30 Nov 2022

Parlami dentro. Anche una lettera può alleviare la solitudine di chi è detenuto

Scritto da: Benedetta Torsello

Si chiama Parlami dentro l’iniziativa lanciata dalla Fondazione Vincenzo Casillo in collaborazione con Liberi dentro - Eduradio&TV. Una vera e propria “chiamata alle parole” aperta a tutti. Per chiunque voglia rispondervi, l’invito è a scrivere una lettera a un detenuto, per provare almeno una volta ad affacciarsi oltre il muro di indifferenza che ci separa dal carcere e da chi ci vive.

Salva nei preferiti

Bologna, Emilia-Romagna - Parlami dentro, proprio qui, dove fa più male. Parlami dentro, oltre le sbarre. Parlami di una vita che sogno di riavere. Parlami di quello che da qui dentro non posso vedere. Risuona così la “chiamata alle parole” lanciata in occasione del Natale dalla Fondazione Vincenzo Casillo, in collaborazione con Liberi dentro, un programma radio televisivo di didattica e formazione a cura di Eduradio&TV, nato per creare un ponte tra la casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna e il resto della città.

Parlami dentro è l’invito a scrivere una lettera a un detenuto, per sottrarre all’invisibilità chi vive in carcere. Raccontare di un libro appena letto, di una canzone amata o di un viaggio a qualcuno che non si conosce, può essere un atto di intima gentilezza. Così come raccontarsi e affidare alle parole di una lettera un po’ di sé stessi, magari per ritrovare un respiro nella scrittura che nessun’altra forma di comunicazione ci consentirebbe meglio. C’è chi di lettere non ne ha mai scritte e chi non ha mai smesso di farlo, senza timore di essere fuori tempo: l’invito è rivolto proprio a tutti.  

parlami dentro

«Siamo partiti da un assunto – racconta Marilù Ardillo, responsabile comunicazione della Fondazione Vincenzo Casillo e ideatrice dell’iniziativa –, cioè che le parole hanno un potere immenso. Eppure anche piccolo, semplice. Con le parole muoviamo emozioni, pensieri, raggiungiamo luoghi, disegniamo immagini, talvolta percepiamo addirittura suoni e odori. Unite alle intenzioni, le parole possono invertire l’ordine del mondo. Possono schiudere un sorriso pure davanti al buio».

Provare ad alleviare la solitudine di chi è detenuto è uno degli obiettivi dell’iniziativa. Alcune delle lettere inviate in queste settimane saranno trascritte o lette sui canali social della Fondazione, altre invece verranno lette nel mese di dicembre durante il programma radio-televisivo Liberi dentro, visibile in differita su YouTube e trasmesso quotidianamente non solo per i 750 detenuti della casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna, ma anche per quelli degli altri istituti penitenziari della regione Emilia-Romagna e per tutti i cittadini. Il programma infatti va in onda sui canali televisivi regionali Icaro TV (canale 18) e Lepida TV (in streaming).

Parlami dentro è l’invito a scrivere una lettera a un detenuto, per sottrarre all’invisibilità chi vive in carcere

«Per noi è fondamentale parlare fuori dal carcere – esordisce Antonella Cortese, giornalista e coordinatrice del progetto Eduradio&TV – perché è lì il futuro per gli ex detenuti. È importante formare una società che sappia essere accogliente con chi ha sbagliato e ha pagato per questo. C’è tanto lavoro da fare per abbattere lo stigma da cui spesso queste persone non riescono a liberarsi per tutto il resto della loro vita». Nato ad aprile 2020, in pieno lockdown, il progetto è il frutto della volontà e collaborazione della rete formata da insegnanti, formatori, assistenti spirituali, operatori dei servizi istituzionali e volontari che da anni operano all’interno del carcere di Bologna.

L’emergenza sanitaria da Covid-19 e l’interruzione di qualsiasi contatto con l’esterno, ha relegato i detenuti in un isolamento atroce e rabbioso sfociato nelle proteste di molte carceri italiane. Chiusi in cella, perdere il contatto con gli altri è stato ancora più doloroso rispetto a chi si è ritrovato relegato tra le quattro mura di casa propria. «Con Liberi dentro non abbiamo interrotto i contatti con i detenuti – prosegue la coordinatrice del progetto –, ma soprattutto abbiamo lavorato a costruire una narrazione diversa del carcere e un’occasione inedita di “protagonismo civile” attraverso la radio e la televisione».

parlami dentro 2

Con Parlami dentro si vuole gettare un ponte tra i cittadini e il carcere, non come luogo invisibile, ma come parte integrante delle città e della società stessa. «L’intento è quello di mettere nelle mani di una persona isolata, e spesso anche giudicata, un frammento della nostra vita libera, che sia uno stimolo, un’ispirazione, un auspicio, o anche solo un abbraccio», conclude Marilù Ardillo.

«In questi anni nelle carceri ho incontrato il senso di vergogna di chi, lontano dal proprio paese, ha tagliato ogni legame con la propria famiglia d’origine e magari ha fatto perdere le proprie tracce. Ma soprattutto ho incontrato tanta umanità», aggiunge Antonella Cortese. «Spesso mancano le volontà politiche, ma la questione della riabilitazione di chi sta scontando una pena, ci riguarda tutti. E anche molto da vicino».

Per scrivere una lettera, un pensiero o anche poche righe a una persona detenuta c’è ancora tempo fino all’11 dicembre. L’indirizzo di posta elettronica a cui inviarle è parlamidentro@gmail.com.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La mia piccola città: le giovani generazioni rendono Acireale più inclusiva e sostenibile
La mia piccola città: le giovani generazioni rendono Acireale più inclusiva e sostenibile

Dalla crisi ecologica alla disumanizzazione delle guerre, l’amore è la risposta
Dalla crisi ecologica alla disumanizzazione delle guerre, l’amore è la risposta

Il Secret Santa dell’influencer sarda Claredda e le 400 storie di gentilezza e condivisione natalizia
Il Secret Santa dell’influencer sarda Claredda e le 400 storie di gentilezza e condivisione natalizia

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Il boom dei fast food e la fine dell’identità – INMR Sardegna #58

|

Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4

|

Terapie psichedeliche: una soluzione ancestrale ai disturbi mentali?

|

Il futuro del vino tra crisi climatica e innovazione

|

Dalla crisi ecologica alla disumanizzazione delle guerre, l’amore è la risposta

|

Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni

|

Tyrrhenian Link: “La nostra lotta continua oltre lo sgombero del presidio degli ulivi”

|

Luana Cotena e il suo concetto rivoluzionario di capo d’abbigliamento

string(9) "nazionale"