Animali in città: Liguria tra le ultime regioni a garantirne il benessere
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Imperia - Piccoli, pelosi e amici fedeli: gli amici animali con cui viviamo ci danno molto ogni giorno. Chi vive con un animale lo sa. Ma noi cosa diamo a loro? Spesso nel porre questa domanda, le risposte che vengono in mente sono riconducibili esclusivamente alla soddisfazione dei bisogni primari quotidiani, ovvero un tetto sotto cui stare, cibo, acqua, cure. Fondamentali, ma sono davvero sufficienti? E fuori dal contesto casalingo, come vivono? Sono sicure per loro le nostre città?
No, secondo l’ultimo report di Legambiente. E la regione Liguria non emerge sicuramente per servizi e investimenti fatti in questa direzione, anzi. Purtroppo sembra non essere sola, visto che le performance sono appena sufficienti per meno di un’amministrazione comunale su tre: questo è quanto emerge dai dati forniti dall’XI rapporto di Legambiente Animali in città. Vi riportiamo l’analisi pubblicata che spiega bene quanto non è ancora stato fatto e quanto rimane da fare per cambiare la situazione attuale.
NON SIAMO UN PAESE PER ANIMALI
Spesa pubblica in aumento, disparità territoriali, ritardo sulle sterilizzazioni, milioni di “animali fantasma” e scarsa attuazione di regolamenti nella prevenzione: l’Italia è fortemente indietro nella sfida di garantire il benessere animale in città, con conseguenze di tipo economico, sociale e ambientale.
In un Paese sotto scacco degli effetti della crisi climatica ed energetica, della pandemia e minacciato dalla crescente povertà e la perdita di biodiversità, diventa ancora più centrale prendersi cura preventivamente della rete degli affetti di milioni di famiglie, di cui gli animali da compagnia sono parte vitale: tiene uniti ed è molto meno costoso che affrontare i crescenti abbandoni e le sofferenze, umane e animali.
LA SITUAZIONE IMPERIESE
Dai dati emersi, come accennato, per quanto riguarda la regione Liguria emerge una fotografia ancora molto distante dai risultati attesi. Eppure la regione, con una popolazione di circa un milione e mezzo di persone, registra una media di 5,6 cani per cittadino, contro un dato nazionale di 4,7. Per indagare la complessa sfida aperta dal cambiamento culturale e di abitudini di vita di larga parte della società italiana, avvenuta soprattutto negli ultimi tre decenni, Legambiente ha utilizzato uno specifico questionario rivolto alle Amministrazioni comunali e i risultati sono stati sintetizzati attraverso una serie di indicatori in grado di restituire la complessità di ciascuna delle macro aree.
Analizzando i risultati degli indicatori della provincia imperiese i dati forniti danno un quadro complessivo, valutato insuffiente: nello specifico le macro voci comprendono le risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione, con un punteggio di 6 su 36; quantità e qualità di strutture e servizi offerti ai cittadini, con un punteggio di 8 su 32; organizzazione ed efficacia delle attività di controllo con 14,7 su 40. Per approfondire i dati sono consultabili dalla pagina del rapporto, selezionando la regione e la provincia di interesse.
I PREMI
Quest’anno a rispondere in modo completo all’indagine di Legambiente sono state 986 amministrazioni comunali (circa il 50% rappresentato dai Comuni capoluogo) e 42 aziende sanitarie. Quattro le macro-aree di valutazione: quadro delle regole, valido solo per i Comuni; risorse impegnate e risultati ottenuti; organizzazione delle strutture e servizi al cittadino; controlli. In base a questi criteri, il cigno verde ha assegnato il Premio nazionale Animali in Città 2022 ad alcune delle realtà virtuose nell’offerta di servizi e in azioni dedicate alla prevenzione.
Anche quest’anno tra i premiati figurano i Comuni di Prato, Modena e Verona, che conseguono rispettivamente il primo, secondo e terzo miglior risultato tra tutti i 986 che hanno fornito dati. E per le Aziende sanitarie l’ATS della Montagna, l’AUSL Toscana Centro e l’ATS Brescia, al primo, secondo e terzo miglior risultato su tutte le 42 che hanno fornito dati.
ATTIVIAMOCI PER CAMBIARE LE COSE
Legambiente è tornata a ribadire una serie di proposte, a partire dall’urgenza di un’anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutte le specie animali d’affezione – ad oggi obbligatoria solo per i cani. Lo scopo è quello di fornire i servizi necessari ai cittadini e realizzare i controlli, anche in ambito sanitario, per prevenire criticità, migliorare e rendere sicura la convivenza con gli amati “pet”, superando la frammentarietà delle informazioni regionali. Soprattutto alla luce dell’annuncio della Direzione generale della Sanità animale del Ministero della Salute di una sua approvazione entro il 2023.
«Con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, la tutela degli animali è entrata a far parte dei principi costituzionali dello Stato – ha spiegato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –: un passo importante per la difesa del loro benessere ma anche per la salute umana. In Italia però c’è ancora molto da fare, a partire dall’attivazione dell’anagrafe unica nazionale obbligatoria per tutte le specie animali in cui convoglieranno le informazioni delle banche dati regionali».
«Siamo in attesa di conoscere il testo del decreto del Ministro della salute che dovrebbe essere adottato, entro marzo 2023, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per stabilire le modalità tecniche e operative per l’implementazione del SINAC (Sistema Informativo Nazionale degli Animali da Compagnia) all’interno del sistema I&R (Identificazione & Registrazione) degli animali. Si acceleri al più presto».
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