1 Dic 2022

Filo.sofia: “Attraverso i nostri capi in bamboo cerchiamo di diffondere la sostenibilità mentale”

Scritto da: Elena Rasia

Da una filiera il più sostenibile possibile a un marketing "social free", il modello imprenditoriale di Filo.sofia è improntato sulla diffusione di consapevolezza. Partito da un'esigenza personale del suo fondatore Andrea Corrado, si è sviluppato in maniera spontanea fino a diventare un vero e proprio marchio di moda etica incentrato su un materiale al tempo stesso tradizionale e innovativo: il bamboo.

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Firenze, Toscana - A volte progetti che hanno una ricaduta sul territorio, sulla collettività, sulla cultura e sull’ambiente nascono da semplici esigenze personali. Ed è ciò che è successo a Filo.sofia, brand d’abbigliamento etico che prende le mosse da una necessità personale di Andrea Corrado, il fondatore. Andrea aveva bisogno di trovare una risposta alle sue difficoltà di termoregolazione e per questo, avvalendosi della collaborazione e del supporto di Maria Giulia Accolti, ha deciso di dare vita a Filo.sofia.

Filo.sofia è un progetto e un marchio che affida le proprie caratteristiche e le proprie potenzialità a un materiale molto delicato, particolarmente indicato per stare a contatto con la pelle: il bamboo. È iniziato tutto con una sperimentazione, ma poi, visti i tanti feedback positivi giunti in questa prima fase, Andrea e Maria Giulia hanno pensato di andare oltre e dare vita a una nuova concezione nel vivere la moda e il mondo del tessile con collezioni timeless e seasonless per persone che amano la praticità, che riconosco la qualità e che sono sensibili alla sostenibilità.

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Andrea Corrado

Filo.sofia punta infatti a un processo di sostenibilità “mentale”: non si deve rinunciare al piacere dello shopping, ma lo si può fare in modo più consapevole, ispirandosi a una concezione secondo cui l’essenza viene prima dell’apparenza e la sostanza prima del marchio. Filo.sofia non assembla in Italia, ma confeziona qui, precisamente in Toscana, dove vengono realizzati i tessuti, il confezionamento e la tintoria. Andrea Corrado mi ha accompagnato alla calda scoperta della sua realtà per permettermi di raccontarvela più da vicino.

Come e quando è nato il progetto Filo.sofia?

Durante la primavera del 2021 il sottoscritto e Maria Giulia Accolti, co-fondatori del marchio Filo.sofia, hanno scelto di puntare sul bamboo. Filo.sofia è nata da da un’esigenza personale legata alla gestione della mia termoregolazione e della sudorazione –soffro gli sbalzi termici caldi/freddo e viceversa. Dopo una fase di test personale dei prodotti, abbiamo coinvolto un pubblico di donne e uomini per avere conferma sulle caratteristiche tecniche da noi riscontrate. I feedback postivi ed entusiasmanti hanno portato alla creazione del marchio per consentire a un potenziale pubblico di “vivere la moda e lo sport con filosofia”, ovvero di conoscere le magnifiche caratteristiche del bamboo.

Manca la cultura della sostenibilità “mentale”, che a differenza di quella ambientale può modificare i processi di produzione

Quali sono i capi che realizzate?

T-shirt composti al 96% di bamboo e calzini, al 100% in bamboo, per donna e uomo. Partiamo dal filato made in Europe certificato Oeko-Tex. Non assembliamo in Italia ma realizziamo in Italia: i tessuti, la confezione e la tintoria sono fatti in Toscana.

Cosa vuol dire per voi approcciarsi al marketing in modo etico?

Evitiamo messaggi persuasivi. Non abbiamo canali social ufficiali perché preferiamo che siano le altre persone a raccontare l’esperienza di indossare e vivere un capo in bamboo Filo.sofia. Se qualcuno sceglie di collaborare con noi lo fa perché si sente parte della “filosofia di Filo.sofia”. Siamo concentrati sull’essenza del prodotto in contrapposizione all’apparenza. Capiamo benissimo che le caratteristiche dei nostri capi possono sembrare illusorie, per spingere le persone ad acquistare, ma dopo un anno di test siamo in grado di garantire la veridicità di quanto affermiamo. I “testimonials veri” sono un’ulteriore conferma.

Cosa manca nel mondo del tessile che, secondo voi e secondo la vostra filosofia, potrebbe rivoluzionare con un impatto positivo e duraturo il settore?

Manca la cultura della sostenibilità “mentale”, che a differenza di quella ambientale – che fra l’altro è spesso oggetto di greenwashing – può modificare i processi di produzione, le modalità di presentazione delle collezioni sempre più numerose e abbondanti, l’uso e il consumo dei capi di abbigliamento da parte delle persone.

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La “filosofia di Filo.sofia” non è direttamente ispirata alla decrescita felice, ma pensiamo che sia comunque possibile fare shopping in modo più consapevole. Le aziende devono fare leva su elementi tangibili evitando l’abuso di storytelling creativo. Un esempio di sostenibilità usando i capi Filo.sofia si concretizza, per dirne una, con la sostituzione dell’ ammorbidente con l’aceto bianco.

Ci sono novità in arrivo?

Da marzo inizieremo la vendita dei maglioni e di t-shirt con composizione al 100% in bamboo. La particolare lavorazione rende i tessuti ancora più leggeri, morbidi e performanti. A gennaio presenteremo Filo.sofia a Pitti Immagine Uomo. Seguiranno altri eventi.

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