Ritorno alle origini: l’esperienza degli “elfi” attraverso gli scritti di Mario Cecchi
Seguici su:
Pistoia, Toscana - Quando oltre dieci anni fa progettai il primo viaggio nell’Italia Che Cambia avevo molte motivazioni professionali e umane, ma una era profondamente personale: volevo scoprire da vicino la “mitica comunità degli elfi”. La vita è strana e spesso beffarda e nel viaggio di quasi un anno che feci – per una serie di motivi che ora sarebbe lungo raccontare – quell’incontro non andò affatto bene.
Non parlai mai quindi degli elfi, di Avalon e del loro magnifico fondatore, Mario Cecchi, l’uomo con gli occhi più profondi che avessi mai incontrato e con il quale avevo piacevolmente raccolto le olive per un’intera mattina. Dieci anni dopo sono finalmente tornato ad Avalon in occasione di un’intervista a Clara Scropetta e ho avuto il piacere di vedere finalmente con occhi diversi questo luogo per me mitologico. Ma soprattutto ho avuto il piacere di parlare nuovamente con Mario.
Quando circa un mese fa ho scoperto che era uscito un suo libro quindi ho fatto un salto sulla sedia e mi sono immediatamente attivato per approfondire la questione. Ho intervistato quindi Giorgia Lattuca – che ha ha collaborato alla stesura del libro – e lo stesso Mario, che per motivi personali non poteva stare troppo al computer ma che mi ha dedicato comunque il tempo necessario ad avere un suo contributo.
Il titolo del libro – edito da Associazione ‘9cento – è emblematico: Ritorno alle origini – L’esperienza degli Elfi. Mario, sollecitato su cosa lo abbia convinto a scrivere un libro proprio ora, ha dichiarato: «I tempi sono finalmente maturi. Dopo il Covid la gente ha voglia di cambiare, di scappare dalle città per tornare alla Natura. Stiamo vivendo un ritorno a un medioevo “post-capitalista” e “post industriale”, un vero e proprio “ritorno alle origini”. Questo libro è stato pensato per le tante persone che vogliono conoscere la vita in comunità».
Mario mi spiega poi che ha deciso di scrivere questo libro per tramandare la sua esperienza più che trentennale di comunità, condivisione, cerchi, incontri, difficoltà, crescite, delusioni e conquiste: «Ho voluto trasmettere tutta la prassi per costruire comunità basate su un potere decisionale paritetico. Il cerchio è la via importantissima, così come è fondamentale attuare sia la parte emozionale che quella pratica, avanzando su tutti i livelli della crescita personale e di quella di comunità, con una sorta di osmosi. Non c’è un elemento più importante dell’altro, è tutto importante allo stesso modo».
Mario, come qui riportato, ha affermato che il Covid ha accelerato il “livello di coscienza”. Gli faccio notare però che la pandemia ha anche provocato enormi divisioni tra le persone, rompendo famiglie, amicizie storiche e non solo. La posizione di Mario su questo tema è netta: «C’è una demarcazione forte tra chi compie una scelta integrata dentro il sistema e chi decide di starne fuori, un bivio che accelera il processo di cambiamento».
Secondo lui, «la distanza tra questi due mondi è destinata ad aumentare e chi sceglierà di vivere diversamente sarà sempre più netto nel non accettare ricatti, imposizioni economiche, politiche o sanitarie. Ognuno troverà la propria strada. Noi continuiamo a costruire una società diversa, parallela al sistema, senza andare contro chi fa scelte diverse dalle nostre. Vogliamo che a guidarci sia la tolleranza. Se non sei a favore delle diversità che senso ha andare a vivere in campagna?».
Vivere con il Popolo degli Elfi comunque non è stato sempre tutto rose e fiori. «È stata ed è ancora oggi una bella sfida! Andare avanti forti nelle relazioni senza che ci sia una leadership conclamata o autoritaria non è semplice con i retaggi che abbiamo, ma è una sfida che accolgo volentieri perché fa parte della crescita».
Il tempo è volato e so che Mario ora deve andare a svolgere altre attività, ma prima di lasciarlo gli chiedo quale sia stata fino ad oggi la più grande soddisfazione: «I bambini! I tanti bambini che prima erano neonati e adesso hanno 30 o 40 anni e hanno i loro figli. Sono una sorta di micro tribù, una società a parte, si vogliono bene e cooperano in maniera meravigliosa. Anche quando non vivono più in montagna con noi, sono parte di una tribù. Molti ora sono a Barcellona, dove hanno il loro ambiente, meno burocratico di qua. Sono in Spagna? Ben venga!».
