28 Dic 2022

Cotone organico di Sicilia, parte da Pollina la filiera virtuosa che riporta l’oro bianco sull’isola

Scritto da: Maria Enza Giannetto

A Pollina l'azienda agricola Santiva ha avviato la coltivazione e produzione bio della preziosa fibra tessile del cotone. Con il marchio Cotone organico di Sicilia, l'imprenditore Manlio Carta sta costruendo una filiera corta e virtuosa di produzione e di economia circolare che ha già attirato l'attenzione di un grande marchio

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Palermo - Biologico, sostenibile e a km0. Torna a fiorire il cotone in Sicilia e a riportarlo tra i campi, lanciando un’idea di business redditizio e green, è il marchio Cotone organico di Sicilia (Cos) ideato dall’azienda agricola Santiva. Il titolare Manlio Carta è il vero e proprio artefice di questa piccola grande rivoluzione agricola e imprenditoriale siciliana, che attraverso la fibra biologica vuole costruire una filiera virtuosa di produzione tessile.

Il progetto è stato avviato quattro anni fa proprio grazie all’intuizione dell’imprenditore palermitano, che dopo aver lavorato tanti anni all’estero, nel settore della moda, ha deciso di intraprendere una produzione di cotone organico biologico sull’Isola, riprendendo di fatto una coltivazione che era molto diffusa fino a cinquant’anni fa e lanciando il marchio Cotone organico di Sicilia. Una vera e propria start up la cui idea parte dai campi di coltivazione in Cina e che vede nel cotone l’energia per una rivoluzione nel nome dell’economia circolare guidata dal tessile.

COTONE ORGANICO DI SICILIA, LA COLTIVAZIONE SU 100 ETTARI

«Ho sempre lavorato nell’ambito del design e dello sviluppo industriale del prodotto, con particolare riferimento ai processi produttivi del prodotto dal campo alla fine», racconta Carta. «Mentre giravo per la Cina, dove ho vissuto per 17 anni, mi chiedevo sempre come mai non ci fossero piantagioni di cotone in Sicilia. D’altra parte il clima si addice a questa coltivazione e rientriamo perfettamente nella cotton belt. Ho cominciato a fare ricerche e mi sono resto conto che l’Isola per tanto tempo era stata una grande produttrice di cotone e che addirittura Gela era denominata la madre del cotone in Italia».

La coltura del cotone in molte aree della Sicilia era molto sviluppata e risulta che nel 1957 la si praticasse su una superficie totale di quasi 350.000 ettari, di cui 140.000 nell’agrigentino e il resto quasi completamente nella piana di Gela. «L’aumento della manodopera, l’avvento delle fibre sintetiche e il monopolio americano e tanti altri fattori hanno probabilmente reso poco redditizia questa coltivazione. Oggi però, complice una nuova attenzione verso i prodotti di qualità, la sostenibilità e il made in Italy, nonché l’aumento dei prezzi di importazione, si può tornare a parlare di cotone siciliano o meglio di Cotone organico di Sicilia».

E così nel 2018 Manlio Carta si lancia nell’avventura, a partire dall’azienda agricola Santiva a Pollina, che è nata in un terreno dei suoi genitori dove vengono coltivate anche piante officinali. «Siamo partiti con appena un ettaro, poi con l’allargamento del progetto e della filiera e coinvolgendo altri agricoltori e terreni siamo passati a 10, poi 50, fino ai 100 ettari attuali, con tutta la prospettiva lungimirante di arrivare a coprirne 300 entro la fine del 2023».

Al momento, a parte il terreno di Pollina, ci sono i campi di cotone a Castelbuono, a San Cipirello, San Giuseppe Jato, Monreale, Partinico e Calatafimi. Inoltre, dopo la raccolta, da qualche mese la trasformazione e ginnatura del cotone avviene in stato bio sempre in Sicilia, negli stabilimenti agricoli di Castel di Tusa, ed è certificata GOTS (Global Organic Textile Standard). «Si tratta di tutto un percorso sostenibile che segue tutti i criteri Bio 843», sottolinea con soddisfazione Manlio Carta. 

Per tanto tempo la Sicilia è stata una grande produttrice di cotone e addirittura Gela era denominata “la madre del cotone”

LA FILIERA DEL COTONE ORGANICO DI SICILIA

Il protocollo lanciato da Cos, con un vero e proprio abbattimento della filiera produttiva e un collegamento diretto tra i marchi moda e il campo di coltivazione, sembra avere tutte le carte in regola per far tornare in voga una coltivazione non poi così complicata che ha già catturato l’attenzione di aziende e multinazionali proprio come Ovs, che è partner del progetto e che nel 2023 dovrebbe lanciare la prima linea di produzione fatta di cotone organico di Sicilia.

«Il protocollo che proponiamo con il programma “Seguendo la rotta del fiocco bianco” agli altri agricoltori permette di entrare in un circuito in cui si viene aiutati nella produzione attraverso i semi, i macchinari e la tecnologia e si ha una garanzia di ritiro visto che esiste già l’accordo con il marchio. Insomma, una garanzia di redditività per chi coltiva un prodotto agricolo che al giorno d’oggi non è affatto scontata. Inoltre, grazie a vari interventi e la presenta in Europa, l’interesse per questa produzione sta crescendo», conclude.

Cotone organico di Sicilia
Raccolta_Cotone organico di Sicilia

Non solo redditività da prodotto bio, però. Il cotone biologico seguendo la rotazione è anche una coltivazione che fa bene al pianeta: innanzitutto le fibre assorbono CO2, mentre la percentuale di acqua usata nella coltivazione biologica è molto più bassa della coltivazione tradizionale, tanto che sono sempre di più i marchi mondiali che guardano con attenzione a questo tipo di coltura. Quello che inorgoglisce particolarmente Manlio Carta è la filosofia Cos 100%, che riassume così: «Produzione equa al 100 %, cotone bio al 100 %,  filiera trasparente al 100 %, neutralità CO2 al 100 %».

«La coltivazione bio – sottolinea – rappresenta anche per il cotone un’alternativa  ecosostenibile: consente una produzione senza rischi per la salute e senza dipendenza da crediti da parte dei piccoli coltivatori. Per operare in modo biologico, gli agricoltori ricorrono a tecniche quali rotazione delle colture e produzione di compost e inserimento di insetti curativi. La stabilizzazione dell’ecosistema e l’abbandono delle  monocolture inoltre riducono le perdite di raccolto dovute a siccità e parassiti. In più, anche se il cotone ha bisogno di acqua, nel biologico se ne usa meno grazie a sistemi di irrigazione a goccia e consumi energetici ridotti in virtù di un basso grado di meccanizzazione».

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