Boccia-cosi duci, dalla ricetta misteriosa di un panettone una passione si trasforma in progetto
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Caltanissetta - Può una ricetta annotata su un’agenda cambiare il corso di una vita? Di certo nel caso di Simone e Alessandro Rindon – anime, cuori e cervelli di Boccia-cosi duci – può far intraprendere un percorso diverso da quello che si stava percorrendo. E può fare innamorare di un sogno, spingendo a fantasticare su nuove incredibili strade da esplorare. La ricetta in questione è quella di un panettone e questa storia nasce in un laboratorio di pasticceria di Riesi, in provincia di Caltanissetta.
Protagonisti delle storia – a parte la ricetta sull’agenda di nonno Santo – sono due fratelli gemelli che oggi hanno 25 anni: Alessandro, dottorando di ricerca in diritto amministrativo all’Università Bicocca di Milano, e Simone, cui mancano tre esami per laurearsi in Ingegneria Gestionale a Bergamo. Tre esami che deve sostenere da tre anni, da quando appunto una passione latente che in fondo lo accompagnava sin da bambino è esplosa, portandolo ad avviare, nella sua amata Riesi, l’attività di produzione di grandi lievitati (panettoni e colombe) Boccia-cosi duci.
BOCCIA-COSI DUCI, DA RIESI A MILANO E RITORNO
Ma andiamo con ordine, per rintracciare in questa storia l’amore per la tradizione e per le proprie radici che ha portato oggi Simone, con il sostegno del fratello e dei genitori, a credere in un sogno fatto di lievito madre, pistacchio, farine locali e tanto, tanto lavoro. Nati e cresciuti a Riesi, i fratelli Rindone a 13 anni lasciano la Sicilia per seguire mamma Irene che intanto ha cominciato a insegnare a Milano. «Abbiamo frequentato in Lombardia la terza media e ogni due o al massimo tre settimane tornavamo a Riesi per stare con papà e i nonni», raccontano Simone e Alessandro.
«Ogni volta che tornavamo a Milano sentivamo uno strappo: i nonni invecchiavano e a ogni partenza sentivamo una grande ansia, come se quella fosse l’ultima volta che li vedevamo». In ogni caso, tutte le estati, le vacanze lunghe, e ogni volta che possono Simone e Alessandro tornano in Sicilia dove passano giornate intere – «più Simone che io», ammette Alessandro – ad aiutare nella pasticceria di famiglia e soprattutto a sostenere nonno Santo, conosciuto da tutti in paese come Lu Zzi Santo Boccia – soprannome cui i gemelli Rindone hanno reso omaggio con Boccia-cosi duci.
«Mi infilavo nel laboratorio e cercavo di carpire i segreti del nonno, soprattutto per quanto riguarda i lievitati che mi affascinavano come avevano conquistato lui», sottolinea Simone. Una curiosità che cresce, ma che resta un hobby, una passione famigliare anche perché – Alessandro non ne fa mistero – «essendo cresciuti in una famiglia di pasticceri e panificatori conosciamo i sacrifici di chi ha un’attività che non permette di chiudere per le feste e ti costringe a orari proibitivi».
BOCCIA-COSI DUCI, LA RICETTA MISTERIOSA DEL PANETTONE
Quando nonno Santo muore, nel gennaio 2019, Simone comincia a guardare ancora con maggiore attenzione alle sue ricette e soprattutto a quella misteriosa di un panettone, annotata con la grafia del nonno, ma mai realizzata in pasticceria e commercializzata. «In realtà, lui il panettone l’ha fatto solo qualche volta per la famiglia – raccontano – e mai realizzato in pasticceria, probabilmente perché fino a qualche anno fa, produrre panettoni tradizionali in Sicilia non era un’attività così diffusa».
«Nostro nonno però era un gran curioso, sempre con la voglia di portarsi avanti, per cui immaginiamo che quella ricetta gli sia arrivata da qualche amico o parente che viveva al nord e che l’abbia custodita in attesa di avere il tempo di metterla a punto e trasformarla in una sua specialità. Ecco perché oggi quello che più ci dispiace è che non abbia potuto assaggiare il panettone che porta il suo soprannome», sottolineano. Il primo panettone realizzato da Simone infatti viene sfornato a Natale 2019.
«Come sempre – raccontano – eravamo in Sicilia per le festività e per aiutare papà in pasticceria». Stavolta però quella “misteriosa” ricetta sbuca dall’agenda in modo più dirompente. Simone, cui già il nonno aveva insegnato i segreti del lievito per la brioche con il tuppo, non resiste: deve provarci. Prova, riprova, sbaglia e perfeziona, anche un po’ tra gli sbuffi di papà Gaetano che lo sprona a non perdere tempo e a dedicarsi alle specialità in cui sono maestri. Alla fine fa assaggiare il panettone al pistacchio a un intenditore – «noi siamo entrambi allergici alla frutta secca e non potevamo», dicono – che lo rassicura sulla sua bontà.
BOCCIA-COSI DUCI, DA 80 A 5000 PANETTONI ARTIGIANALI
A quel punto, Simone acquista maggiore fiducia e Alessandro lo sprona e lo aiuta occupandosi di logistica e marketing: «Vendiamo i nostri primi 80 panettoni proprio a Natale 2019 e per noi è un gran successo». A quel punto si pensa di replicare il successo a Pasqua con le colombe. Intanto però arriva il Covid. I due fratelli riescono a tornare a Riesi e cominciano a dedicarsi alle colombe ma intanto papà si ammala di Covid e resta per più di un mese lontano dal laboratorio.
E mentre Simone impasta e sforna, Alessandro pensa ad avviare l’attività degli ordini, della prevendita e delle spedizioni. A Pasqua 2020, dal laboratorio escono 800 colombe a marchio Boccia-cosi duci. A quel punto per Simone non c’è più dubbio: «È questo quello che voglio fare», comunica ai genitori che non nascondono un po’ di preoccupazione per questo nuovo progetto e il loro desiderio che il figlio completi gli studi universitari in ingegneria.
Un progetto che Simone vuole di certo realizzare, ma che per ora è passato in secondo piano rispetto alla cura per i lievitati e per la voglia di fare arrivare Boccia-cosi duci e la passione ereditata dal nonno in giro per il mondo. Per questo, sei mesi fa, Simone ha aperto la sua ditta. Ama preparare panettoni e colombe, ama lavorare con il lievito madre, cercare prodotti del territorio, impastare le farine locali, provare nuovi abbinamenti come cioccolato e frutti di bosco, eseguire la pirlatura manuale e riporre il prodotto tradizionale nella scatola con il marchio Boccia-cosi duci.
E mentre la produzione è aumentata – ormai si viaggia sui 5000 panettoni e sulle 5000 colombe – Simone continua a fare tutto manualmente senza ricorrere ad alcun macchinario. Alessandro lo sostiene con i fornitori, gli ordini, le spedizioni e creando la rete. «Siamo piccolini e ci basiamo molto sul passaparola, ma la forza del sogno è grande». Un sogno che parla di legami di famiglia, di amore per la tradizione, il territorio e di voglia di restituire un po’ di bene al proprio paese.
«Ci piacerebbe – confessano in chiusura – riuscire a ingrandirci e assumere giovani lavoratori. Il sogno più grande è riuscire a crescere, mantenere la produzione sempre a Riesi, dove tutto è nato, e magari aprire degli store in grandi città come Milano e Roma. Intanto per quest’anno ci gustiamo la grande soddisfazione di aver inviato il primo panettone a marchio Boccia-cosi duci a Houston. Siamo sicuri che nonno ne sarebbe stato felicissimo».
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