Il bar più bello di La Spezia non è un bar: la storia di Colazioni con il sorriso
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La Spezia - “Le giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza e un caffè. Perché la colazione deve essere abbondante”, diceva Lucy a Snoopy, in una puntata dei Peanuts. E a La Spezia succede proprio questo. Quasi ogni mattina, prima dell’alba, in un ambiente accogliente e familiare, vengono serviti caffè, the, caffelatte sorrisi e torte appena sfornate proprio a tutti. Si chiama Colazioni col sorriso ed è un’iniziativa nata sei anni fa per regalare ai senza fissa dimora non solo un posto dove poter passare un paio d’ore al caldo sorseggiando un caffè, ma anche un luogo dove respirare aria di casa.
«Qui siamo tutti una grande famiglia – mi racconta Anna Iavazzo, responsabile del servizio e parte di un gruppo di volontariato vincenziano – e accogliamo chiunque si presenti per fare colazione in compagnia, dopo una notte passata al freddo, in un vagone dismesso o sotto un porticato». È proprio questo il loro ideale di essere famiglia e in questi anni si sono creati rapporti forti, belli.
«All’inizio c’era tanta rabbia per le difficoltà, per le nottate dure, mentre ora si arriva da noi col sorriso. E il bello è che non distribuiamo semplicemente il primo pasto della giornata, ma facciamo colazione tutti insieme, ci sediamo allo stesso tavolo, ci raccontiamo».
IL SERVIZIO
Anna mi spiega che La Spezia è da sempre una città vicina agli ultimi, con un’amministrazione che supporta molto le associazioni che si fanno carico delle difficoltà di chi vive ai margini. «Siamo tutti fratelli: per noi il minimo è potersi prendere cura di chi si trova in una situazione di svantaggio rispetto a noi». Ecco perché per Anna e gli altri volontari, prima di andare a lavorare, la sveglia suona molto presto: «Il servizio apre le porte alle 5:45 e prosegue fino alle 9».
All’inizio arrivano in tanti per trovare rifugio dal freddo, mentre i volontari purtroppo non sono tantissimi: «Ecco perché adesso si fa tutto insieme: anche chi viene, nonostante la nottata difficile, aiuta. C’è chi scalda il latte, chi apparecchia, chi prepara il caffè, il tutto molto spontaneamente».
Oltre alla colazione, in questo spazio ogni mattina si può fare una doccia calda e lavare i propri indumenti, ritirandoli puliti e profumati all’indomani. «In bagno sistemiamo flaconi di shampoo e bagnoschiuma, proprio come quelli di casa, e teli morbidi dove potersi avvolgere e asciugare».
Anna precisa che il servizio lavanderia è nato nel tempo, proprio da uno spunto fornito da alcuni ospiti delle colazioni, grazie alla confidenza che si è instaurata con i volontari giorno dopo giorno. «Perché ogni volta che si sporcano i loro vestiti devono cambiarli? Trovare qualcosa di comodo e in cui sentirsi a proprio agio per loro è una conquista. Per questo è giusto dar loro la possibilità di tenersi cari i propri abiti e non gettarli via quando sono da lavare».
Quando chiedo ad Anna chi rifornisce la dispensa di biscotti, latte, caffè, tisane e the mi spiega la loro prospettiva: «Noi crediamo molto nell’autofinanziamento. Siamo dell’idea che devi essere tu in primis a rinunciare a qualcosa per darlo agli altri, quindi siamo noi che facciamo a rotazione la spesa, ma accettiamo naturalmente donazioni e la generosità di chi decide di darci una mano». Ci sono panifici, per esempio, che regalano pane, focaccia e le brioche invendute della giornata: a sera una volontaria raccoglie il tutto e il mattino dopo viene riscaldato e tostato in forno.
Il “(non-)bar più bello di La Spezia” viene ospitato all’interno degli spazi dell’istituto salesiano San Paolo, in via Roma 138, che collabora non solo mettendo a disposizione le sale, ma anche pagando le utenze quotidiane: «Luce, acqua e gas per una media di quaranta persone al giorno non sono cosa da poco», sottolinea Anna. E poi sulla tavola delle colazioni lei e gli altri non fanno mai mancare una coccola: il dolce fatto in casa. Il motivo è semplice: «Sapere che al mondo c’è qualcuno che pensa a te ti cambia completamente la prospettiva di vita».
«Non è tanto la fetta di torta in sé, quanto il non sentirsi più invisibili. Infornare un dolce per la mattina dopo significa andare oltre lo spicciolo tirato distrattamente fuori di tasca». Portare ogni giorno un plumcake, una crostata, un vassoio di frollini vuol dire comunicare semplicemente questo: «Ti accolgo nella mia vita, da adesso fai parte del mio quotidiano, penso a te anche quando non siamo insieme, quando sono a casa e preparo la cena o aiuto i bambini a finire i compiti».
E sono diverse le persone che, proprio grazie a questa famiglia acquisita, sono riuscite a dare una nuova direzione alla propria vita: «Quando hanno espresso il desiderio di uscire dal vortice, ci siamo adoperati per cercare loro un lavoro, una casa. Ed è meraviglioso, perché non sono solo state salvate, ma vengono inglobate, restano con noi, diventano famiglia e hanno creato, a loro volta, nuove famiglie».
GLI OSPITI E I PROGETTI NEL CASSETTO
Delle quaranta persone che vengono a fare “colazione col sorriso” l’età è piuttosto variegata, ma la media è sui 55 anni: ci sono alcuni ragazzi che abbassano la media, ma sono per lo più uomini, sia italiani che stranieri, che hanno perso il lavoro, si ritrovano soli e per orgoglio non chiedono aiuto alla famiglia di origine, barcamenandosi in una vita ai limiti.
Per essere ancora più efficaci, Anna mi rivela che ora lei gli altri volontari del gruppo vincenziano puntano a un’apertura di 7 giorni su 7, mentre ora è “solo” 4: «L’intenzione è riuscire a coprire tutta la settimana. Ora, con l’emergenza freddo, è stato firmato un protocollo d’intesa tra associazioni in modo che le persone che vivono in strada siano tutelate. Ci saranno auto che le accompagneranno alle mense e un’apertura delle strutture ogni giorno. In questi casi facciamo uno sforzo in più, ma avremmo bisogno di recuperare nuove forze». La ricerca di volontari, soprattutto in questo periodo, è sempre aperta.
Un altro sogno? In uno degli spazi vicini alla sala colazioni allestire una piccola boutique dove sistemare con ordine gli abiti usati, appenderli alle grucce, con un angolo in cui far giocare i bambini. «Le mamme potranno venire, scegliere qualcosa e “acquistare” i capi a prezzi simbolici, come 50 centesimi. La dignità di non chiedere, ma di comprare e andar via è impagabile, per questo vogliamo creare un posto dove chiunque possa venire e provare gli indumenti che preferisce, proprio come in un negozio vero».
Auguriamo a tutto lo staff delle Colazioni col sorriso di continuare a fare la differenza per chi si trova in una situazione di povertà e vulnerabilità e di riuscire realizzare i nuovi progetti in pentola. “Il sogno permette a chiunque di sopravvivere. Chi sogna non muore mai, perché non dispera mai. Sognare significa sperare”. Joel Dicker
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