Da motociclista a fotografo per passione: la storia di Fabio e dei suoi scatti inediti dell’Appennino
Seguici su:
Alessandria - Fabio Rotondale è un fotografo per passione. Di professione farmacista, nel weekend, per ritagliarsi un momento di silenzio e di pace e recuperare le energie mentali e fisiche consumate durante la settimana, lascia la Valpolcevera dove abita per svalicare in valle Scrivia, val Borbera, val Vobbia o val Curone, che esplora a piedi o in bicicletta.
Le foto che scatta sono frutto dei suoi trekking in natura: «Amo camminare e riprendere gli scenari che mi fermo a contemplare. Il mio intento è cercare, nel mio piccolo, di creare foto inedite dell’Appennino», ci dice. Sui suoi profili social pubblica le sue immagini che talvolta diventano anche esposizioni o si trasformano in calendari, come Obiettivo 4 Province, a cui ha lavorato in questo periodo insieme ad altri tre colleghi, incentrato proprio sul territorio delle Quattro Province. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come si è evoluta questa passione.
Fabio, raccontaci: che emozioni ti suscita il panorama dall’alto dell’Appennino?
Innanzitutto la soddisfazione di poterlo ammirare, scrutare ogni visuale per riconoscere vette e paesi. Poi la pace, i pochissimi rumori in lontananza, il silenzio. Personalmente mi basta questo.
Com’è nata la tua passione per le foto di natura e come si è evoluta negli anni?
Direi che è nata quando ho cominciato a girare in moto diversi anni fa, intorno al 2009. Prima scattavo foto di viaggio, sulle prime con il cellulare poi con la Reflex. Ed è stato con questa che ho cominciato a cercare nuovi paesi e paesaggi. Inoltre a quei tempi c’era Panoramio, l’attuale Google Maps, su cui migliaia di ragazzi geolocalizzavano le proprie foto e ammiravo i loro scatti incredibili, frutto di una buona tecnica ma anche di una profonda conoscenza del territorio e della sua storia. Queste cose, pian piano, ho cercato di impararle e assimilarle per crearmi un mio “timbro” personale.
E adesso?
È finita che ora la moto per girare praticamente non la uso in più, anche perché lo zaino con l’attrezzatura fotografica non è proprio maneggevole, e durante la settimana sfrutto ogni momento libero per pensare a dove andare a scattare nel weekend.
Nel frattempo ho imparato a conoscere l’ambiente, la morfologia della montagna e in base a questo decido se immortalare quel paesaggio durante un’alba, un tramonto o sotto un cielo stellato: ti prepari il momento, studi la luce, la posizione. Certo, ci vuole anche molta fortuna per riuscire a far combinare tra loro diversi fattori, uno tra tutti il meteo. Anche se in realtà il brutto tempo è relativo, perché regala giochi di luce interessanti, filtrata dalle nuvole.
Quindi hai scambiato la moto con la bici?
Raggiungere le valli dell’alessandrino in bicicletta mi piace molto e anche se ora fa più freddo non si rischia l’osso del collo come in riviera [sorride, ndr]. Il bello delle due ruote è che mi permette di studiare bene il paesaggio, concentrandomi su dettagli e particolari che in macchina non si notano. Un’immagine che mi ha colpito moltissimo l’ho scattata su valico di San Fermo, circondato da brina ghiacciata: sembrava di camminare sulla polvere di ghiaccio.
Oltre all’Appennino, quali sono le zone più battute dalla tua macchina fotografica?
Faccio una premessa: visto che, come dicevo, per me la prima caratteristica fondamentale di una foto è l’originalità, sono sempre alla ricerca di nuovi scorci, di posti insoliti. Per fortuna abito a Genova e ho l’imbarazzo della scelta: sia a ponente che a levante che anche nell’entroterra cose da fotografare si trovano sempre.
Purtroppo però per il traffico e le arterie stradali disastrose, oltre che per mancanza di tempo, ci sono zone del parco del Beigua o dell’Aveto che mi piacerebbe visitare ed esplorare più approfonditamente, ma non sono ancora riuscito a farlo. Pare che l’orologio non sia d’accordo.
I tuoi scatti sono molto apprezzati online: cosa provi quando vedi le reazioni del pubblico durante mostre ed esposizioni dal vivo?
Per me è un divertimento e se la foto viene bene e viene apprezzata fa piacere. I miei scatti, in realtà, si discostano dai canoni che i social impongono e a me va bene così. Sarò vanesio, ma quando guardo la mia galleria su Instagram o sulla mia pagina mi fa piacere constatare che le mie foto non sono fotocopie di altre, amo riconoscerne l’originalità.
Poi non saranno perfette e ne sono conscio, ma questo è motivo per cercare di migliorarsi. Per me la cosa più importante è scattare la foto come la immagino nella mia mente: se ci riesco, sono già felice così. Tutto il resto, a mio parere, è fumo.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento