Malacatù, l’ambiente educativo in collina dove i bambini crescono imparando dall’esperienza
Seguici su:
Torino - Oggi è una giornata nuvolosa e fuori dalla città l’autunno è più vivo che mai. Specialmente nella collina torinese, dove i profumi delle foglie umide e del terriccio bagnato di prima mattina risvegliano i sensi. Vicino all’abitato di Baldissero Torinese e non molto lontano da boschi e campi coltivati si trova un luogo speciale: uno spazio fatto di colori e gioia dove, anche nelle giornate più nuvolose, brilla sempre il sole.
Se ti capita di imbattertici di certo lo riconoscerai grazie alle voci di bambini e bambine che giocano a rincorrersi nel giardino. Avvicinandoti alla porta di ingresso non potrai non notare una fila di scarpette che, una accanto all’altra, ti invitano ad entrare. E se vorrai, potrai riporre accanto le tue, per immergerti in un mondo tutto da scoprire.
Parliamo del mondo di Malacatù, un progetto di pedagogia attiva nato per creare un ambiente educativo a misura di ogni bambino e bambina, senza esclusione alcuna. Fin dalla sua nascita, la missione è accompagnare i più piccoli nella loro crescita, in maniera integrale: insieme a maestri e maestre (facilitatori di apprendimenti) educatori ed educatrici, i bambini possono esprimersi senza giudizio, apprendere immergendosi nella natura e imparare che il valore di ognuno o ognuna vale molto più di un semplice voto.
Parliamo con Carola, che di Malacatù è una delle fondatrici e che oggi lavora come educatrice. «Il nostro progetto è nato un po’ per gioco circa cinque anni fa: con alcuni amici ci siamo trovati a immaginare la scuola che avremmo voluto per i nostri figli, che all’epoca erano ancora alla materna».
«Confrontandoci, sembrava che dal punto di vista educativo nessuna realtà rispondesse realmente ai nostri desideri». E allora, dopo diverse ricerche, un giorno la domanda diventò spontanea: “Se non c’è una scuola che incontra le nostre esigenze, perché non la creiamo noi?”».
LIBERO, DINAMICO E ATTIVO: UN PROGETTO PER LA CRESCITA DEI BAMBINI
Detto fatto. Da quel momento Carola, Marco, Beatriz e Davide hanno iniziato a sognare in grande, a progettare, a organizzare momenti di incontro e a sognare ancora, alla ricerca di una scuola per i loro figli e per i figli di tanti altri genitori. Con il tempo sono arrivate anche Charlotte, Chiara e Caterina: insieme sono un’equipe pedagogica multidisciplinare e portatrice di competenze diversificate.
«Molte persone ci chiedevano: “Ma voi che idea di scuola avete?”. Di certo una scuola all’insegna della pluralità educativa, che spesso nel panorama scolastico tradizionale manca, una scuola dove i bambini e le bambine possono imparare dall’esperienza, dove hanno un programma personalizzato perché ognuno è diverso da un altro. Una scuola dove diventare consapevoli dei propri talenti e dei propri limiti».
Dopo tre o quattro anni di progettazione, formazione specifica e visite ad altre realtà che avevano intrapreso strade alternative rispetto alla didattica statale, il progetto era pronto per partire. Peccato però che sia arrivato il Covid a mischiare le carte in tavola. «A quel punto ci siamo detti “ok, non inizieremo mai!”. Poi invece nell’estate del 2020 abbiamo fatto un primo tentativo e a settembre siamo partiti insieme a 11 bambini della fascia primaria e sei bambini della fascia della media-infanzia». All’epoca forse Carola, Marco, Beatriz e Davide non ci avrebbero mai scommesso, eppure grazie al loro impegno oggi il progetto è cresciuto e conta ben 40 bambini e bambine tra i 3 e gli 11 anni.
DALL’EDUCAZIONE MONTESSORIANA A QUELLA LIBERTARIA E IN NATURA
Malacatù è un progetto innanzitutto libero: intende creare un ambiente educativo dove il bambino possa imparare a conoscersi e ad accettarsi senza giudizio. È dinamico perché non prende spunto da uno specifico modello educativo: si ispira alla scuola attiva di Freinet, al metodo Montessori, all’educazione libertaria e a quella in natura. «Le ispirazioni pedagogiche e didattiche sono tantissime e noi ne scegliamo diverse proprio perché i bambini sono tutti diversi. In pratica non ci siamo inventati niente: abbiamo messo insieme tanti insegnamenti e li abbiamo integrati per sviluppare un progetto che sostenesse il pieno sviluppo di ogni individuo».
