestria realizzava un panaru proprio come gli antichi cestai.
La voce e le mani catturavano l’attenzione dei passanti presenti al festival, così come – avrei scoperto dopo – catturano sempre coloro che li incontrano a feste, eventi e spettacoli itineranti che Claudio Romano e Rossella Di Brigida, compagni di vita e di sogni da ormai 18 anni, propongono da qualche tempo in giro per la Sicilia proprio con il titolo di Ntrizzi e cunti. Una nuova modalità itinerante per un progetto che è nato per caso e che in questi anni i due imprenditori agricoli-artisti propongono come esperienza sensoriale e culturale nella loro casa-laboratorio immersa nella campagna siracusana.
NTRIZZI E CUNTI, DUE STORIE DI CAMBIAMENTO
È una nuova direzione nelle vite di Claudio e Rossella, che ai cambiamenti di rotta sono abituati. I due infatti sono prima di tutto imprenditori agricoli e nella loro casa e campagna, tra i campi Iblei di Floridia e Solarino, nel territorio di Palazzolo Acreide, oltre a curare piante officinali e intrecciare cesti, coltivano la tradizione e intrecciano relazioni. «Abbiamo una casa di campagna sui Monti Iblei, tra allevamenti e ulivi secolari» racconta Rossella. «Claudio ci vive già da trent’anni e io da diciotto, da quando ci siamo conosciuti in un freddo centro commerciale di Pescara, la mia città, dove io lavoravo in una pizzeria».
«Lui era lì per promuovere i suoi prodotti Aromi di Sicilia e siamo diventati amici, poi ci siamo innamorati e io l’ho seguito in Sicilia per un cambio di vita radicale», aggiunge. Una scelta che Claudio, nato a Floridia, aveva già fatto qualche anno prima. «Lavoro prima da un barbiere, poi in una pasticceria, fino a quando ho frequentato l’alberghiero e ho cominciato a fare il cuoco. Sono stato anche fuori dalla Sicilia e alla fine ero diventato commerciante di saponi. A un certo punto però non ce l’ho fatta più. Pur guadagnando bene non mi sentivo padrone delle mia vita e avevo bisogno di cambiare e tornare alla terra e alle radici».
DA CESTAIO MATTO A NTRIZZI E CUNTI
E ci torna letteralmente. Chiude la sua attività e comincia ad andare per campi e monti a raccogliere erbe selvatiche e origano per venderli in strada. «Qualcuno mi ha dato del matto. Mi prendevano in giro e mi chiamavano arreniaturi [raccoglitore di origano, nda]. Io invece ho cominciato a studiare le piante e a capirne di più anche perché sognavo di coltivare zafferano sui monti Iblei. Con il tempo sono riuscito a comprare una campagna tutta mia, a coltivare erbe officinali e ad avere una vera e propria azienda agricola». Erbe e aromi che porta in giro per le maggiori fiere italiane con il marchio Aromi di Sicilia di Romano.
«Giravo per l’Italia, ma presto ho anche realizzato che in fondo il mercato di Ortigia in estate è un crogiuolo di turisti e culture che vengono da tutto il mondo e allora ho deciso di prendere una postazione qui dove vendere i miei prodotti». E così, tra erbe e narrazioni, si trasformano negli speziali di Ortigia. E mentre cresce la passione per le erbe officinali si sviluppa sempre di più quella per gli intrecci. «Le piante officinali sono una medicina degli dei, sono magiche e osservandole si capisce tantissimo della vita».
Stando attento a come si intrecciano e sostengono le piante in natura, Claudio comincia a sviluppare la passione per l’arte antica dell’intreccio e per la realizzazione di un cesto che, come sottolinea, “parte da una croce e si trasforma in un sole, per poi diventare contenitore”. «Ho letteralmente rubato quest’arte a una signora anziana e poi l’ha imparata anche Rossella, che oggi è più brava di me ma non lo ammette», racconta Claudio, che ormai a Siracusa – e in molti altri luoghi siciliani, a dire il vero – è conosciuto come Il Cestaio matto.
LA NASCITA DEL LABORATORIO NTRIZZI E CUNTI
Ma non è tutto, perché alla passione per gli intrecci si lega presto anche quella innata per la musica e per il cunto. «Mio nonno cantava le novene e mia mamma scriveva poesie e filastrocche. Qualche anno dopo che è morta, ho trovato nel cassetto della sua scrivania centinaia di foglietti con le sue canzoni. Ho deciso di cominciare a cuntarle accompagnandomi con il tamburo, simbolo anch’esso di tradizione arcaica e memoria contadina», sottolinea.
E nel nome della tradizione, la passione di Claudio e Rossella si è trasformata anche nella volontà di coltivare memorie attraverso laboratori per bambini e turismo esperenziale e sensoriale. «Parte tutto dall’intreccio, che è come un abbraccio. Se ci pensiamo, l’intreccio è la prima opera d’ingegno creativo dell’umanità. E così abbiamo lanciato Ntrizzi e Cunti: un laboratorio creativo tra storia e mitologia, natura e cunti siciliani che culmina con la realizzazione di un cesto».
«Nella nostra casa- laboratorio – continuano – organizziamo da tempo queste attività: chi partecipa può intrecciare nell’agriteatro sensoriale oppure sotto una pianta di carrubo, dimora di fate e streghe». Sì, perché nella grande casa di campagna in cui Claudio e Rossella vivono da 18 anni e che è stata anche nido per la loro famiglia allargata – «i miei due figli e i tre di Claudio si sentono praticamente fratelli», dice Rossella – non solo si coltivano piante officinali, ma si alimentano anche magia e arte.
Dimora del percorso delle streghe, con tanto di pentoloni e simbologia rituale e tre teatri – uno di legno, uno di paglia e uno di pietra – che ospitano le performance di cunti, la casa immersa nella campagna iblea è diventata un luogo magico di intrecci, narrazioni e tradizioni. Tradizioni che Rossella e Claudio oggi portano anche in giro, trasformando il laboratorio Ntrizzi e cunti in un progetto itinerante di cultura.
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