Lo scambio come chiave di lettura del presente: l’esperienza di un piccolo mercatino dell’usato a Levanto
Seguici su:
La Spezia - Baratto è una parola che ho sempre trovato strana foneticamente. Oggi ho colto l’occasione per soffermarmici: prendo il dizionario etimologico sullo scaffale di ardesia in soggiorno. Barattare deriva dal provenzale barata, a sua volta di origine scandinava, con un significato però diverso da quello che conosciamo oggi, perché rimanda all’idea di “contesa”, “imbroglio”. Nel tempo il termine si è quindi ripulito da quell’accezione ambigua, evolvendosi nel significato di scambiare, dare e prendere in cambio.
Siamo a dicembre: tra vetrine e pacchetti luccicanti riemergono domande, il più delle volte deglutite come un boccone amaro. Soprattutto in questo periodo dell’anno il regalo dovrebbe essere un gesto spontaneo e disinteressato, fatto per il sorriso di chi riceve; perché allora si cede così facilmente al consumismo natalizio?
Oggi mettiamo sul tavolo questa riflessione perché un gruppo di ragazze di Levanto nei giorni scorsi ha deciso di organizzare una giornata di libero scambio di oggetti, vestiti, accessori e piante, per mettere in circolo ciò che non serve più e che invece può essere utile a qualcuno e per riattivare lo scambio umano, sincero e spontaneo, tra le persone. Ho fatto due chiacchiere con Marta Mingucci, una nostra vecchia conoscenza, che ci ha raccontato com’è andata.
Marta, raccontaci: perché avete creato un “mercatino dell’usato” di piazza a Levanto?
Personalmente era un’idea che avevo da tanto tempo, perché credo che sarebbe importante, su ogni Comune, avere un punto, un luogo, un momento in cui poter donare o scambiare ciò che non utilizziamo più. D’altronde ci sono così tanti oggetti che circolano e che rischiano la discarica e l’oblio, anche se ancora buoni.
Da cittadina sensibile, oltre che naturalista specializzata in biologia marina, immagino che questa enorme quantità di rifiuti-non-rifiuti l’avrai notata anche durante le pulizie delle spiagge: è così?
Sì, osservando tutti gli oggetti abbandonati che arrivano con le mareggiate si può proprio dire che ormai “nuotiamo” negli oggetti e forse dovremmo prestare più attenzione al circolo vizioso buttare-ricomprare.
Com’è emersa questa voglia di creare momenti di libero scambio?
Più che voglia è stata una necessità che ho sentito, non solo io ma anche svariati altri cittadini di Levanto. Vivendo in un mondo sempre più frenetico e consumista ecco che lo scambio diventa una cosa preziosa. Così, io e alcune ragazze che vivono qui una sera ci siamo incontrate e abbiamo buttato giù qualche idea.
Insieme abbiamo cercato di visualizzare le possibilità e ci siamo aiutate a vicenda per creare questo piccolo evento. Anche il sindaco di Levanto, Luca Del Bello, ci ha sostenuto appoggiando questa prima giornata, che si è tenuta l’11 dicembre in piazza del Popolo, forse più conosciuta come piazza della Loggia medioevale.
E com’è andata?
Molto bene, è stata una piccolissima goccia, ma colorata e positiva! Una giornata di incontri, scambi, regali e sorrisi: oltre a vestiti, accessori, scarpe, giocattoli, libri e piantine, abbiamo portato del the caldo da bere in condivisione, anche per renderlo un momento di chiacchiere e convivialità. L’evento era rivolto davvero a tutti, chiunque poteva venire a esporre i propri oggetti oppure passare alla ricerca di qualcosa di utile o di particolare, da scambiare o semplicemente da prendere in dono.
Anche per questo abbiamo voluto organizzare in piazza piuttosto che in casa o in qualche sala interna, proprio affinché fosse un momento di incontro libero, infatti in tanti sono venuti a curiosare. E poi a Levanto piazza del Popolo è sempre stata storicamente luogo dei mercati, degli scambi e degli incontri.
Io poi mi sono portata anche il carretto che uso negli spettacoli, per regalare alcune piantine che stavano crescendo nel mio orto e stavano diventando una specie di bosco. Sono state adottate tutte… e ognuna di noi è tornata a casa più leggera. La cosa più bella? Vedere le reazioni della gente colpita ed emozionata dall’idea che questi oggetti non fossero in vendita, tanto che qualcuno li ha voluti scambiare a tutti i costi con qualcosa per saldare il proprio debito. “Cosa ti lascio in cambio?”, ci hanno chiesto in tanti. Ed è proprio lo scambio umano di questo tipo di baratti a cui non si è più abituati che ti resta nel cuore a fine giornata.
Visto il successo di questa “giornata pilota” avete già in mente altri appuntamenti? Cosa bolle in pentola per il 2023?
Questo è stato un inizio, non abbiamo ancora idea di cosa sarà: per ora è qualcosa di semplice e umile, ma l’intenzione di proseguire c’è. Mi piace rideclinare un noto proverbio trasformandolo in “Chi trova un usato, trova un tesoro”, perché quando l’usato diventa una filosofia di vita, tutto il mondo ne gode. Ecco perché non ci fermeremo.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento