Mattia Villardita: un supereroe normale savonese che allevia le sofferenze dei piccoli pazienti
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Savona - Li chiamano supereroi: sono personaggi dotati di poteri eccezionali, che vengono utilizzati per fare del bene a sé stessi e ad altri esseri umani, fino a quel momento anche non conosciuti. Siamo abituati a vederli nei grandi schermi del cinema o all’interno dei fumetti a colori tanto amati. Fa strano quindi quando li incontriamo nei luoghi più comuni, soprattutto se si tratta di un ospedale.
Sta facendo infatti molto parlare di sé un supereroe dei giorni nostri, che vestito da Spiderman attraversa ogni giorno le porte dell’ospedale per far visita al reparto pediatrico e incontrare e conoscere bambini e bambine che purtroppo si trovano ad affrontare dolori e destini tanto spietati quanto incomprensibili per tutti noi.
Si chiama Mattia Villardita ed è nato nei primi anni ’90 a Savona. Il suo lavoro lo vede ogni giorno al porto di Vado Ligure come impiegato terminalista, ma non appena gli è possibile all’uscita si cambia d’abito per trasformarsi in un “supereroe normale”. Ha da poco pubblicato un libro per Salani Edizioni, dal titolo Io e Spider-man, che sta svettando in cima alle classifiche dei libri più venduti di questi mesi.
LA SUA STORIA, LE TANTE STORIE
La storia raccontata da Mattia nelle pagine del libro è la sua e ha inizio quando a sette anni si trova in ospedale e “punta lo sguardo fuori dalla finestra”, sperando che il suo supereroe preferito “compaia da un momento all’altro, saltando tra i palazzi e penzolando da una delle sue leggendarie ragnatele”.
Ed è così che l’empatia di chi ci è passato prima, di chi sa cosa si prova a stare a letto all’interno delle mura bianche sterili e non potervi uscire, cresce negli anni, fino a trovare uno scopo di realizzazione personale: riuscire a sottrarre un po’ di dolore e sofferenza, ingannando il tempo, cosa è reale e cosa no, per donare quel calore e quelle emozioni di stupore e meraviglia che sembrano essersi perse una volta entrati in ospedale.
Le prime pagine del libro iniziano con un racconto dell’attimo (o di uno dei tanti) in cui Mattia ha deciso di liberarsi di questa sua seconda vita, stanco di portare sulle spalle il dolore, le ingiustizie quotidiane. Stanco di essere testimone a ciò che nessun essere umano è pronto a fare: assistere ogni giorno alla sofferenza di chi è più indifeso e vulnerabile. E così decide di chiudere nel suo zaino il costume che sino a quel momento gli ha tenuto compagnia, sviluppando grandi poteri verso i più fragili e verso sé stesso.
Trovandosi davanti alla discarica però, le emozioni di questi anni riaffiorano senza chiedere il permesso e così dalla sua infanzia la mente inizia a vagare afferrandosi alle ancore dei ricordi di ciò che ha vissuto sino ad ora e che l’ha portato oggi a trovarsi lì, a pochi metri dal gettare via con lo zaino anche tutto il dolore che non riesce più a accumulare dentro di sé.
DA BAMBINO A TANTI BAMBINI
«Gli adulti pensano che i bambini siano creature indifese e delicate da proteggere e tutelare sempre. Non che sia un pensiero sbagliato, ma dietro c’è una visione che sottovaluta i bambini stessi, da cui invece c’è moltissimo da imparare: capacità di adattamento, purezza di sguardo e soprattutto l’abilità innata di trovare un sorriso anche nelle situazioni peggiori», scrive Mattia raccontando i suoi ricordi da bambino all’interno di una stanza di ospedale, in cui non temeva la morte e la malattia, bensì la sua più grande paura: la “Puntura”. E così ad occhi aperti immaginava l’Uomo Ragno che, saltando da un tetto a un altro, correva in suo soccorso per portarlo fuori da lì.
Ciò non è avvenuto, ma il desiderio è stato così forte che una volta grande e in salute ha deciso di trasformare il suo sogno nel sogno di tanti altri bambini. Appassionato di personaggi della fantascienza e non solo, un bel giorno di circa quattro anni fa Mattia rimane sorpreso davanti a un costume di Spiderman di una particolare manifattura. Lo acquista e indossatolo per la prima volta sente il suo corpo appartenere a quel costume: «Avverto qualcosa di diverso, fibre e muscoli si gonfiano, guizzano come pesci sotto il tessuto. Rimango lì a lungo, non so nemmeno quanto, perché perdo la concezione del tempo».
Da quel giorno, visita dopo visita, Mattia si è trasformato da dentro. La maschera è stato un pretesto, ma l’empatia che lo ha guidato e lo guida, supportandolo in ogni suo incontro con l’innocenza e la sofferenza, è cresciuta sempre più, entrando visceralmente in ciò che è e ciò che fa. I riconoscimenti sono molti, da Cavaliere della Repubblica a inviti di incontri personali con il Papa, passando per omaggi di grandi artisti musicali e non solo. Avrà deciso dopo tutto ciò di dire addio al costume? Non vi resta che leggere il libro per scoprirlo!
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