A Malacatù ogni bambino e ogni bambina ha un piano personalizzato in base ai propri metodi di apprendimento, nel rispetto delle indicazioni ministeriali: «alcuni bambini hanno più bisogno di muoversi, altri di stare fermi; alcuni imparano con l’osservazione e altri con la manipolazione. Per noi non c’è un modo giusto e uno sbagliato di apprendere».
Un altro aspetto importante che ci spiega Carola è la capacità di lavorare in un contesto in cui si possano sviluppare emozioni piacevoli, senza l’ansia della valutazione. «Ci interessa che i bambini si autovalutino e comprendano il loro processi di apprendimento; che siano consapevoli di cosa stanno imparando, di dove stanno andando, che facciano delle scelte dando a queste scelte un senso. Ci è sempre sembrato poco efficace che un processo di apprendimento si esaurisca dando un voto e infatti noi abbiamo scelto di non utilizzarli, sostituendoli con molta osservazione e autovalutazione ben strutturata».
DALL’EDUCAZIONE DIFFUSA ALL’OUTDOOR EDUCATION
Gli spazi di Malacatù sono pieni di vita e colore: così imparare diventa ancora più divertente grazie alla biblioteca che colleziona libri di ogni materia, all’area dedicata alle ricerche di storia e geografia, alle proposte manipolative per far apprendere in modo diverso. C’è poi la stanza dell’arte dove sviluppare l’espressività lavorando argilla, scoprendo la pittura e praticando l’arteterapia.
L’area relax invece è dedicata alla gestione dei conflitti: sul muro è appeso un cartellone che illustra le varie espressioni del viso per aiutare i bambini a esprimersi perché, ci viene spiegato, non tutti hanno un alfabeto emotivo adeguato. In questo modo viene dato spazio a una comunicazione empatica e consapevole perché a Malacatù uno dei valori più grandi è l’accompagnamento emotivo continuo e diffuso.
Una delle “aule” che i bambini preferiscono, è di certo quella all’aperto: «Noi facciamo tanta educazione diffusa e in natura, dove succede tantissimo quello che si chiama “apprendimento incidentale”». Così perdersi per le vie del paese insegna il significato di “parallelo” e “perpendicolare”, oppure di “pari” e “dispari”. «In fondo, se impari dall’esperienza, poi le cose te le ricordi».
In particolare, il gruppo dei piccolini di Malacatù, i chiquitos (dal 3 ai 6 anni), passa moltissimo tempo in natura: dopo un momento iniziale di libera scelta in un ambiente preparato e un cerchio di condivisione, escono quotidianamente, anche in caso di pioggia (con un buon equipaggiamento) e molto spesso passano intere giornate all’aperto sperimentando un’immersione nella natura selvatica che ha benefici enormi a livello psicofisico, è una meravigliosa palestra di autonomia e di conoscenza di sé stessi e dei propri limiti e punti di forza.
Malacatù oggi propone una pedagogia alternativa a quella tradizionale, una pedagogia “dolce”, che sta cercando di applicare una rivoluzione gentile verso un nuovo paradigma educativo. «La scuola statale a volte non sembra essere realmente pubblica, nel senso di “scuola per tutti”, perché alcuni bambini imparano in modo diverso rispetto al metodo frontale e uniforme che viene proposto in alcune scuole, anche a causa del ridotto numero di insegnanti per tanti bambini».
«Noi abbiamo la velleità di essere un progetto pubblico nel senso che, nonostante ci sia una quota di partecipazione – che vorremmo un giorno estinguere grazie ai progetti di autofinanziamento – rispetta i tempi e le capacità di tutti. Curiamo molto la relazione con la scuola statale, ad esempio organizzando scambi e confronti con le due scuole in cui alla fine dell’anno svolgiamo i colloqui di accertamento delle competenze. Il nostro sogno collettivo è che si apra la strada verso una maggiore pluralità educativa in ogni contesto, statale o meno, e che si collabori costantemente dandoci la possibilità di contaminarci per rendere la scuola sempre più a misura di bambino e bambina».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento