Le fiabe come chiave per ribaltare la visione antropocentrica e ristabilire il legame con la natura
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L’associazione non profit OIA’ realizza diversi progetti itineranti basati sulle storie, due dei quali riguardano l’ecologia. Sono denominati PER IL MARE e PER GLI ALBERI e ambedue hanno come finalità la sensibilizzazione alla cura della Natura. A questo proposito avremmo piacere di raccontarvi una fiaba, qualsiasi età voi abbiate.
C’era una volta una principessa molto distratta, che per una svista cadde dentro un buco. Quel buco era in verità il regno di un Orco! Così la principessa ne rimase prigioniera. Un bel giorno, sulla cima di quel buco, apparve un bellissimo passero dai mille colori che lanciò un piccolo rametto alla principessa. Lei lo raccolse. Il passero tornò il giorno successivo e poi per tanti giorni ancora e ogni volta lanciava dei piccoli rami alla principessa. Una notte, mentre l’Orco dormiva, la principessa riunì tutti i rametti e ne fece una solida scala, vi salì e fuggì via. Dicono di lei che fu felice e contenta.
Le storie, in particolar modo le fiabe, hanno l’incredibile capacità di offrirci elementi rari e preziosi utili a riflettere. Immaginiamo che la principessa possa rappresentare simbolicamente tutti noi nel nostro stato di distrazione, ossia in stato di assenza di riflessioni, curiosità o investigazioni sulla realtà che ci circonda. Ecco che si cade nel buco, che non è altro che il regno dell’Orco, quello spazio che ci rende prigionieri o meglio separati dalla Vita che si svolge altrove.
Potremmo ipotizzare che si tratti della “casa delle credenze”, come le dottrine, le ideologie, le idee, le abitudini che ci disconnettono dalla natura del proprio essere e da quella del Pianeta. Esiste una particolare credenza in grado di inquinare ogni relazione con la Natura ed è la visione antropocentrica del mondo, secondo la quale tutto ciò che esiste è per servire l’uomo.
Durante il nostro lungo viaggio – nota: l’associazione OIA’ si sposta in camper, in un lento procedere, lungo l’intera penisola – siamo stati troppo spesso testimoni di molteplici visioni antropocentriche a svantaggio dell’ambiente. Come quella volta che siamo passati da una località della regione Marche, la cui amministrazione già da diversi anni aveva piantato in un parco urbano, un albero per ogni neonato nel comune e ognuno di questi era segnalato con un cartellino di ferro.
Ovviamente, durante la propria crescita, ogni albero aveva sofferto la costrizione della catena di ferro, spesso arrugginito, legata attorno al tronco, che in molti era stata addirittura inglobata, cartello compreso, all’interno del corpo della pianta. Evidentemente da troppi anni non v’era stata cura di questo progetto e tutti gli alberi che erano stati dedicati a un momento meraviglioso, erano ora segnati da ferite, cancri e deformazioni. Naturalmente ci rivolgemmo agli amministratori richiedendo un intervento, ma non ricevemmo alcuna risposta.
È comprensibile e assolutamente “naturale” questa distrazione, perché quando si è prigionieri nel regno dell’Orco, difficilmente si riesce a guardare oltre il buco. Così tutti quegli alberi, sia per il Comune del territorio che per i frequentatori del parco, non esistevano come creature viventi, forse per questo non c’era da preoccuparsi. All’interno della logica antropocentrica, ogni albero piantato serve a un scopo e in questo caso la sua utilità principale era ricordare la nascita di un essere umano.
Per fortuna da questa logica e da altre credenze possiamo uscire come ci ha indicato la fiaba, grazie ai rametti del passero. I rametti sono quei lucenti lampi d’intuizione, di idee, di ispirazione, di sogni che ci permettono di trasformare la realtà che ci circonda, che ci forniscono i materiali per costruire scale e salirle, andarsene, avventurarsi per nuovi sentieri, utili a farci uscire dall’isolamento e così partecipare e riconnettersi alla Vita.
In questo nostro lento camminare, tante e tante volte siamo stati prigionieri. Tante e tante volte abbiamo costruito delle scale e le abbiamo usate per uscire. E abbiamo trovato rametti ovunque, in innumerevoli magici momenti, come quando ci silenziò il nero profondo dei serpenti tra le rocce della Sierra Nevada o quando ci accorgemmo dell’assenza di insetti, in un vanitoso parco urbano di Valencia. Oppure quando accompagnammo la meraviglia del volo dei delfini nel Fiume Tejo, a Lisboa o quando ci commosse il racconto dei cinghiali perseguitati e ci confortò subito dopo, lo sguardo dei daini, in terra sarda.
Oppure ancora quando ci abbracciò il pino trecentenario, al parco dell’Etna, in terra di Trinacria. O quando ci si strinse il cuore, assistendo alla guarigione di una tartaruga marina, a Brancaleone. Oppure quando cantammo insieme alle rane che abitavano il Fiume Bradano, a Matera. O quando ci perdemmo volentieri nel bosco che porta al Monastero de Caaveiro, nella Fragas do Eume in Galizia. Oppure quando ci venne a fare visita una splendida famiglia di orsi bruni, mamma e due cuccioli, in Abruzzo. E quanti infiniti momenti ancora, vissuti sotto le nuvole di questo cielo che unisce tutti e tutto.
Così, grazie a tutti questi favolosi rametti, oltre a continuare i progetti associativi iniziammo una rivoluzione nella nostra vita quotidiana chiamata “ecologia domestica”, piccoli cambiamenti nel nostro personale consumo casalingo al fine d’essere più gentili con il Pianeta e con tutte le creature che lo abitano. Queste piccole scoperte, diventano un progetto chiamato FOR THE SEA/PER IL MARE, che attraverso una serie di brevi video, realizzati in una lingua inventata, mostra la possibilità di cambiare.
Così, come il passero dai mille colori, lanciamo un rametto.
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