11 Nov 2022

A Padova i cittadini si mobilitano per salvare dall’abbattimento gli alberi di via Friburgo

Scritto da: Susanna Piccin

Da diversi mesi in via Friburgo, una strada di Padova, i cittadini sono in rivolta per salvare più di cento alberi dall'abbattimento. Mobilitazioni, ricerche, interrogazioni e una petizione sottoscritta da più di seimila persone si oppongono al piano del Comune per eliminare il bosco. Ne abbiamo parlato con Maria Elena Martinez, una delle animatrici della campagna.

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Padova, Veneto - Qualche mese fa condividevo nella chat con i miei colleghi una “piccola gioia” – così l’ho chiamata, ma in realtà ero molto orgogliosa –, ovvero la notizia che Padova, la mia città, era tra le cento selezionate dalla Commissione Europea per arrivare all’impatto climatico zero entro il 2030. Unica città veneta nel gruppo delle nove italiane incluse nel progetto che nel 2022/23 riceverà 360 milioni di euro di finanziamento dal programma per la ricerca Orizzonte Europa per avviare percorsi di innovazione verso la neutralità climatica entro il 2030. Le azioni riguarderanno mobilità, efficienza energetica e pianificazione urbana verde.

Chissà, forse se non leggessi ogni giorno da più di un anno a questa parte ogni articolo di Italia che Cambia non avrei dato troppa importanza a quella notizia. E nemmeno a quella che sto per darvi. Ma ciò che notiamo del mondo è fortemente influenzato da quello che ascoltiamo e leggiamo, dalle notizie di cui veniamo a conoscenza. Cambiare le fonti di informazione ci cambia l’immaginario e cambiare l’immaginario cambia il mondo, come non si stanca mai di ripetere Daniel Tarozzi.

Avevo iniziato a immaginarla, la mia città, nel 2030: meno inquinata, più verde, più sostenibile e attenta alla salute di noi cittadini. Un esercizio alla Rob Hopkins. E se cominci a pensarci senti il rumore di ogni albero che cresce anche se ancora deve essere piantato. Senti il fresco, percorri le piste ciclabili, immagini i pannelli solari sul tetto del tuo condominio.

via friburgo

E invece ieri ho sentito l’incredibile frastuono di 119 alberi che cadono, anche se non sono ancora caduti. È successo quando ho ricevuto via mail una petizione dal titolo perentorio: SALVIAMO 119 ALBERI del BOSCO di VIA FRIBURGO a PADOVA! Cadrà quasi tutto il bosco!. La campagna ha già oltrepassato le 6000 firme e io decido di capire cosa sta succedendo.

Parlo con Maria Elena Martinez, promotrice della petizione, che mi spiega i fatti. Alla Stanga, una zona di Padova tristemente famosa per via Anelli – ve lo ricordate il muro, sì? –, piena di palazzoni residenziali, esiste un boschetto di alberi ad alto fusto. Regala una bella vista, fresco e un po’ di pace agli abitanti del quartiere, comprese colonie di uccelli tra cui la specie protetta del picchio verde. Vicino c’è un micronido per bambini e alcuni orti urbani i cui alberi da frutto contribuiscono a creare il boschetto.

Al confine, tra due grandi strade, passa pure la ferrovia su cui corrono i treni merci che si dirigono verso l’interporto. Treni particolarmente rumorosi, in particolar modo quelli notturni. I residenti chiedono l’intervento del Comune. E l’intervento arriva con l’installazione, su una delle due vie, di barriere fonoassorbenti piuttosto classiche, alte due metri.

Ora il Comune ha appaltato la costruzione di barriere anche sull’altro lato, in via Friburgo, quella del boschetto. Verrà alzata una montagnola alta 4 metri e lunga 270 che nella parte centrale ospiterà barriere fonoassorbenti di ulteriori 2 metri. Si arriva così a un totale di 6 metri di altezza. Per fare questo, verranno spesi più di 600.000 euro e abbattuti 119 alberi, che inizialmente dovevano essere 94. Uno scempio.

Immagino la mia città nel 2030 e sento innanzitutto un suono: sono le parole di tante persone che hanno a cuore il luogo in cui vivono e che se ne prendono cura, insieme

Indovinate quanto sono alti i palazzi che dovrebbero essere protetti dal rumore? 18 metri. E quanto sono alti gli alberi ad alto fusto? Anche 30 metri. L’incongruenza pare evidente. Senza contare che gli alberi sono di per sé una barriera per il rumore e che abbatterli significa creare grossi danni al terreno, alla qualità dell’aria e al livello di inquinamento. Con conseguente deprezzamento della zona e quindi degli immobili.

Maria Elena vive in quella via da un anno, ma nel quartiere da sempre. È medico e madre di tre figli. Sostanzialmente una donna instancabile, che fa parte di quella categoria di persone che ringrazio sempre che ci siano e usino il loro tempo per il bene comune. Quando viene a sapere del progetto dell’abbattimento degli alberi, inizia a farsi qualche domanda e a condurre alcune ricerche. Di quelle che potremmo fare tutti, online.

Scopre ad esempio che nei documenti relativi all’intervento pubblicati sul sito del Comune alla valutazione di impatto acustico sono riservate solo 4 pagine su 46 totali. Manda PEC per richiederne la pubblicazione completa e non riceve risposta. Incontra i residenti della zona, quelli che abitano proprio in quei palazzi che si affacciano sul bosco e scopre che il 90% di loro è contrario all’abbattimento.

alberi via friburgo

Si unisce al Comitato Stanga, storico in città per le lotte di via Anelli, e insieme cominciano a richiedere incontri e delucidazioni, a raccogliere firme e a fare sit-in. Aprono un gruppo fb e lanciano la petizione. Studiano e propongono possibili alternative, che prevedono sia la costruzione di barriere verdi con una ditta specializzata, sia la piantumazione di un numero maggiore di alberi.

La cosa va avanti da più di un anno, senza vittorie consistenti purtroppo, se non il riscontro di un vivo interesse da parte di molte persone in città e fuori. Il vicesindaco Andrea Micalizzi, preposto alle infrastrutture, rimbalza le domande da un bel po’ di tempo e così ora la speranza è quella di riuscire a parlare con il sindaco Giordani. Appuntamento per il prossimo sit-in, sabato 12 novembre alle ore 12 davanti a Palazzo Moroni.

Pochi giorni fa leggevo questo articolo di Liguria che Cambia che racconta di un bel progetto di riforestazione. Mi hanno colpito le parole del sindaco del Comune che ha deciso di aderire: «Ogni amministrazione ha, a mio avviso, il dovere di occuparsi non solo del presente, ma anche e soprattutto del futuro del suo territorio e dei suoi cittadini». Torno a cercare di immaginare la mia città nel 2030, ora che questa data mi sembra dietro l’angolo. Sento innanzitutto un suono: sono le parole di persone – tante, tante persone – che hanno a cuore il luogo in cui vivono e che se ne prendono cura, insieme.

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