Il Bosco di Monteferraro: quando è la comunità a diventare custode di un bene naturale
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Bari, Puglia - Quella del Bosco di Monteferraro è la storia di una comunità intimamente legata al suo territorio. Di quelle che fanno ancora ben sperare e i cui protagonisti sono eroi comuni, sebbene le sfide da affrontare siano complesse e richiedano l’aiuto di tutti. Siamo a Conversano, nel sud-est barese, in un territorio il cui l’antico paesaggio rurale è stato quasi del tutto ridisegnato dalle colture intensive e dalle logiche dell’agribusiness.
Eppure le tracce dei vecchi muretti a secco in parte crollati e gli antichi tratturi restituiscono ancora la geografia fisica e sentimentale di un paesaggio tramandato per generazioni, insieme a tradizioni e colture. Perché la veduta racconta sempre molte storie, come quella del Bosco di Monteferraro, assediato tutto intorno da ettari coltivati a uva da tavola e rimasto ormai unico baluardo di quell’antica campagna punteggiata di campi e boschi.
ACQUISTARE UN BOSCO E RESTITUIRLO ALLA COMUNITÀ
Per preservare gli oltre sei ettari su cui si estende il Bosco di Monteferraro e sottrarli così all’abbandono, alcuni cittadini si sono decisi ad acquistarlo tutti insieme, come vi avevamo già raccontato qui. Nasce da questa idea Rizomi, un’associazione di volontari intenzionati a preservare un bene boschivo facendo leva su un “forte attivismo civico, nel segno della rinaturazione”, aveva scritto qualche tempo fa Tonio Totaro, agronomo, agricoltore e vice presidente dell’associazione.
Una campagna di crowdfunding di qualche mese e il sostegno di centinaia di contribuenti, non solo locali, ha portato a raccogliere più di 40mila euro e lo scorso 14 ottobre si è proceduto all’acquisto del Bosco di Monteferraro, antica proprietà feudale dei conti Acquaviva D’Aragona. «Mi piace pensare che siamo tutti diventati “non proprietari” di questo bosco», esordisce al telefono Tonio Totaro.
Appartenuto in precedenza a due privati e poi lasciato per anni nell’incuria, quello di Monteferraro è un bosco relativamente giovane. Molto chiuso e quasi impenetrabile, è costituito per la maggior parte da arbusti della macchia mediterranea e da qualche pianta ad alto fusto. Proprio sulle soglie del bosco, un maestoso fragno ultracentenario apre l’accesso. «È stato stimato che questa quercia ha all’incirca quattrocento anni», mi racconta Tonio. «Da poco con la nostra associazione siamo riusciti a farlo censire tra gli alberi monumentali della Regione Puglia, insieme a due cipressi situati nell’area immediatamente antistante al bosco».
IL BOSCO COME FRONTIERA
Già tutelato dal piano paesaggistico regionale, il Bosco di Monteferraro d’ora in poi sarà protetto anche dalla comunità stessa e non solo da vincoli legislativi. «Lo abbiamo acquistato per salvarlo e restituirlo ai cittadini – dichiara Tonio –, l’avanzamento delle colture intensive di uva da tavola minaccia da tempo il paesaggio delle nostre campagne. Persino l’area di rispetto circostante, tutelata anche questa dal vincolo paesaggistico, ad oggi è una distesa di tendoni di plastica a protezione della vite».
Il bosco è diventato quasi una frontiera, un confine naturale e simbolico e un riscatto sull’agrobusiness: «L’agricoltura intensiva consuma acqua, suolo, impoverisce il paesaggio», prosegue Tonio «Questo per noi è stato un atto politico e di tutela ambientale, nato integralmente dal basso». L’immagine dell’apparato reticolare dei rizomi, da cui prende il nome l’associazione, restituisce bene il senso di un agire comune e interconnesso.
I PROSSIMI PASSI
L’area su cui si estende il Bosco di Monteferraro, mi spiega Tonio, è una sorta di dolina e l’antica cisterna in pietra oggi in disuso serviva proprio a far convogliare e raccogliere le acque piovane. «Vorremmo ripristinarla e sistemare i muretti a secco perimetrali laddove sono crollati», aggiunge Tonio.
Oggi l’associazione Rizomi pensa ai prossimi passi da compiere. «L’amministrazione locale ci ha promesso un contributo simbolico, ma in ogni caso sin da subito abbiamo deciso di non aprire il nostro consiglio direttivo ai membri dell’amministrazione comunale, perché vogliamo preservare l’autonomia del progetto». Sul piano naturalistico e scientifico, l’associazione Rizomi vorrebbe creare nel bosco dei percorsi di studio e ricerca riservati al personale addetto. «Non vorremmo imporre delle regole ferree, ma diffondere delle buone pratiche, su come vivere correttamente il bosco», chiarisce Tonio.
Una parte del Bosco di Monteferraro potrebbe ospitare un giorno dei percorsi naturalistici, eventi culturali e spettacoli, sempre nel pieno rispetto dell’ambiente circostante. «Per noi acquistare un bosco significa innanzitutto preservarne l’identità e la sua evoluzione ecosistemica», conclude Tonio. «Siamo nati con questo intento ed è ciò che vorremo continuare a fare in futuro».
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