La psicologa Carolina Corsi: “Per prenderci cura della psiche degli altri dobbiamo cominciare dalla nostra”
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Carolina Corsi è una giovane psicologa romana trasferita in Francia, a Chamberie, dove lavora come psicoterapeuta e vive con il suo novello sposo Roman, cooperante internazionale. «Ho sempre amato viaggiare, immergermi nelle diverse culture che il mondo ci offre e conoscere le storie degli altri», racconta. «Sono sempre stata curiosa, non mi sono mai fermata di fronte alle prime impressioni o accontentata. Prima di venire in Francia ho vissuto due anni in Spagna, per studiare all’Università di Madrid e per fare uno stage in una clinica di psicoterapia».
Fin da giovanissima è attirata dagli studi di psicologia, ma è piano piano che ne esplora tutti i risvolti e gli approdi. «Ho scoperto di voler svolgere la mia professione, che ritengo il mestiere più bello del mondo, quando ero solo una bambina. Mi piaceva ascoltare, essere di supporto e di aiuto alle persone più care e vicine a me. Con il passare degli anni ho pensato che l’ascolto e l’empatia potessero diventare il mio pane quotidiano, scegliendo di iniziare il lungo percorso di formazione per diventare psicoterapeuta».
Carolina capisce presto quanto è importante sapersi prendere cura di sé per poi essere d’aiuto agli altri. Quanto l’atto del prendersi cura sia l’obiettivo prioritario per ognuno di noi. Spesso il termine si associa alla cura delle malattie o delle ferite, che vengono prese in carico una volta manifestatesi, non prima. Eppure anche la prevenzione è cura: «Non bisogna aspettare che compaia il malessere per prendersi cura di sé. Il raggiungimento e il mantenimento di un benessere psicofisico sono gli obiettivi prioritari, la mente e il corpo sono la casa che abiteremo nell’arco della nostra esistenza».
La cosa più difficile nell’atto della cura è sicuramente il primo passo: «Prendersi cura significa anche imparare a chiedere aiuto e non sempre questo viene naturalmente, a volte ci si può sentire a disagio o credere che non si ha bisogno di nessuno. Questo porta poi a mantenere le proprie sofferenze, rinunciando cosi a un miglioramento e al raggiungimento del benessere». A sentire la dottoressa, dedicare del tempo a sé stessi è impegnativo: tante, troppe sono attività che riempiono le nostre giornate affollando l’agenda e i pensieri di impegni apparentemente insormontabili.
Ma per Carolina è diverso. Dopo la scelta di fare la psicologa, ha preso decisioni ben precise dal forte impatto su sé stessa e i suoi cari: «Ho diviso la vita lavorativa da quella personale, proprio per non compromettere il mio spazio e il mio tempo. Prima di essere una psicologa sono una persona, con la mia storia e la mia vita. Lo studio della psicologia ha sicuramente nutrito i miei interessi, mi piace leggere ed aggiornarmi, farmi domande e confrontarmi. Questo mi arricchisce come professionista e come persona».
E se dovesse trovare un “momento” di svolta nel suo percorso da psicologa e psicoterapeuta, sarebbe l’abilitazione a esercitare questa professione, quando ha «capito che da abilitata potevo iniziare a mostrarmi abile». Passare dai libri alla pratica clinica è stato per lei un grande salto, un cambiamento in positivo in cui ogni giorno è un momento nuovo, è una sfida e una ricchezza, è il punto più alto nel percorso che le illumina la strada verso la cura degli altri. Ad oggi Carolina si pone dei nuovi obiettivi professionali: «Permettere alle persone, attraverso la relazione terapeutica, di trovare dentro di loro le risorse per affrontare le difficoltà della vita. Ognuno ha le proprie, bisogna fare luce e vederle».
Carolina svolge un doppio lavoro, psicologico ma anche linguistico e di mediazione culturale tra due lingue e culture in parte diverse. Curiosi di trovare qualche comunanza, ci interessa sapere come e quanto ha inciso un evento comune come la pandemia Covid sulla psiche delle persone. «Lo stress, l’ansia e la depressione, dovute al periodo difficile che abbiamo affrontato, hanno lasciato profonde cicatrici. L’isolamento sociale, l’incertezza, la precarietà lavorativa sono alcune delle condizioni che si sono venute a creare a seguito del Covid, le persone si sono affaticate e preoccupate di più rispetto agli anni passati. La pandemia è stato un momento molto difficile».
Allora, possiamo dire che qualcosa di comune a tutti c’è ed è il fatto che la società sta facendo passi avanti rispetto alla salute mentale individuale considerandola una condizione necessaria per raggiungere il benessere globale. E per raggiungere quello di ciascuno, la psicoterapia può rappresentare uno strumento molto utile. «Una risorsa per tutti, non esistono sintomi necessari per poter iniziare un percorso di psicoterapia o di supporto psicologico. Ovviamente la motivazione è un ingrediente necessario, senza di quello non si può investire in un percorso personale».
Dove si vede Carlona tra dieci anni? «Posso solo sperare di essere in uno studio. Poco importa in quale città: non so bene dove mi porterà la mia strada personale. Nella vita ho vissuto più volte all’estero con l’obiettivo di ampliare la mia formazione e conoscere meglio le altre culture. Nei periodi vissuti all’estero mi sono accorta di quanto fosse utile avere un proprio spazio personale nel quale poter portare le proprie difficoltà e i propri pensieri».
La domanda rituale delle Moderne Persefone e le chiediamo cosa pensa oggi di ciò che le è successo, cosa è cambiato dopo aver attraversato questo processo e cosa consiglierebbe alle Moderne Persefone che, come lei, scelgono di prendersi cura della mente delle persone.
«Il trasferimento non ha cambiato di molto le mie prospettive, ho fatto uno spazio in valigia portando tutte le mie credenze del passato. Sono felice di aver scelto questo percorso e di essermi spinta oltre. Mi piace formarmi e crescere continuamente, attraverso le esperienze sul campo e a distanza. Alle Moderne Persefone che scelgono il mio percorso consiglio di non dimenticare mai di prendersi cura di loro stesse: per potersi dedicare agli altri bisogna prima prendersi cura di sé».
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