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Catania - Poco distante dal nuovo Ospedale Garibaldi, a circa dieci minuti dal centro della città, imbocchiamo via Belice, che quasi per magia si trasforma in una piccola strada di campagna: una verde e luminosa vallata si apre davanti a noi e un gruppetto di simpatici cagnolini ci dà il benvenuto. Chiudendo un attimo gli occhi si possono ormai solo immaginare le lunghe distese di agrumi che fino a qualche anno fa occupavano questo terreno.
È la voce di Dario a condurci direttamente all’origine del progetto Orto Bio: «Nel 2017 siamo stati costretti, con ordinanza regionale, a estirpare ben 10 ettari di agrumeto perché colpito dal virus della Tristeza, una grave malattia che porta prima alla secchezza, poi al blocco dei frutti e infine alla morte della pianta. Trovandomi di fronte al terreno completamente vuoto, ho pensato di ripartirlo in tanti piccoli lotti da condividere e adibire a orti privati».
Ogni lotto, di circa 80 metri quadri, viene messo a disposizione già arato, concimato e dotato di impianto di irrigazione; pronto insomma per la semina: «La maggior parte delle persone imparano sul campo a prendersi cura del proprio orto – ci racconta Dario – e magari ci chiedono le indicazioni iniziali su come creare i solchi, a che distanza mettere le piantine o il tipo di fertilizzanti da usare; come azienda bio spesso siamo noi a preparare e dispensare infusi a base di aglio o di ortica».
In cambio di un piccolo contributo mensile, l’azienda fornisce assistenza continua e consigli pratici, ma anche gran parte delle attrezzature da lavoro. «Poi magari c’è chi si porta da casa le bucce di banana, i gusci delle uova o i fondi di caffè, come ad esempio le famiglie con bambini. Ed è strabiliante per me scoprire come proprio questi ultimi, che un tempo scartavano le verdure nel piatto, non vedono l’ora di tornare a casa per divorare ogni tipo di ortaggio, da loro piantato, innaffiato e coccolato!».
Da quel lontano 2017 ad oggi, forse complice anche la pandemia, il terreno di Dario ha fatto da culla a un variegato ecosistema straordinariamente ricco di biodiversità vegetali, animali e umane. Un campo aperto in cui si segue l’alternanza delle stagioni, lasciandosi sorprendere dalle meraviglie della natura, come lo sbocciare di un fiore di zucca, la crescita di un cavolfiore, lo sbucare di un pulcino dall’uovo o il sorriso di un bambino che gioca. Una vera e propria rinascita che coinvolge quotidianamente persone e realtà d’ogni tipo, accomunate dall’amore per la natura e dalla voglia di sperimentare il ritorno alla terra, prendendo in mano zappa e rastrello, per abbracciare uno stile di vita e alimentare più sano e sostenibile.
Pur essendo venuti in un giorno infrasettimanale, abbiamo la fortuna di incontrare alcuni abitanti di questi orti con cui poter fare due chiacchiere e godere insieme della calda giornata che questo bizzarro novembre siculo ci regala. C’è chi, a proposito, ci fa notare la persistenza di alcuni ortaggi come fagiolini e melanzane, tutt’altro che autunnali, che continuano a crescere grazie alle temperature ancora miti. È una giovane mamma, di mestiere avvocatessa, che almeno un giorno alla settimana viene qui col suo cane e i suoi bambini: «Ci sono ortaggi che nemmeno io mangiavo, come i broccoli e i finocchi, ma da quando ho iniziato a coltivarmeli da sola, al gusto mi sembrano totalmente nuovi!».
Ed è davvero piacevole passeggiare tra un orto e l’altro, ognuno diverso e personalizzato con tanti cartelli colorati, dai nomi originali: Emozione è il primo che attira la nostra attenzione, il piccolo regno di una coppia di nonni che con i propri nipotini ha scelto l’arcobaleno per rappresentarli e una fila di ex compact disc che alla luce del sole riflettono mille colori, tenendo lontani gli amici volatili tanto golosi di ortaggi e verdure. Una piccola panchina in legno fa da arredo naturale all’ombra di un vecchio gelso selvatico. Altri lotti ospitano degli orti che sembrano vuoti o comunque a riposo e invece guardando bene si vedono spuntare dei piccoli germogli; ci piace immaginare abbiano già fatto il cambio stagione!
Proprio al centro dei vari lotti, due ulivi secolari creano una sorta di agorà naturale attorno alla quale un bel gruppetto di persone si dà da fare interrando piantine o estirpando erbacce. Veniamo accolti da un ragazzo e una ragazza, due riabilitatori psichiatrici di una comunità terapeutica convenzionata col Dipartimento di Salute Mentale, venuti a conoscenza dell’orto e fortemente motivati a far vivere l’esperienza del contatto con la terra ai propri assistiti, in modo da supportarli a riprendere le proprie abilità sociali e magari, nel lungo periodo, offrire loro anche un’opportunità lavorativa.
Hanno cominciato con un solo orto e ora ne gestiscono ben tre! Molti si avvicinano incuriositi e orgogliosi ci mostrano le piantine di cipolla che stanno crescendo o ci raccontano i disagi dovuti alle pazzie del clima, dalla scarsità di piogge del 2022 e alle inondazioni violente degli anni passati. E poi il cartello di cui vanno tanto fieri, che li rappresenta e riporta la scritta: «Ci facciamo i cavoli nostri!».
Quest’oasi di pace, a un passo dalla città ma contemporaneamente in aperta campagna, aiuta a ripristinare una concezione del tempo a rischio estinzione ormai. Eppure, l’isolamento a cui ci ha costretto la pandemia ha innescato in molti un bisogno viscerale di ritorno alla natura, alla vita all’aria aperta, al contatto con la terra e con gli animali. Per l’appunto, la fattoria di Orto Bio ospita solo animali da compagnia: numerose caprette, asinelli, un maialino e un pony; unica eccezione un gran numero di galline ovaiole che convivono nel pollaio con pavoni, oche, galli, papere e faraone.
Condivisione, baratto, dono e convivialità: in queste parole è racchiusa l’anima sociale di Orto Bio. Tutti, Dario incluso, producono per l’autoconsumo, per il piacere di passare quanto più tempo possibile affondando le mani nella terra. E si scambiano tra loro quello che raccolgono tornando all’antica formula del baratto o donandolo in dono ad amici e parenti. Ogni occasione, tra l’altro, è buona per stare insieme e organizzare momenti conviviali, come aperitivi e degustazioni, aperti a tutti. L’ultimo, poche settimane fa: ORTOberfest!
Parlando ancora con Dario di progetti in corso e soprattutto futuri, scopriamo che dei terreni attorno agli orti alcuni sono da sempre adibiti a uliveti e alla produzione di olio biologico; altri, grazie alla recente partecipazione al nuovo PSR regionale, vedranno nascere nuovi impianti di agrumeti e probabilmente anche un laboratorio dedicato alla trasformazione dei prodotti.
Nel futuro di Orto Bio c’è in programma la diversificazione delle attività agricole in direzione del turismo rurale come azienda agrituristica e fattoria didattica: «Lavoriamo già parecchio con le scuole e c’è anche una fortissima richiesta da parte di agenzie di viaggio che ci chiedono di ospitare turisti, soprattutto stranieri, desiderosi di provare l’esperienza degli orti, così come della raccolta delle olive e degli agrumi». Dario crede tantissimo nelle idee che sta coltivando e sa bene che muovendosi a piccoli passi, con lo stesso stile che lo ha contraddistinto finora, lasciandosi guidare dai ritmi della natura, tutto si può sognare e tutto si può fare!
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