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Avete mai provato quella sensazione di inquietudine interiore che parte dalla pancia e arriva fino alla testa? La sua voce inizialmente è lieve, quasi impercettibile, ma man mano che il tempo passa aumenta di intensità e tono, fino ad arrivare a essere un urlo udibile solo da noi stessi: “È ora di andare, di partire!”.
Attività e impegni che fino a quel momento erano parte di una routine accettata e vissuta in modo sereno iniziano a trasformarsi, prendendo la forma di un mero atto da compiere in attesa della partenza. Spesso la necessità non nasce da esigenze lavorative, economiche. E neanche da curiosità.
Si tratta di una spinta che porta ad esplorare nuovi mondi, a cogliere chiavi di lettura della vita diverse, a incontrare e conoscere storie differenti dalle nostre e da quelle finora note. E se vi sentite soli e un po’ strani nel provare queste sensazioni, sappiate che sono insite in noi e che molte persone l’hanno sperimentato. Li chiamano nomadi e sono persone che nei secoli scorsi fino ai giorni nostri hanno seguito questa voce interiore, per andare a esplorare nuove parti di mondo e così scoprire, conoscere il non ancora conosciuto, ricercando parallelamente parti di sé non ancora esplorate.
La collega Brunella Bonetti ha dedicato a queste persone un intero libro, dal titolo Nomadi d’Occidente. La grande storia Real Novel ovvero Epopée Epique su l’Andare, pubblicato da Porto Seguro Editore: una narrazione intrecciata di figure fuori dagli schemi del loro tempo che si sono contraddistinti per la capacità di spingersi oltre, per andare ad abbracciare nuove realtà, e spesso raccontarle, per far vivere gli stessi viaggi anche ad altri. E parlando di nomadi, di avventure vissute e di imprevedibilità, vien da sé che anche il libro appena pubblicato è esso stesso un viaggio, sia per la capacità di prendere per mano il lettore e accompagnarlo in diversi luoghi e secoli con naturalezza, ma anche per la sua struttura.
«Tutto comincia con il Preludio – spiega Brunella –, cioè l’introduzione della Storia del primo Nomade d’Occidente e del mistero del suo “libro mai scritto”. Seguono poi quattro Atti che fanno da cornice all’intera opera. A sua volta, ogni Atto è composto da due vicende che corrono parallele: una è quella delle Storie dei Nomadi d’Occidente; l’altra fa capo ai Diari del Nomade d’Occidente moderno. Questa, in particolare, a partire dal II Atto è composta da due parti che vengono aperte e chiuse dal canto di un mantra… tutto il resto, per ora, resterà segreto».
«Ogni Atto è intervallato da un Intermezzo, nel quale il tempo, quello cronologico, e l’esposizione dei fatti si fermano e la voce o la penna che narra si arresta. Così, l’occhio del regista e quello del lettore si allontanano dalle vicende godendo di una pausa che chiarisce gli intrecci. Così il coro, l’autore, l’artigiano di Scatole e Storie ne approfittano per dare brevi spiegazioni, ricapitolare o fornire chiavi di volta e violino», prosegue l’autrice.
Capirete da soli che davanti avete un libro senza un genere preciso, non incasellabile in nessuno dei contenitori standard previsti dalla letteratura italiana: è infatti un testo di narrazione, ma al tempo stesso di ricerca, un saggio psicologico, ma che si muove tra le linee antropologiche dell’umanità o almeno di una parte di essa. Un atlante mentale che non si accontenta di raccontare, ma di permettere al lettore di viaggiare tramite i protagonisti che via via vanno a susseguirsi in un intreccio fuori dallo spazio e dal tempo.
«Da Ella Maillart a Fosco Maraini, da Jack London a Gregori Bateson: ognuno a modo proprio rappresenta un lato del Nomade d’Occidente moderno, ovvero di me stessa. É stata per me una fortuna l’incontro con queste persone, seppur vissute in epoche diverse. Mi sono trovata in questi anni a svolgere tipi di lavoro diversi, avevo sempre con me un libro che mi accompagnava e man mano che leggevo scoprivo nuove persone, nuovi amici, che mi raccontavano di loro e del loro vissuto».
Per scrivere questo libro Brunella ha studiato tantissimo: «Volevo conoscerli bene, in maniera approfondita, per poter entrare in sintonia con loro e ho scoperto molte similitudini e anche molte conferme. Sono convinta che l’uomo sia nato per muoversi, per viaggiare: c’è un’indole innata in tutti noi. Crescendo però la cultura, lo stile di vita che conduciamo ci educano allo stare, alla stanzialità».
«Arriviamo da motivazioni e modalità diverse tra i tempi passati e ora ci dicono che ogni viaggio permette di aprire i propri orizzonti, confrontarsi con l’altro, con il non ancora conosciuto e fare esperienza attraverso ciò, perché il confronto ci permette di crescere e ci fa incontrare il nostro “io”. Credo che questo non sia un libro, ma un progetto di vita: è un viaggio e come tutti i i viaggi è entusiasmante!», conclude Brunella Bonetti.
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