Ancora “mosso e scosso” dalle emozioni che parlare con Mario mi ha suscitato mi rivolgo a Giorgia, che ha seguito e in parte permesso la scrittura di questo libro. Giorgia mi racconta il lavoro certosino che è stato fatto nel rispolverare un archivio di 30/40 anni di scritti di Mario, scritti a penna, scritti improvvisati, veri e propri diari. «Mario ha scritto durante tutta la sua vita; è il suo modo per fissare le cose, esprimerle, per poi le portarle nel cerchio. Abbiamo quindi riletto tutti questi scritti; la maggior parte erano di militanza politica. Abbiamo poi strutturato il libro “di conseguenza”».
C’è quindi una parte del libro che racchiude lo sguardo di Mario sul mondo, un’altra che racconta l’esperienza degli elfi sia a livello sociologico che politico e infine uno sguardo verso il futuro. «Mario vuole dare questo messaggio di speranza ma allo stesso tempo, nei suoi scritti, “frantuma” il sistema da tutte le angolazioni: l’educazione, la medicina, l’incapacità di rappresentare la minoranza, il modo in cui viene schiacciato il popolo rurale».
“La Valle degli Elfi – si legge nel libro – è nata nel 1980 da un gruppo di quattro persone che, stanche della vita cittadina e delle scelte a metà, decisero di andare a vivere a Pesale (nome elfico Gran Burrone), un paesino abbandonato nell’Appennino tosco-emiliano raggiungibile solo a piedi”. Da quel momento, tra una occupazione, uno scontro e anche l’acquisto di un casale, gli “elfi” si sono espansi per tutta la montagna, recuperando vecchi ruderi – confortevoli ma per scelta senza strada, elettricità o gas – e dando alla luce oltre 200 bambini.
Interessante vero? Se volete saperne di più vi invito a leggere il libro di Mario che, tra le altre cose, ricostruisce questa incredibile storia. Ma torniamo da Giorgia. Mi racconta che Mario, dopo qualche esperienza montana, ha fondato Avalon, trasferendosi in valle per coltivare l’uliveta e cercare la sostenibilità alimentare: «La vita montanare è così dura nella quotidianità che lasciava poco spazio per la cura delle relazioni – mi spiega – e Mario ha deciso di incentrare su quest’ultime la comunità di Avalon».
All’inizio si aggregano alla comunità soprattutto persone con problemi importanti di droga e alcol, ma una volta nati i primi bimbi le mamme “si sono imposte” nel proporre una selezione maggiore che fosse più indirizzata verso l’accudimento alla donna e al parto naturale. Giorgia stessa, in seguito, è stata maestra nella piccola scuolina che hanno fondato.
Giorgia ci tiene a sottolineare che gli scritti sono di Mario, ma anche suoi, di Riccardo Clemente e di Vittoria e Angelone e che diverse persone hanno sostenuto lo sviluppo di quest’opera, compresa la RIVE – Rete Italiana Villaggi Ecologici, l’editore, Carlo Taglia, Antonio Guida, finendo con l’editore che lo ha pubblicato passando per Alessandra Lombardo e Chiara Crupi, che insieme a Giorgia hanno seguito lo sviluppo di tutto il lavoro durato quasi tre anni.
Mentre scrivo questo articolo ho il libro accanto a me. È un bell’oggetto, contiene testi, poesie, foto, spazia dall’infinitamente piccolo (l’esperienza di Avalon) all’infinitamente grande (gli usi civici, la pandemia, il capitalismo, il bioregionalismo, il mondo). Racconta fatti e trasmette pensieri. Alterna ispirazione e informazioni pratiche su come creare comunità intenzionali e come portare avanti i propri valori in un sistema che spesso tende a schiacciarli.
Giorgia sottolinea come questo sia per lei un libro che «tocca l’essenza del perché abbiamo scelto di vivere in comunità e riguarda le relazioni. Una vera e propria fucina per la crescita personale che ti denuda e mostra debolezza e consapevolezze con la stessa intensità e lo stesso spazio. È la storia dell’essere umano che attraversando limiti e difficoltà trionfa e porta avanti giorno dopo giorno quello in cui crede».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento