11 Nov 2022

Comunità Emmaus, a Palermo si fa giustizia sociale e ambientale attraverso l’economia del dono

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

A Palermo nel 2015 è nata Emmaus, la comunità che accoglie migranti e chi ha bisogno di aiuto. Questa realtà si autofinanzia tramite la raccolta di merce usata proveniente dalle donazioni della cittadinanza, oggetti che andrebbero in discarica e che trovano invece una seconda vita alimentando così un circuito solidale di economia circolare.

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Palermo - Nei giorni scorsi a Catania abbiamo assistito a “sbarchi selettivi” e al braccio di ferro di una politica che mette in scena un copione già noto: migranti tenuti in mare per giorni in situazioni difficili a cui viene in seguito concesso lo sbarco inevitabile secondo le leggi europee.

Nonostante la Commissione Europea abbia anche precisato che «tutti hanno diritto di fare domanda d’asilo e l’italia ha l’obbligo di garantire il rispetto delle procedure previste dalle norme internazionali perché il criterio prevalente è territoriale, comprese le acque territoriali, e non quello della bandiera battuta dalle navi», si preferisce far finta di fare la voce grossa, esultare per nuove procedure che sembrano non reggere molto sul piano giuridico e tenere una linea dura contro i più deboli, provati da sofferenze indescrivibili

Per fortuna c’è sempre chi, dall’altro lato della barricata, non si arrende alla disumanità dimostrando coraggio, tenacia e generosità. Come nel caso di Emmaus Palermo, l’organizzazione di volontariato nata nel 2015 sulla scia del movimento nonviolento fondato in Francia negli anni ‘50 dal prete partigiano Abbé Pierre, totalmente laica e indipendente da istituzioni governative, religiose e bancarie che si autofinanzia tramite la raccolta di merce usata proveniente dalla donazione della cittadinanza. La comunità Emmaus di Palermo in sette anni ha accolto 30-35 persone, promuovendo un percorso di autodeterminazione ed empowerment.

emmaus

«Ospitiamo un massimo di 8 persone, siamo una piccola comunità, accogliamo migranti e chiunque stia attraversando un periodo di difficoltà. L’obiettivo, soprattutto per i più giovani, è andare via dalla comunità per cercare di meglio, altri invece decidono di fermarsi qui come scelta di vita. Non c’è una durata prestabilita di permanenza, ogni persona ha esigenze diverse. I ragazzi migranti hanno bisogno di sostenere un percorso burocratico e amministrativo oltre a un percorso formativo, si fermano di solito un paio di anni in attesa di spiccare il volo per raggiungere una propria autonomia», racconta Nicola Teresi, presidente della Comunità Emmaus Palermo. 

La comunità è quotidianamente in lotta per una giustizia sociale e ambientale. Chi è scartato dalla società, i più fragili e i più vulnerabili riescono ad avere una vita dignitosa, condividendo una casa, un appartamento, un luogo dove stare bene, oltre alle relazioni umane.

Come alle origini, anche oggi chi si trova in comunità è impegnato nella raccolta di oggetti e mobili che andrebbero in discarica, per poi rivenderli all’interno dei mercatini solidali. Si alimenta così un circuito positivo che evita alla cittadinanza i costi della discarica e allo stesso tempo si innesca un’economia circolare che permette il riuso immediato di oggetti, piccoli e grandi, che si trasformerebbe in rifiuto.

C’è un’economia circolare che vale circa 100mila euro l’anno che permette di mantenere la struttura e le persone

«La nostra è un’economia del dono che ci permette di essere autosufficiente e denunciare le cause di ingiustizie, la povertà economica e relazionale. È un lavoro molto duro anche fisicamente: carico, scarico, sgombero, ritiro di mobili, cucine, vestiti, libri che ritrovano una seconda vita all’interno del nostro mercatino», prosegue Nicola.

«Abbiamo in affitto un immobile di 800 metri quadri in via Caravaggio dove lavoriamo tutti i giorni, un mercatino aperto alla comunità. Un’economia circolare che vale circa 100mila euro l’anno che permette di mantenere la struttura e le persone. Al mese ritiriamo almeno 2-3 tonnellate di merce, immaginate in un intero anno. La nostra è un’azione ecologica molto importante».

La storia di Emmaus Palermo racconta di una comunità che crea amicizie e relazioni dove volontari e operatori lavorano insieme a quella parte di cittadinanza a cui non piace sprecare, che dona e acquista. Nonostante il diffondersi di una cultura dominante individualista basata sullo spreco e sul consumismo, sopravvive una sensibilità di molti che permette di dare dignità anche a chi non ha molte risorse per fare nuovi acquisti.

«Ogni persona ha un potenziale, un valore. Chi sceglie Emmaus sceglie di tornare ad avere un ruolo solidale, un ruolo di sostegno al prossimo, una catena virtuosa, persone che si aiutano aiutando gli altri, in antitesi a quella parte di società violenta che tenta di emarginare i più deboli. Dipende da quale prospettiva guardiamo il mondo, se dal salotto di casa o dalla strada».

emmauspalermo

Se ad esempio si sta a contatto con persone che vengono dall’Africa che hanno compiuto un viaggio durissimo, che cercano di riappropriarsi di una dignità che il colonialismo europeo e l’economia occidentale ha tolto loro in centinaia di anni, possiamo accorgerci della forza e della resistenza civile di queste persone che oltrepassano il Mediterraneo «e sono anche tra i più fortunati, in moltissimi non riescono a partire perché non hanno le risorse per farlo. Spero che la loro disobbedienza civile prima o poi ci contagi perché sono un esempio», continua Nicolas.

Quella di George, l’ergastolano uscito dal carcere per buona condotta completamente solo e rifiutato dalla famiglia, che ha trovato un riscatto grazie all’aiuto di l’Abbé Pierre, aiutando a sua volta tanti bisognosi, è una storia che accomuna le vite di chi passa per la Comunità Emmaus. E chissà quanti e quante George esistono bisognosi di dignità e amore. 

La comunità di Palermo è una rivoluzione quotidiana ecologica e sociale, un’azione di resistenza, una pratica di un modello alternativo di sviluppo che spera da qui a qualche anno di poter aiutare sempre più persone. «La nostra comunità si trova all’interno di una villetta confiscata alla mafia, grazie all’aiuto offerto dalle comunità Emmaus italiane abbiamo raccolto 40mila euro e abbiamo potuto ristrutturarla. La gente che viene dal nulla ha ridato dignità ad un bene confiscato che è tornato alla società civile. Il nostro messaggio è chiaro: sconfiggere la miseria con il concetto positivo di povertà, semplicità e sobrietà», conclude Nicola.

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