Gentilupo, il libro che Cappuccetto Rosso non ti farebbe mai leggere
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Genova - Un lupo mite e coscienzioso, una bambina petulante, un’anziana sospettosa barricata nella sua casa in mezzo agli alberi e un cacciatore che fa un piccolo cameo verso la fine della storia. I personaggi di Gentilupo sono gli stessi di Cappuccetto Rosso, ma visti da una nuova angolazione, quella del quadrupede: è attraverso i suoi occhi che rileggiamo tutta la fiaba e, tra risate ed equivoci, ci chiediamo quale sia la morale e il ruolo dell’essere umano nell’habitat bosco e, in generale, nell’habitat mondo.
Pubblicato da Gemma ViVa Edizioni, questa nuova uscita si pone l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sull’animale più affascinante della foresta. A rendere Gentilupo buffo, quasi goffo, sono le illustrazioni di Marta Villica (ve ne abbiamo parlato qui) che già dalle prime battute riesce a visualizzare la fisicità del protagonista.
Ho fatto due chiacchiere con Marta e ho voluto approfondire il dietro le quinte di questo libro con il suo autore, Simone Morini, scrittore pendolare che si dedica alla stesura di nuove storie proprio durante i suoi quotidiani viaggi in treno (ve ne abbiamo parlato qui).
Com’è stato lavorare su Gentilupo?
Marta: Non è stato per niente difficile immaginare come sarebbero stati i personaggi. A Gentilupo basta mangiare degli spiedini per essere felice, è tranquillo e con l’essere umano è timido e anche un po’ fifone: un personaggio così non poteva che essere magrino con la gobba, la panciotta e lo sguardo rassegnato.
Cappuccetto Rosso invece è la classica bambina viziata e smorfiosa. Il suo sguardo è bello vivo ed è una vera peste. Il personaggio che mi è piaciuto di più disegnare è stato senza dubbio quello della nonna: una vecchietta lamentosa che non si fida di nessuno, imbronciata anche quando dorme, perché persino nei sogni c’è qualcosa che non le va bene.
Il cacciatore l’ho immaginato come un ometto che ha voglia solo di giocare a briscola con gli amici e di bersi un cicchetto al bar, il resto è compito di altri. Il bello è che Gentilupo non sembra una favola, anzi i personaggi sembrano usciti dalla vita di tutti i giorni ed è forse proprio questo a renderlo così ironico e divertente. Inutile dire che illustrandolo ho riso tantissimo.
Chi è Gentilupo e da quale pianeta arriva?
Simone: Sarebbe bello se si trattasse della bizzarra avventura di un alieno, invece purtroppo Gentilupo viene proprio dalla Terra e si trova ad affrontare tematiche tipicamente terrestri. Mi piace definire questa storia come una commedia dell’incomprensione, intesa non tanto come equivoco, quanto nel senso più generale di incomunicabilità.
Cosa vuole dire Gentilupo a Cappuccetto Rosso, alla nonna e soprattutto al lettore?
Simone: Probabilmente il protagonista della storia non ha niente di particolare da dire, in fondo ha l’aria di uno che sta bene per i fatti suoi. Un conto però è essere un po’ scostante e taciturno di carattere, un altro è non essere ascoltato a priori o essere evitato per un pregiudizio ed è questo che giustamente al lupo non va giù.
In passato ho pubblicato un altro racconto illustrato [Gaia e il popolo della Luna, 2020, edizioni La Leggerìa, ndr] che metteva in risalto gli ostacoli che spesso sorgono nella nostra percezione degli altri, soprattutto se diversi da noi. Un tempo “il diverso” era chi aveva opinioni, orientamento sessuale o colore della pelle differente. Nella comunicazione moderna, invece, il diverso è colui al quale neghiamo la possibilità di esprimere il suo punto di vista ed è questa l’origine di ogni conflitto.
Per scrivere questa storia in versi ti sei ispirato alla versione di Cappuccetto Rosso dei fratelli Grimm. Di cosa ti piacerebbe parlare con loro?
Simone: Delle storie dei fratelli Grimm, così come di tanti altri autori della tradizione classica, ci sono state proposte versioni piuttosto edulcorate. Al contrario, i testi originali portavano avanti un intento educativo facendo ricorso a immagini e a contesti decisamente forti, pulp per certi versi, se non quasi horror.
Da parte mia, punto molto di più sull’ironia e sul sarcasmo, pertanto faccio fatica a immaginare un dialogo tra me e i fratelli Grimm, ma forse il punto è proprio questo. Se partissi dal presupposto che i nostri linguaggi diversi non consentono un punto di incontro, mi comporterei esattamente come Cappuccetto Rosso con il lupo.
La presenza di animali ‒ persone che vengono divorate da animali oppure animali che comunicano con gli esseri umani parlando la loro lingua ‒ traduce in un linguaggio letterario il racconto di un rito iniziatico. Qual è il rito di passaggio che deve compiere Gentilupo?
Simone: Il lupo, proprio in virtù della sua vicinanza al mondo naturale, si fa portatore di un messaggio di conciliazione verso gli altri personaggi, che invece incarnano le deformazioni dell’animo umano. Gentilupo deve trovare e divulgare una sorta di linguaggio universale, una mission impossible che porta avanti con genuina perseveranza.
I personaggi hanno comunque un ruolo attivo perché devono imparare ad ascoltare: un’impresa non meno titanica! Secondo me, alla fine, se la sono cavata tutti bene. Il cacciatore forse è l’unico che ha lasciato un po’ a desiderare.
Il libro ha la prefazione di Paolo Rossi, fotografo naturalista specializzato in lupi.
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