Seguici su:
Torino - «Un progetto vecchio di oltre trent’anni, sostanzialmente fermo e che non tiene in alcun conto la situazione odierna e le problematiche più recenti». Parliamo del Tav e delle critiche espresse da Legambiente, che riapre la riflessione su una delle più dibattute grandi opere in Italia. Lo fa in vista del prossimo 8 dicembre e della manifestazione che da Bussoleno giungerà a San Didero, portata avanti dal movimento No Tav.
Sul tema, Legambiente si dichiara oggi più consapevole che mai. «Quando parliamo di TAV – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – parliamo di un piano nato fra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. C’era ancora il Muro di Berlino, c’erano ancora le Torri Gemelle, era un mondo che oggi è completamente cambiato. Perseguire nella realizzazione di un progetto che, qualora vedesse la luce, nascerebbe per soddisfare le esigenze di un “piccolo mondo antico” oramai inesistente, spazzato via da una modernità che ci lancia nuove sfide».
LO SPRECO D’ACQUA E LA COMPENSAZIONE DELLE EMISSIONI
Per capire di quali sfide si parla, non possiamo non citare gli effetti dei cambiamenti climatici, che mettono in luce l’urgenza di salvaguardare l’acqua come bene comune e limitato. E il Tav non esula dalla questione legata alla tutela delle risorse idriche, come vi abbiamo precedentemente raccontato in questo articolo. Infatti in Val Susa i lavori delle trivelle per la realizzazione della linea ferroviaria stanno causando significative perdite di acqua, come testimoniato dai dati diffusi dal Comitato acqua pubblica di Torino e dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua.
«Veniamo dall’estate più calda e siccitosa di sempre, eppure stiamo parlando di un’opera che, secondo le carte progettuali, drenerà dalle nostre montagne una quantità d’acqua spropositata e che già oggi, quando non esiste un solo centimetro di opera definitiva, sta drenando 100 litri al secondo dalle riserve idriche montane».
Per quanto riguarda il discorso legato alle emissioni legate alla sua costruzione, Legambiente comunica che «siamo sprofondati in una crisi climatica ed ecologica senza precedenti, eppure parliamo di un’opera che, se rispettasse le tempistiche previste, come dichiarato dalla Corte dei Conti Europea, non sarà in grado di compensare le emissioni per la propria costruzione prima del 2050, ponendosi fuori da ogni perimetro previsto dalla Legge sul Clima europea».
Parliamo di emissioni stimate in modo approssimativo, non esistendo ad oggi un progetto definitivo per le tratte nazionali di accesso. «Dobbiamo essere coraggiosi e fermare quello che si configura come un colossale spreco di risorse economiche e ambientali, nonostante una piccola parte dei lavori sia già stata eseguita».
QUALI TEMPI DI REALIZZAZIONE?
«Parliamo in un’opera che, ad oggi, ha già sconfessato tutti i reiterati annunci sui tempi di realizzazione e sono inoltre previsti ulteriori ritardi. In trent’anni ha visto attivarsi solo lavori preliminari senza realizzare un solo centimetro di ferrovia funzionante». Di questa epoca di profonda crisi economica, Legambiente riporta alcuni dati: il Tav infatti prevede spese per 30 miliardi al netto degli ultimi rincari energetici e dei materiali; emetterà in atmosfera oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 oltre a quantità elevatissime di ossidi di azoto e micropolveri, peggiorando una qualità dell’aria già pessima che ha portato più di un processo di infrazione da parte della UE.
«Si tratta di un’opera pensata secondo priorità che non esistono più: oggi sulla linea storica passano già tre coppie di TGV e due coppie di FrecciaRossa ogni giorno, per una capacità di oltre 4000 passeggeri. La linea storica è ampiamente sottoutilizzata anche in termini di trasporti merci, potrebbe aumentare la propria portata di almeno sette volte».
UN NO AL TAV
Da sempre Legambiente è convinta che il dialogo con i territori su cu si vuole calare un progetto infrastrutturale debbano essere coinvolti e che un dialogo preventivo stretto e schietto sia imprescindibile. «In Valle Susa ciò non è accaduto e siamo giunti a una situazione di totale militarizzazione della Valle, con una tensione costante e ingentissime spese per i servizi di sicurezza. Dobbiamo avere il coraggio di fermarci, dobbiamo avere il coraggio di fermare chi continua a dire no ideologici».
Quando si parla di “no” ideologici, Legambiente fa riferimento a un disinteresse verso le attuali emergenze ambientali, sociali ed economiche: un “no” rivolto al diritto a un ambiente più sano, un “no” al diritto a un futuro più sereno e un “no” al cambiamento di un modello di sviluppo che ha creato e continua a creare disparità inaccettabili.
«Dall’analisi dei numeri non riusciamo a percepire una sola ragione tecnica per proseguire questo progetto. Non capiamo quali possano essere le ragioni di tale pervicace accanimento. Per questa ragione Legambiente, come sempre nel passato, aderirà alla marcia prevista per l’8 dicembre prossimo. Urleremo forte il nostro sì a un futuro più sostenibile. Un futuro senza una nuova linea ferroviaria di cui non si sente alcuna esigenza».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento